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Reggio, il clan Franco cercava nuovi adepti – NOMI E VIDEO

REGGIO CALABRIA Nonostante arresti e condanne ne abbiano decimato le fila, la cosca Franco è ancora pienamente operativa e controlla il territorio di Pellaro. È questo il dato che emerge dall’in…

Pubblicato il: 25/01/2016 – 6:46
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Reggio, il clan Franco cercava nuovi adepti – NOMI E VIDEO

REGGIO CALABRIA Nonostante arresti e condanne ne abbiano decimato le fila, la cosca Franco è ancora pienamente operativa e controlla il territorio di Pellaro. È questo il dato che emerge dall’inchiesta Antibes coordinata dai pm Rosario Ferracane, Annamaria Frustaci e Giovanni Gullo, eseguita nella notte dagli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria. In manette sono finiti in sedici fra vecchi e giovani affiliati al clan, che nonostante la latitanza del suo capo storico, Giovanni Franco, ha continuato per lungo tempo a seguire le direttive che con puntualità l’uomo inviava dalla Francia. Proprio sviluppando le indagini servite per braccare Franco, rifugiatosi a Cap d’Antibes per sfuggire a una condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi per narcotraffico e arrestato nel novembre del 2013, inquirenti ed investigatori sono riusciti a ricostruire l’organigramma del clan che in Calabria continuava a tessere la propria tela. 

FIANCHEGGIATORI BRACCATI Fondamentale è stata al riguardo l’individuazione della rete di fiancheggiatori che ha permesso a Giovanni Franco di continuare a tirare le redini del proprio clan in tandem con i vertici dell’organizzazione in Calabria, Antonio Giuseppe Franco, Natale Cozzupoli e  Fortunato Pavone. Grazie a un numero consistente di affiliati, primo fra tutti il figlio Paolo, il latitante non ha mai perso il polso della situazione, riuscendo persino a dirimere i contrasti sorti in sua assenza. Ma quei contatti continui necessari per la tenuta interna del clan, sono stati anche all’origine della cattura di Franco. Grazie a una mole impressionante di intercettazioni telefoniche, ambientali e video chieste o ottenute dalla Dda, nonché ai molteplici servizi di pedinamento ed osservazione eseguiti sia lungo tutta la dorsale della penisola, sia in Costa Azzurra, gli investigatori hanno capito dove si nascondesse l’uomo, nonostante le sofisticate tattiche con cui i suoi uomini hanno tentato di nascondere le proprie tracce. 

DEPISTAGGI SISTEMATICI MA VANI Telefoni spediti in località turistiche lontane dalla Costa Azzurra per confondere le acque o affidati a fidi gregari che li tenessero in piena attività a Reggio Calabria, staffette di auto a noleggio per spostarsi lungo la penisola e massima prudenza nei giorni di permanenza a Cap d’Antibes, dove stavano sempre attenti a non lasciare tracce, i fiancheggiatori di Franco non lasciavano nulla al caso e si spostavano solo per questioni di primaria importanza pur di non esporre il “capo”. Ma c’erano cose di cui Franco doveva essere informato, prima fra tutte l’ingresso – necessario – di nuove leve all’interno del clan, cui solo il capo poteva dare la propria “benedizione”.

DENTRO I GIOVANI «Le attività di intercettazione hanno permesso di cogliere una conversazione dei vertici del clan sull’affiliazione di due giovani che già operavano nel gruppo pur non essendo formalmente affiliati, ma soprattutto è significativo» spiega il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho «che a quella sarebbe seguita quella di altri tre giovani». Un segnale di piena attività del clan, ma anche dell’urgenza con cui i Franco procedevano a un ricambio generazionale fra le proprie file, rimaste sprovviste di giovani da «mettere per strada». Picciotti – spiega il capo della Mobile Francesco Rattà «selezionati in base a particolari requisiti, e che andavano “formati” ed “educati”». Una “scuola” cui provvedevano gli uomini del clan rimasti in Calabria, a partire dai dirigenti del clan – Paolo Franco, Francesco Cuzzucoli, Vincenzo Cicciù, Alfredo Dattola, Filippo e Giuseppe Oliva – incaricati della formazione delle nuove leve come della supervisione delle loro attività. 

ESTORSIONI SOFFOCANTI Ma approfondendo i ruoli dei singoli fiancheggiatori del latitante Giovanni Franco, investigatori ed inquirenti sono anche riusciti a ricostruire la soffocante attività estorsiva messa in piedi dai fratelli Antonino e Demetrio Ambrogio. I due hanno infatti costretto un ristoratore ha consegnare loro non solo 2mila euro per la fornitura di calcestruzzo necessaria per i lavori di ristrutturazione del suo ristorante, ma anche tremila euro «per aiutare le famiglie dei carcerati» e  per giunta 1.000 euro per l’emissione della fattura, necessaria per scomputare il costo sostenuto per i lavori dal canone mensile di locazione versato al proprietario dell’immobile, fattura, in realtà, mai emessa, nonostante l’indebita percezione dei 1.000 euro. E il ristoratore non era l’unica potenziale vittima. Nelle grinfie degli Ambrogio era finito anche il titolare di un bed & breakfast, costretto a versare periodicamente, a titolo di estorsione, la somma mensile di 500 euro per poter svolgere l’attività di ristorazione senza subire danneggiamenti e senza patire ripercussioni per l’incolumità propria e dei familiari, inducendo la vittima a chiudere l’attività di ristorazione.  

I NOMI DEI FERMATI

Questi i nomi dei fermati nell’operazione condotta dalla Dda di Reggio Calabria

  1. Paolo Franco, nato a Reggio Calabria il 26.05.1979, per associazione mafiosa;
  2. Vincenzo Cicciù, nato a Reggio Calabria il 31.10.1963, per associazione mafiosa;
  3. Cosmo Montalto nato a Reggio Calabria il 28.12.1971, per associazione mafiosa;
  4. Nicola Domenico Dascola, nato a Reggio Calabria il 19.04.1970, per associazione mafiosa;
  5. Alessandro Pavone, nato a Reggio Calabria il 09.08.1978, per associazione mafiosa;
  6. Alfredo Dattola, nato a Reggio Calabria il 21.05.1952, per associazione mafiosa;
  7. Filippo Oliva nato a Reggio Calabria il 12.01.1953, per associazione mafiosa;
  8. Giuseppe Oliva, nato a Reggio Calabria il 9.01.1949, per associazione mafiosa;
  9. Antonio Giuseppe Franco nato a Reggio Calabria l’11.07.1944, per associazione mafiosa;
  10. Natale Cozzupoli nato a Reggio Calabria il 19.05.1945, per associazione mafiosa;
  11. Francesco Cozzucoli nato a Reggio Calabria il 24.07.1946, per associazione mafiosa;
  12. Fortunato Pavone, nato a Reggio Calabria il 3.02.1941, per associazione mafiosa;
  13. Antonino Ambrogio, nato a Montebello Jonico (RC) il 19.02.1975, per procurata inosservanza di pena ed estorsione (consumata e tentata) aggravate dalle modalità mafiose;
  14. Domenico Ambrogio, nato a Montebello Jonico (RC) il 28.01.1974, per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose;
  15. Davide Ambrogio, nato a Melito Porto Salvo (RC) il 22.08.1978, per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose;
  16. Demetrio Ambrogio, nato a Montebello Jonico (RC) il 13.03.1973, per estorsione aggravata dalle modalità mafiose.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it