CALABRIA ETICA | Gli "amici" di Ruberto e le elezioni in arrivo
CATANZARO Le indagini della procura di Catanzaro sul caso Calabria Etica procedono per step. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Bombard…

CATANZARO Le indagini della procura di Catanzaro sul caso Calabria Etica procedono per step. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri, ha individuato quelli che, secondo le indagini, sono i primi passaggi chiave circa gli illeciti commessi nelle gestione di fondi e progetti legati alla Fondazione. Secondo i magistrati, infatti, Pasqualino Ruberto, in qualità di presidente dell’ente in house della Regione, e Vincenzo Caserta, in qualità di dirigente generale reggente del dipartimento “Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali”, «intenzionalmente, nonostante il ruolo rivestito che impone conoscenze specialistiche della normativa di settore e Ruberto anche a fini “clientelari” (in relazione, in generale, alle imminenti elezioni per il consiglio regionale e, in particolare, in relazione alla sue candidatura alle elezioni amministrative comunali 2015 al comune di Lamezia Terme), procedevano all’assunzione di 251 collaboratori (fra i quali anche persone vicine a Ruberto e fra questi Daniela Cappelli, Floreana De Sarro, Tadiana Gabriele, Filomena Silvana Maglia, Carlo Marino, Miriana Paola, Simona Pizzonia, Bianca Maria Vitalone, Daniela Vitalone, Giuseppe Vitalone, Alessandro Cordiano, Antonio Cannone, Luca Gatto, Maria Pia Labate, Sonia Libico, Antonio Mazza, Giuseppe Vittorio Marino, Patrizia Nicolazzo, Pasquale Scaramuzzino, Monica Scicchitano, Licia Soreca, Antonella Torchia, Annamaria Tropea, Ivan Vavalà, Francesco Venuti, Carolina Caruso) suddivisi in quattro diversi progetti (“Responsabilità sociale delle imprese in Calabria”, “Potenziamento servizio di accompagnamento aree interne”, “Sostegno delle politiche integrate a favore della famiglia” e “Piano di comunicazione istituzionale”)». Nessuna delle 26 persone assunte e citate nell’atto firmato dai pm di Catanzaro è indagata. Ma i loro nomi – vi sono, tra gli altri, la compagna dell’ex presidente di Calabria Etica e persone della sua stessa parte politica – aiutano, secondo gli inquirenti, a ricostruire il contesto nel quale si operavano le scelte della fondazione in house con riferimento ai progetti attivati.
Sono progetti che i magistrati, nella richiesta di misure emessa nei confronti di Caserta (ossia la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio di funzionario della regione di fascia D3), definiscono «dal contenuto fumoso, privi di concretezza e di riferimenti alle modalità di attuazione nonché carenti di accordi con le autorità collegate cui i lavoratori erano destinati». In sostanza si tratterebbe di progetti approvati in pochissimo tempo, a ridosso delle elezioni, senza seguire le procedure e quelle normative che Caserta e Ruberto avrebbero dovuto ben conoscere.
Secondo quanto appurato attraverso le indagini, infatti, il 16 ottobre «poco prima della fine della legislatura ed a ridosso delle elezioni per la formazione del nuovo organo di governo regionale», Caserta adottava le note numero 325942, 325945, 325947, 325949 con le quali commissionava alla Fondazione i quattro progetti. Progetti per l’attuazione dei quali non vi era nessuna urgenza «soprattutto considerato che si trattava dell’ultimo periodo della legislatura e che, il fondo cosiddetto “indistinto” da cui erano attinte le risorse per darvi attuazione sarebbe stato completamente prosciugato, con impossibilità di erogare il dovuto ai Comuni cui le dette risorse erano prioritariamente destinate ex lege».
Quattro giorni dopo la richiesta del dipartimento Ruberto accettava la richiesta e trasmetteva le proposte progettuali «tutte dal contenuto generico, fumoso e privo di riferimenti alle modalità operative, agli interlocutori sul territorio, alle ragioni che giustificavano il numero degli addetti necessari alla sua realizzazione». Il 22 ottobre, senza il preventivo impegno di spesa «e senza che fosse stipulata e repertoriata la convenzione che consentiva l’avvio delle attività» Caserta autorizzava «genericamente» Calabria Etica. E dire che, in quella fase, la giunta regionale “in scadenza”, guidata dalla presidente facente funzioni Antonella Stasi, aveva chiesto agli enti di sottogoverno di non procedere ad alcun reclutamento. Nonostante il “divieto”, però, Ruberto, stando alle ricostruzioni operate dagli inquirenti, procedeva ad assumere 251 persone «sulla base di una procedura de tutto fittizia, priva di trasparenza e rivolta a bypassare i principi della selezione pubblica». La burocrazia è veloce in Calabria, in alcuni casi.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it