ROMA La Giunta per le immunità del Senato ha deciso di rinviare a settembre l’esame del caso di Giovanni Bilardi, il senatore di Ncd coinvolto nell’inchiesta sulle spese pazze in Calabria. «Mi sono arrivate delle richieste di approfondimento su alcuni punti – spiega la relatrice Stefania Pezzopane (Pd) – e io ho ritenuto di doverle accogliere perché importanti ai fini della decisione».
La decisione di rinviare, ha spiegato al termine della riunione il presidente Dario Stefano, è nata a causa della richiesta «della relatrice Pezzopane di integrare la relazione. È stato impossibile – ha spiegato ancora Stefano – votare oggi dal momento che la relatrice ci ha chiesto del tempo per integrare la sua proposta poiché vuole valutare alcuni aspetti».
Il primo a chiedere di rinviare a settembre l’esame del caso Bilardi, raccontano alcuni esponenti della Giunta, è stato il senatore del Pd Guido Pagliari. «Ma poi, sollecitazioni in questo senso sono arrivate anche da parlamentari di altri gruppi – dichiara Pezzopane – pertanto sapendo che, comunque, l’Aula del Senato non si sarebbe potuta pronunciare prima di settembre, ho deciso di accogliere la richiesta». «Non c’è stato bisogno di mettere ai voti tale richiesta – spiega ancora il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel) – perché, alla fine, è stata la stessa relatrice Pezzopane a dirci che aveva bisogno di più tempo per integrare la sua posta, alla luce delle osservazioni che sono arrivate da più parlamentari. E quindi, non essendo arrivata una precisa richiesta di rinvio da parte di un solo gruppo, non è stato possibile procedere alla votazione. Se lo chiede il relatore, di avere più tempo a disposizione, non si può che concederglielo». Insomma, l’esito della riunione è chiaro, ma le versioni non concordano: Stefano addebita la richiesta di prendere tempo alla Pezzopane. Che, a sua volta, segnala l’esigenza di procrastinare la decisione come proveniente da Pagliari e altri parlamentari. Lo stesso Pagliari interviene per precisare: «Non ho chiesto alcun rinvio in Giunta delle elezioni sul caso Bilardi. Semmai ho chiesto alla relatrice Pezzopane, come altri senatori, un approfondimento su una specifica questione. Nella richiesta del Tribunale di Reggio Calabria, infatti, c’è scritto – ha spiegato – che il senatore Bilardi potrebbe reiterare il reato perché dispone, in quanto senatore della Repubblica, di ingenti fondi pubblici. Il presidente del Senato, come richiesto dalla Giunta, ha certificato invece che i senatori dispongono esclusivamente, in quanto tali, di ciò che viene loro corrisposto a titolo di indennità di funzione e di rimborso. Dunque la richiesta di approfondimento verte solamente sulla disponibilità presunta di fondi pubblici in possesso di senatori. La relatrice, al termine della discussione, ha accolto le diverse richieste di approfondimento». Richieste di approfondimento, dunque, ma non di rinvio. Anche se l’esito è un “arrivederci a settembre”: «Ai primi di settembre – ha aggiunto Pezzopane – magari riusciamo prima dell’8 settembre, anche se spetterà ai capogruppo verificare la possibilità».
«PD GUARDIANO DELL’ILLEGALITÀ» «Ascoltando quanto sta emergendo dai lavori della Giunta e avendo letto le carte, i magistrati calabresi chiedono gli arresti domiciliari di Bilardi perché non c’è solo il rischio di reiterazione del reato, ma anche quello di inquinamento delle prove. E io mi sono convinto che questo rischio esista davvero. Pertanto io sono favorevole a dire sì alla richiesta di arresto». Lo ha detto il componente della Giunta per le immunità del Senato, Maurizio Buccarella, al termine della seduta dell’organismo parlamentare presieduti da Dario Stefano (Sel). Ma anche del suo parere si riparlerà a settembre. Gianluca Castaldi, capogruppo al Senato del M5s ha parlato invece di «un Pd in versione guardiano dell’illegalità».
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