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Anche i laboratori d'analisi sul piede di guerra

CATANZARO “Cambiano gli uomini, cambia la gestione politica, cambia l’approccio mediatico con solenni annunci di una più razionale distribuzione delle risorse per la spesa sanitaria, ma, tanto per ca…

Pubblicato il: 24/07/2015 – 20:07
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CATANZARO “Cambiano gli uomini, cambia la gestione politica, cambia l’approccio mediatico con solenni annunci di una più razionale distribuzione delle risorse per la spesa sanitaria, ma, tanto per cambiare, non cambia nulla”. Lo affermano, in una nota, le associazioni di categoria dei laboratori di analisi privati convenzionati, Asa, Federlab e Sbv. “E’ di ieri – aggiungono – la pubblicazione del Decreto commissariale sui budget per il 2015 delle strutture sanitarie specialistiche ambulatoriali della Calabria, vale a dire laboratori, radiologie, studi medici specialistici, eccetera. Ancora una volta si assiste ad un’evidente disparità di trattamento sia tra le province che nell’ambito di ciascuna di esse. Nel decreto si afferma esplicitamente di aver provveduto ad abbandonare il modello ‘su base storica’, chiedendo alle Asp di proporre i budget dei privati accreditati sulla base, tra l’altro, degli effettivi fabbisogni e del gradimento dell’utenza. In realtà, non avendo provveduto a monte a modificare le risorse in base agli effettivi bisogni della popolazione, non poteva cambiare nulla. Anzi è stato dato ampio margine alle Asp, ed in particolare all’Asp di Cosenza, di penalizzare la maggior parte delle strutture, imponendo la ‘budgetizzazione’ storica alla quasi totalità dei soggetti accreditati e, in nome degli ‘effettivi fabbisogni’, si è potuto privilegiare gli amici e gli amici degli amici con il collaudato metodo del trasversalismo molto di moda in questo periodo, depotenziando finanche il Cnr di Mangone, considerato a giusta ragione un centro di eccellenza che si occupa di specialità delicate e caratterizzate da eccessive liste di attesa. Per contro, si premia un gruppo di strutture che eroga prestazioni sostanzialmente prive di liste di attesa: radiologia tradizionale (le radiografie più delicate non comportano attese maggiori di sette giorni), le visite diabetologiche e cardiologiche, per le quali le strutture ospedaliere e territoriali pubbliche provinciali danno, comunque, risposte in tempi ragionevoli. Un potenziamento, quindi, di alcuni soggetti che non trova alcuna spiegazione razionale e che, in alcuni casi, supera ogni limite atteso che sono attribuite risorse superiori anche ai fatturati storici di alcuni dei privilegiati destinatari”.

“Come associazioni di categoria – si afferma ancora nel comunicato – abbiamo cercato più volte per tempo, con richieste ufficiali, di avere incontri per discutere le regole di ripartizione dei budget sia con il commissario ad acta del piano di rientro, sia con i dirigenti dell’Asp, compreso il dirigente delle Cure specialistiche che negli anni scorsi è stato, nel rispetto del suo ruolo, l’interlocutore diretto delle associazioni di categoria. Nessuno, però, ha inteso convocarci, venendo meno all’istituto della concertazione, in spregio agli elementi fondamentali della normativa sanitaria vigente. Di tale scandaloso quanto inspiegabile atteggiamento le associazioni hanno pure informato il dirigente generale del Dipartimento regionale alla Salute, Fatarella, il quale, apparentemente, ha condiviso le contestazioni e le istanze promettendo di intervenire sulla assegnazione proposta dall’Asp di Cosenza, ma anche e soprattutto sull’aumento dei fondi destinati alla provincia di Cosenza. Un aumento che non andrebbe a discapito delle altre province ma verrebbe recuperato dalle maggiori assegnazioni già ricevute dall’Asp. Nulla di ciò si è verificato, nonostante l’atteggiamento solidale espresso dal massimo dirigente della sanità calabrese alle associazioni. Da tutto ciò discende la necessità per le associazioni di categoria di ricorrere alle vie legali e di opporsi al decreto 85 dei tetti, ma anche contro il comportamento dell’Asp di Cosenza, per il quale i nostri legali stanno valutando anche l’opportunità di un esposto alla Procura della Repubblica per quelli che riteniamo dei veri e propri abusi”.

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