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Droga, estorsioni e appalti: scenari per un delitto

CATANZARO Si parte dagli agghiaccianti fotogrammi del video che racconta, in parte, l’omicidio di Domenico Bevilacqua, più noto come “Toro seduto”. Inevitabile che sia così: gli inquirenti potranno…

Pubblicato il: 13/06/2015 – 17:13
Droga, estorsioni e appalti: scenari per un delitto

CATANZARO Si parte dagli agghiaccianti fotogrammi del video che racconta, in parte, l’omicidio di Domenico Bevilacqua, più noto come “Toro seduto”. Inevitabile che sia così: gli inquirenti potranno trarre spunti investigativi importanti da quelle immagini. Riprendono i sicari, la loro corporatura, il loro passo, le movenze assassine dell’uomo che ha posto fine all’esistenza di quello che era ritenuto il capo dei rom di Catanzaro. C’è dell’altro, però, nel video. Anche ciò che non si vede potrà fornire informazioni interessanti.
Riassumiamo: un capo (o un ex capo) viene freddato nel suo quartiere-feudo (l’Aranceto) senza che, almeno in apparenza, vi sia una reazione immediata. Va in giro senza guardaspalle, neppure una piccola “scorta” armata. Di più: i killer paiono conoscere bene le sue abitudini. Sanno dove e quando colpirlo, in un momento in cui è poco più che indifeso. “Toro seduto”, stando alle prime valutazioni, sembra non aver avuto scampo. Come se qualcuno avesse informato a dovere gli uomini incaricati di ucciderlo. Qualcuno interno al suo stesso gruppo criminale? È una delle ipotesi al vaglio degli investigatori, anche se non è l’unica. Ma è un aspetto della vicenda che guarda più avanti, rivolto a chi ha armato la mano del killer e a chi, eventualmente, potrebbe aver agevolato l’azione del gruppo di fuoco. Riguarda chi potrebbe aver deciso che Bevilacqua doveva morire.
Ma la magistratura e le forze dell’ordine sono concentrate anche sul perché. Per capire dove potrebbero andare a parare le indagini bisogna concentrarsi su cosa sia avvenuto a Catanzaro nelle ultime settimane e cosa, invece, accadrà nel prossimo futuro. L’escalation di intimidazioni di inizio primavera non è sfuggita a nessuno. Il racket non era così attivo da tempo. La squadra volante, ad aprile, ha addirittura ritrovato ventidue chilogrammi di materiale esplodente in un casolare abbandonato nella zona Sud del capoluogo. Un campanello d’allarme per la sicurezza; proprio in quei giorni, infatti, le cronache riportavano l’ennesimo attentato ai danni di un supermercato. Tanta attività non poteva passare inosservata, neppure a quegli ambienti criminali che preferiscono una relativa calma per portare avanti le proprie attività. Estorsioni e spaccio: le due voci più importanti del bilancio criminale, rischiano di perdere colpi se il controllo del territorio aumenta come conseguenza dell’allarme sociale.
E a Catanzaro l’allarme sociale era (ed è) piuttosto elevato. E forse anche per questo un certo attivismo di “Toro seduto” potrebbe non essere piaciuto a qualche vecchio “compare”. È alla luce di questa considerazione che gli inquirenti rileggono, in questi giorni, alcune intercettazioni contenute nei brogliacci dell’operazione “Aemilia”, che ha scoperchiato il pentolone delle infiltrazioni ‘ndranghetiste – specie riferite ai clan del Crotonese – in Emilia Romagna. Ed è alla luce di ciò che accade nel capoluogo che ci si approccia alla prossima calata di opere, pubbliche e no, in arrivo. Il porto di Catanzaro Lido, la metropolitana leggera, gli appalti per l’ammodernamento della Statale 106 e tutta una serie di nuovi centri commerciali realizzati o in corso di realizzazione sull’asse Catanzaro-Crotone. Ce n’è abbastanza per stimolare vecchi e nuovi appetiti. E dare vita a nuovi assetti criminali nati sul presupposto della legge del più forte. L’omicidio di Domenico Bevilacqua potrebbe essere maturato anche in questo contesto.

 

p. p. p.

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