KYTERION 2 | La giornalista e i favori al "fratellone"
CATANZARO Ad un “fratellone” un favore non si nega mai. Soprattutto se il “fratellone” in questione è il boss Nicolino Grande Aracri, che ha un genero, Giovanni Abramo, detenuto a Sulmona e desidera…

CATANZARO Ad un “fratellone” un favore non si nega mai. Soprattutto se il “fratellone” in questione è il boss Nicolino Grande Aracri, che ha un genero, Giovanni Abramo, detenuto a Sulmona e desidera avvicinarsi alla Calabria dove c’è la sua famiglia e una moglie, incinta, che lo aspetta. Per risolvere questi, e altri problemi, la cosca si rivolge a Grazia Veloce, 72 anni, considerata braccio attivo al servizio della cosca. Lei si rivolge a tutti chimandoli “fratellini”, “fratellucci” data la comune appartenenza ad ordini di cavalierato, riconosciuti anche dal Vaticano. Secondo il gip Domenico Commodaro – che ha vergato l’ordinanza di custodia cautela che dispone i domiciliari per la Veloce –, «il ruolo della donna assume estremo rilievo in quanto, in ragione dei suoi rapporti con istituzioni massoniche e cavalierati vari, pure strettamente collegati con ambienti del Vaticano, presente a Nicolino Grande Aracri, ed ai suoi sodali Benedetto Stranieri quale “avvocato” capace di risolvere alcuni problemi giudiziari che riguardano in quel momento una delle posizioni di vertice della cosca ed in particolare il genero dello stesso Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo». È lo stesso boss che sente, attraverso questa “sorellina” di avere allacciato buoni collegamenti con Roma. Lo ribadisce lo stesso nel corso di una conversazione telefonica: «[…] perché noi a Roma abbiamo buone… buone amicizie… buone strade». In questa conversazione Nicolino Grande Aracri ne parla con Salvatore Scarpino che diventerà poi il collettore coi personaggi romani, insieme a Luigi Frontera, detto Gino (deceduto per cause naturali a gennaio 2013 e la cui relazione con la conserteria di Cutro si evince da diverse conversazioni nelle quali Nicolino viene definito “un capo”). Secondo gli investigatori la Veloce si attiva in tutto pur di favorire i Grande Aracri: intreviene in favore dei congiunti; ricerca collegamenti all’estero, personaggi importanti ai fini dell’organizzazione; favorisce alcuni “affari” Frontera in Montenegro. Da una conversazione tra Veloce e Frontera di ritorno dal Montenegro, lei cinguetta: «Hai portato i soldi? Se no ti prendo il mattarello». Ma lui la rassicura: «Ne ho… ne ho… ne ho portati quanti ne vuoi tu, a dire basta, Grazia!».
Ma il compito più importante è quello di far rientrare in Calabria il genero del boss, possibilmente a Catanzaro o a Crotone. Sempre contatta da Frontera, per portare a compimento la missione, Grazia Veloce – scrive il gip – «afferma che per ottenere il trasferimento bisogna interessare il Monsigliore Costantini, il quale deve fare una lettera all’arcivescovo militare delle carceri, il Nunzio apostolico, al quale nessuno potrebbe dire di no». La lettera del Monsignore verrà poi trovata e sequestrata il giorno dell’arresto di Nicolino Grande Aracri, il 6 marzo 2013 in casa dello stesso boss.
IL FRATELLO MASSONICO Per rendicontare l’attività svolta in favore di Giovanni Abramo. Grazia Veloce, parlando con Frontera, presenta la figura di un “fratello massonico”, l’avvocato Benedetto Stranieri, al quale Veloce ha sottoposto la “pratica”. Quando, a luglio 2012, l’avvocato dà a Veloce la notizia che entro cinque giorni tutto dovrebbe essere risolto, la donna non sta nella pelle e telefona a Giuseppina Mauro, detta Maria, moglie di Nicolino Grande Aracri. Trovando il telefono spento lascia un messaggio di giubilo in segreteria: «Maria, sono Grazia da Roma ti volevo dare una bellissima notizia ma sul tuo cellulare risponde la segreteria telefonica… ti chiamerò più tardi… prendi il telefono per cortesia e mettilo vicino a te al tuo cuore, un bacio sorella mia, ti voglio bene e attendo che tu mi chiami o ti chiamo io…». Ma non riuscendo a contattare Maria, Grazia Veloce chiama Frontera al quale raccomanda di dire alla moglie del boss che «la saluta il Monsignore che la ringrazia che ha detto che è stata generosa e splendida… gli ha lasciato 500 euro che lui ha preso per i suoi poveri… mi ha chiamato anche quall’altro amico mio avvocato penalista che è Cavaliere di Malta […] Mi ha detto digli alla signora che entro una settimana Giovanni sia vicino…».
LA VISITA A CUTRO A settembre Grazia Veloce fa visita a Cutro ai Grande Aracri. La conversazione tra Veloce e il boss tratta argomenti di natura «economico finanziaria, collegati alle operazioni connesse alla circolazione di titoli finanziari e di natura sospetta; nel corso della conversazione – scrive il gip – chiari riferimenti ad aspetti relativi alla Masoneria». Le voci si accavallano durante il pranzo ma l’oggetto della conversazione è comunque percepibile e dà un’idea degli interessi e delle frequentazioni dei presenti.
Nicolino Grande Aracri: «A questo console qua – no? – gli ho detto – ma lui no? possibile che non ha i mandati per ripulire questi soldi?».
Grazia Veloce: «Eeh… che console è?».
Nicolino Grande Aracri: «… e poi gli ho detto… buoni… perché ci sono alcuni titoli che sono fuori… fuori corso… cioè può capitare, però ci vogliono delle… per poter rivendere quei soldi là…».
NESSUN TRASFERIMENTO Alla fine il genero di Nicolino Grande Aracri non verrà trasferito, come richiesto, in un carcere più vicino. Secondo il gip «uno degli aspetti più inquietanti che si trae dalle attività di intercettazione sopra riportate è l’investitura di Nicolino Grande Aracri a “Cavaliere” dell’ordine nel quale Grazia Veloce ricopre una carica importante. Per questo motivo nelle conversazioni si riferisce a lui con l’appellativo “fratellone”. Questo termine (fratello, ndr) connota chiaramente la natura del legame che esiste tra chi appartiene a questo tipo di “ordini cavallereschi” e, purtroppo, tra i “fratelli” vi sono anche persone che, come sembra emergere dalle intercettazioni su Grazia Veloce, rivestono anche importanti ruoli nelle istituzioni».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it