L'inerzia di Guccione sulle ruberie alla Fondazione Field
All’interno delle “incredibili” esternazioni sugli enti in house, rese dall’ex assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione, quelle sulla Fondazione Field certificano il cosiddetto famigerato “double…

All’interno delle “incredibili” esternazioni sugli enti in house, rese dall’ex assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione, quelle sulla Fondazione Field certificano il cosiddetto famigerato “doublefacismo” dei politici di casa nostra che sanno bene cosa proporre quando sono fuori dalla gestione del potere, mentre balbettano (o fanno finta di nulla) quando le indicazioni e le soluzioni si appartengono alla loro diretta e personale responsabilità.
L’ex segretario regionale del Pds e del Pd, del cui spessore politico non si discute, ha concluso la sua filippica sugli enti in house ponendosi una domanda assai drastica sulla permanenza in vita della Fondazione Field, per via della sua situazione patrimoniale deficitaria e della sua struttura organizzativa in condizioni di assoluta precarietà. Un interrogativo equivalente a una grave denuncia, quello di un ex assessore al Lavoro che proprio sul futuro della Field si era pubblicamente espresso in termini totalmente diversi, ma ancor più gravi le sue omissioni sulle ragioni e sul contesto che hanno ridotto la prestigiosa Fondazione voluta dal professor Meldolesi nello stato descritto.
Senza voler entrare nel merito del Guccione-pensiero sulla ristrutturazione organizzativa della Regione e delle sue convinzioni personali sul futuro degli enti in house a me preme soffermarmi, con la pacatezza che il delicato argomento richiede, sui provvedimenti che lo stesso ha o non ha adottato nei sette mesi di permanenza nella sede di via Lucrezia della Valle per dare concretezza alle sue idee “innovative” di cancellazione o per tentare di fermare il declino dell’ente in house regionale, artatamente ridotto a “carrozzone” probabilmente per coprire evidenti responsabilità politiche (e penali?) di quanti erano preposti a esercitare funzioni di controllo e si sono prestati a coprire malversazioni e malefatte di certa dirigenza che, come tutti conosciamo dalle cronache giudiziarie, aveva dimenticato la mission della Fondazione per dedicarsi allo sperpero e alle ruberie.
Si badi bene che il “malloppo” sottratto, grazie anche al colpevole comportamento di chi era obbligato a controllare, non si compone solamente di somme ingenti sottratte ma anche di diverse e continuate “operazioni finanziarie” fantasiose, per il cui recupero non risultato essere state avviate né dal precedente assessorato di Nazzareno Salerno (comprensibile) e né dal successivo di Carlo Guccione (incomprensibile) azioni di “straordinaria” amministrazione per il loro recupero.
Il pragmatismo politico mi induce ad accampare le attenuanti generiche per la colpevole complicità dell’ex assessore, ma non mi fa trovare giustificazione alcuna per l’inerzia dell’ex assessore Guccione, ancor più colpevole per aver avallato il famigerato progetto dell’ex giunta Scopelliti-Talarico di accorpamento della Fondazione Field, ente con personalità giuridica di diritto privato, con Calabria Lavoro, ente con personalità giuridica di diritto pubblico, con la sua proposta alla giunta Oliverio di designazione di un commissario unico per entrambi gli enti sub-regionali nella persona del dirigente generale del dipartimento Lavoro. In pratica, facendo gravare sulla stessa persona i ruoli di controllore e controllato, ha superato lo stesso Scopelliti che quando ha dovuto commissariare l’ente in house per le note vicende ha pensato bene di affidare l’incarico a un dirigente di altro settore.
Mi piace voler pensare che non sia stato fatto per nascondere, come si suol fare, la polvere sotto il tappeto affidandosi ciecamente alle decisioni di quella stessa burocrazia che si era voltata d’altra parte quando si trattava di controllare le attività e i movimenti finanziari di un Ente che solo qualche anno addietro – nei cinque anni di gestione Loiero – si distingueva per la corresponsione corrente degli stipendi ai collaboratori, per il pagamento in tempi record delle fatture ai fornitori, per la chiusura in attivo dei bilanci consuntivi e per essere diventato il punto di riferimento per i controlli di secondo grado da parte della Comunità Europea. Progetti di sviluppo locale avviati e chiusi nei tempi stabiliti dalle convenzioni e nel pieno rispetto delle procedure avevano fatto di Field “uno scrigno di buone prassi”, altamente considerato a livello nazionale e internazionale, e una gioiosa macchina di alta funzionalità, per cui non si è riusciti a capire come pochi mesi di gestione scellerata siano stati sufficienti a trasformarla in una sorta di “pozzo di San Patrizio” per pochi intimi del centrodestra calabrese.
Capirne le ragioni e trovarne i rimedi era la funzione delicata e specifica che un assessore solerte e capace come Guccione avrebbe dovuto assolvere, altro che pensare di chiuderla. A prescindere dalle valutazioni di ordine politico sulla scelta di privilegiare la rinuncia rispetto all’impegno esaltante della soluzione lo sa Guccione che chiudere la Field oggi significa esporre la Regione a un fondato rischio di danno erariale?
So per certo che il Presidente Oliverio è molto attento sull’intera vicenda degli enti in house e che sulla sorte della Field la pensa diversamente da Guccione, per cui non è da escludersi che laddove non si è riusciti a raddrizzare la situazione con l’esperienza e la capacità lo si possa fare grazie all’entusiasmo e all’impegno di un giovane assessore inesperto. Federica Roccisano, per l’appunto, che mi pare abbia le idee chiare in materia di risorse e di zavorra e sa che il capitale umano della Field, faticosamente costruito, non è da svalutare. Tuttaltro.
*ex Presidente Field