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Delitto Puntorieri, la 'ndrangheta non c'entra

REGGIO CALABRIA Domenico Condemi, Natale Cuzzola e Domenico Ventura sono colpevoli di omicidio, ma quello di Puntorieri non è un delitto di mafia. Così hanno deciso i giudici della Corte d’ass…

Pubblicato il: 24/07/2015 – 19:51
Delitto Puntorieri, la 'ndrangheta non c'entra

REGGIO CALABRIA Domenico Condemi, Natale Cuzzola e Domenico Ventura sono colpevoli di omicidio, ma quello di Puntorieri non è un delitto di mafia. Così hanno deciso i giudici della Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, confermando il carcere a vita per i tre uomini sospettati di aver ucciso il quarantunenne Marco Puntorieri, uomo vicino al clan Caridi Borghetto Zindato, scomparso nel settembre 2011 e i cui resti saranno ritrovati alcune settimane dopo dai carabinieri. Una sentenza – dicono i legali – di cui sarà interessante legge le motivazioni, “perché se non è un omicidio di mafia dovranno spiegarci cos’è”.
A condurre inquirenti e investigatori all’identificazione dei tre come responsabili del delitto Puntorieri è stata anche una pen drive che una mano anonima ha fatto pervenire alla stazione dei carabinieri del rione Modena. Su quel supporto c’erano infatti una serie di riprese che immortalano i momenti immediatamente precedenti e successivi all’omicidio di Puntorieri, ma soprattutto i particolari che consentono agli investigatori di riconoscere Ventura mentre chiacchiera in compagnia della vittima, armeggiando con un fucile a canne mozze. Elementi che in primo grado il pm Stefano Musolino è stato in grado di incastrare con quanto già emerso nelle indagini che hanno nel tempo colpito il clan Caridi-Borghetto-Zindato, inducendolo a ipotizzare che a vendere Ventura, dopo avergli commissionato l’omidicio, fosse stato il suo stesso clan.
Secondo l’impostazione accusatoria, confermata dai giudici di primo grado, per ordine del clan Ventura avrebbe attirato Puntorieri in una zona isolata nei pressi del torrente Armo, con il preciso proposito di freddarlo, ma non avrebbe agito da solo. Quel giorno assieme a lui ci sarebbe stato anche Natale Cuzzola, condannato oggi all’ergastolo come esecutore del delitto, e incastrato con il presunto mandante, Domenico Condemi, grazie alle intercettazioni disposte nell’ambito dell’operazione “San Giorgio” eseguita dalla squadra mobile contro la cosca Borghetto-Zindato-Caridi.

Riascoltando quelle bobine, gli investigatori sono riusciti infatti a dare un senso a quelle conversazioni che raccontavano come i tre avessero fatto anche un sopralluogo il giorno precedente l’omicidio, per controllare i luoghi e testare l’arma. Ventiquattro ore dopo quella chiacchierata registrata dalle cimici della Mobile, nello stesso posto avrebbero attirato Puntorieri, convinto di dover partecipare a un omicidio ma inconsapevole di esserne la vittima predestinata.

Una ricostruzione che però sembra non aver convinto i giudici d’appello, che pur confermando che Ventura, Cuzzola e Condemi hanno ucciso Marco Puntorieri, hanno messo nero su bianco che non si è trattato di un omicidio di mafia. Sembra dunque rimanere del tutto aperta la questione del movente dell’omicidio, come – plausibilmente – dei potenziali mandanti.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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