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Graziano resta in consiglio regionale

CATANZARO Giuseppe Graziano rimane consigliere regionale. È una vittoria del politico, eletto nella Casa della libertà, e del suo legale Alfredo Gualtieri. La Corte d’appello ha, infatti, accolto l’e…

Pubblicato il: 10/02/2016 – 9:18
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Graziano resta in consiglio regionale

CATANZARO Giuseppe Graziano rimane consigliere regionale. È una vittoria del politico, eletto nella Casa della libertà, e del suo legale Alfredo Gualtieri. La Corte d’appello ha, infatti, accolto l’eccezione di incostituzionalità della legge sui termini per chiedere l’aspettativa e ha sospeso il giudizio trasmettendo gli atti alla Consulta.
La sentenza ridà fiato alle speranze di Graziano dopo che il primo grado era stato favorevole a Gianluca Gallo, l’ex consigliere regionale che ha presentato ricorso contro il collega eletto dichiarando la tesi di ineleggibilità di quest’ultimo perché non avrebbe rispettato i tempi per l’aspettativa pre-elettorale dal Corpo forestale dello Stato. Quella prima sentenza, pur sfavorevole, non aveva sancito la decadenza di Graziano. E la decisione dell’Appello – con il rinvio degli atti alla Corte costituzionale – lascia immutata la geografia politica del consiglio regionale. L’ex comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, d’altra parte, si era mostrato sereno anche dopo il giudizio di primo grado, emesso dal Tribunale di Catanzaro: «Ho agito nel rispetto delle leggi e delle regole – aveva detto a caldo –. Confido nella giustizia e nel lavoro della magistratura che sicuramente alla fine saprà far piena luce su quella che, al momento si delinea, una vicenda dal carattere meramente legale e giurisprudenziale e che mette in secondo piano la volontà degli elettori. Quasi 10mila nell’intera provincia di Cosenza. I quali, senza ombra di dubbio ed in modo chiaro ed oggettivo, hanno scelto di riporre la loro fiducia nella mia persona, nelle mie idee e nel mio coraggio di cambiare. Quello stesso coraggio che, oggi, probabilmente continua a dar fastidio e noia a qualcuno evidentemente deluso e frustrato dalla propria bocciatura, perché rimasto senza poltrona». Adesso la palla passa alla Consulta.
«La Corte d’Appello – dichiara Alfredo Gualtieri a nome dell’intero pool di difesa – ha accolto la tesi che abbiamo sostenuto sin dal primo grado di giudizio, emettendo una decisione che fa “giurisprudenza” poiché è la prima volta – dopo tanti anni di vigenza della norma – che una eccezione di tal genere viene proposta in sede giudiziaria. Siamo soddisfatti per la decisione responsabile ed ineccepibile del collegio calabrese e attendiamo fiduciosi anche il verdetto della Corte costituzionale».
La Corte di Appello di Catanzaro – si legge nella ordinanza – rileva un evidente vulnus nell’impianto normativo attualmente vigente che non garantisce, a detta dei giudici, il pieno rispetto dellaparità di accesso di tutti i cittadini alle cariche elettive, secondo quanto previsto dall’articolo 51 della Costituzione. Il Collegio ritiene, infatti, che il subordinare l’efficacia del’astensione lavorativa alla discrezionalità dell’amministrazione di appartenenza non garantisca i diritti degli interessati, in quanto il provvedimento di accettazione della domanda di aspettativa per motivi elettorali si sostanzia in una mera presa d’atto senza possibilità di alcuna valutazione di merito. Potrebbe accadere, in concreto, che l’amministrazione assuma il provvedimento formale oltre i termini di legge con conseguente ineleggibilità del candidato. Allo stesso modo, effetti pregiudizievoli si produrrebbero in caso di inerzia dell’Amministrazione che, per ragioni varie ed in assenza di valide motivazioni non provveda nell’immediatezza con evidente compromissione dei diritti costituzionalmente garantiti. Tali evenienze – osservano i giudici – potrebbero essere scongiurate solo con una presentazione della domanda di astensione con un congruo anticipo rispetto alla presentazione delle liste con conseguente collocamento in quiescenza eccessivamente in anticipo rispetto alla formalizzazione delle candidature, con ciò determinandosi quella disparità di trattamento violativa dell’articolo 51 della Costituzione.

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