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Oliverio riannoda i fili col Pd

ROMA A fine giornata, quando il sole ha già salutato da un pezzo la Capitale, Mario Oliverio arrotola le maniche della camicia e con i suoi si lascia andare: «Vedrete che anche questa volta usci…

Pubblicato il: 01/07/2015 – 20:28
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Oliverio riannoda i fili col Pd

ROMA A fine giornata, quando il sole ha già salutato da un pezzo la Capitale, Mario Oliverio arrotola le maniche della camicia e con i suoi si lascia andare: «Vedrete che anche questa volta usciremo fuori dal pantano. Ripartiremo e daremo alla Calabria dimostrazione di serietà». Ostenta ottimismo, il governatore. Assicura che la nuova giunta vedrà la luce nei tempi promessi ovvero all’inizio della prossima settimana anche se i decreti di nomina dei nuovi assessori potrebbero essere firmati solo quindici giorni dopo (intorno al 18-20 luglio) la promulgazione della nuova Magna Charta. Ma il mercoledì romano di Oliverio non è una passeggiata sul velluto. La riunione serale con Lorenzo Guerini è preceduta da una girandola di rendez-vous (tra cui uno di carattere istituzionale al Mise con l’omologo pugliese Michele Emiliano per la produzione di auto a Gioia Tauro) con esponenti di primo piano del Pd. A Palazzo Chigi, per esempio, dopo una lunga attesa, incontra Marco Minniti. Con il sottosegretario il confronto serve per riaprire i fili di un dialogo interrotto da tempo. Oliverio illustra all’ex segretario del Pd calabrese lo stato dell’arte, ripercorre il cammino di questi mesi e chiede sostegno per la fase nuova che sta per aprirsi dopo il ciclone “rimborsopoli”. 

Poi è il turno di Luca Lotti. Allo scambio di vedute con il plenipotenziario di Matteo Renzi partecipa pure Ernesto Magorno. Dal sottosegretario con delega all’Editoria riceve sostegno ma anche alcuni avvertimenti. Il primo: il Pd è al fianco del governatore calabrese ma a patto che non ci siano più fughe in avanti. Ogni riferimento alla nomina ad assessore (contro il volere di Palazzo Chigi) di Nino De Gaetano è puramente voluto. Il secondo avvertimento suona come un aut aut: nella nuova giunta devono trovare spazio le migliori energie presenti in Calabria, personalità dal profilo cristallino e dalle competenze riconosciute. 

Oliverio assicura che molto cambierà rispetto al recente passato. Confessa ai suoi interlocutori che tutto sarebbe più facile se anche Ciconte e Guccione seguissero De Gaetano nelle dimissioni. I due, tuttavia, non hanno intenzione di fare passi indietro. Legano la loro permanenza in giunta a quella di Scalzo alla presidenza del consiglio regionale. «Anche lui è indagato in “rimborsopoli”, se lui molla io faccio lo stesso. Altrimenti non vedo perché debba farmi da parte», è il ragionamento di Ciconte.

A Roma, in questo primo giorno di luglio, si fa vedere anche lo stesso Scalzo. A Montecitorio il principale inquilino dell’Astronave si ferma a parlare con Guerini. Un lungo confronto, durante il quale Scalzo cerca di chiarire gli aspetti della vicenda “rimborsopoli” che lo riguardano, ricostruendo nel dettaglio ogni addebito della Procura di Reggio Calabria: poche migliaia di euro di spese, in gran parte carburante utilizzato per gli spostamenti legati ad attività del gruppo consiliare Pd «nel rispetto della legge regionale e del regolamento interno del gruppo stesso». Guerini avrebbe rilevato la «marginalità» della posizione del presidente di Palazzo Campanella che, stante il ruolo assembleare ricoperto da Scalzo, non sarebbe all’ordine del giorno in questa fase in cui le attenzioni sono interamente rivolta alla nuova giunta. E in effetti lo stesso concetto il vicesegretario del Pd lo ribadisce anche in serata quando al suo cospetto compaiono Oliverio e e Magorno. 

Insomma, le attenzioni sono tutte concentrate sulla nuova giunta. Il governatore può ormai contare su una certezza: Forza Italia non ha i numeri per presentare un referendum sul nuovo Statuto. Ciò significa che sulla nomina dei nuovi assessori (la nuova squadra può essere allargata fino 7 unità) il presidente non dovrà tenere conto di nessun vincolo. Tra i nomi nuovi sui quali il governatore vorrebbe puntare si fanno quelli di Antonio Viscomi e Gianni Speranza. Per il primo si tratterebbe di una “promozione” dopo la nomina a dg a Palazzo Alemanni. Quanto all’ex sindaco di Lamezia Terme si tratterebbe di un riconoscimento a una personalità proveniente da quel mondo della sinistra a cui Oliverio ripete sempre di guardare. «Io non cancello la mia storia e le mie origini», è il suo mantra di questi ultimi giorni. Laddove per storia e origini ci sono proprio decenni di comune militanza politica nel Pci assieme a Speranza. 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

 

 

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