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Mille funzionari illegittimi ma è tutto congelato

CATANZARO L’emergenza è stata congelata. Perché, anche se le graduatorie per le progressioni verticali, all’epoca in cui furono avviate, «presentavano tutti i crismi formali della legittimità», il Co…

Pubblicato il: 09/02/2016 – 17:01
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Mille funzionari illegittimi ma è tutto congelato

CATANZARO L’emergenza è stata congelata. Perché, anche se le graduatorie per le progressioni verticali, all’epoca in cui furono avviate, «presentavano tutti i crismi formali della legittimità», il Consiglio di Stato le ha bocciate. E la Regione non è ancora intervenuta per sanare la situazione. Sono un migliaio di dipendenti che, secondo la giustizia amministrativa, occupano una posizione illegittima. E sono rimasti tutti al loro posto anche se una sentenza dice che non dovrebbero stare lì. Con passo felpato, la burocrazia della Cittadella regionale cerca la soluzione meno traumatica. Non è detto che la trovi, anche perché le posizioni illegittime non riguardano soltanto la Regione. Con il passare degli anni, con i distacchi e i trasferimenti, quelle graduatorie hanno finito per tracimare. E le ripercussioni della sentenza, come vedremo, potrebbero materializzarsi anche lontano da Germaneto. Ma partiamo dagli uffici centrali dell’amministrazione. Dove tutto procede come se nulla fosse. 



ANESTETIZZARE LA SENTENZA Il primo atto attraverso il quale la Regione ha cercato di mettere mano al guaio delle progressioni verticali è il decreto 1463 del 17 novembre 2015, registrato a firma del dirigente generale del dipartimento al personale Luigi Bulotta. L’atto istituisce un gruppo di lavoro per procedere a una ricognizione generale e precisa di tutti i dipendenti che avevano beneficiato della promozione alle categorie D1 e D3, inclusi i lavoratori interessati dagli scivolamenti delle graduatorie operate negli anni (in questo servizio, il Corriere della Calabria ha pubblicato l’elenco dei lavoratori interessati dal caso). L’intento non è neppure troppo mascherato: si punta a frenare gli effetti della devastante sentenza o, nella migliore delle ipotesi, a bloccarla definitivamente. Il gruppo di lavoro sarà supportato dai settori giuridici ed economici del dipartimento al Personale per sbrogliare una vicenda iniziata nel 2001 e concretizzata nel 2006, dopo molti rinvii, che hanno riguardato la pubblicazione delle graduatorie definitive. Grandi manovre in corso, dunque. E sono manovre che coinvolgono, inevitabilmente, anche i sindacati. Coinvolti ora come all’epoca in cui i mille e più dipendenti furono “traghettati” verso una promozione che si è rivelata illegittima. Gli incontri proseguono, in Regione come a Roma. Con lo scopo di anestetizzare gli effetti della pronuncia del Consiglio di Stato.



IL RUOLO DEI SINDACATI Le sigle sindacali sono al centro della storia, oggi come allora. Basta tornare indietro di qualche anno. Era, l’epoca tra il 2001 e il 2006, un momento di grandi turbolenze per il personale della Regione. Si moltiplicavano esposti, diffide, denunce e atti stragiudiziali. Con i soliti destinatari: Procura della Repubblica, Corte dei Conti, presidente della giunta regionale e gli stessi dirigenti regionali. I quotidiani dell’epoca dipingevano una gestione allegra degli incarichi. E il caso delle progressioni verticali finì nel mirino di proteste e segnalazioni. Fu allora che una nota dei sindacati intervenne per difendere dai “contestatori” le decisioni del dipartimento e l’indizione della selezione. La firmavano Donato Veraldi per la Cgil, Domenico Cubello per la Cisl e Francesco Caparello per la Uil. Una difesa da chi individuava nella procedura irregolarità condite dall’assenza di concertazione con la rappresentanza sindacale unitaria. Quell’intervento mal si concilia con la presenza, negli elenchi, di un buon numero di dipendenti impegnati nel sindacato. C’è addirittura il caso di un impiegato “sindacalista” che dalla categoria C è transitato prima a quella D1 e poi a quella D3, ottenendo anche un invidiabile avanzamento di sei posizioni economiche. Il suo è soltanto uno dei casi “di successo” di quella selezione. Magari uno dei più significativi, visto il ruolo e la scalata effettuata, ma di certo non l’unico. (1. Continua)

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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