CATANZARO Descriviamo la parabola perfetta: il dipendente di un’altra amministrazione entra alla Regione. Prassi abbastanza frequente, almeno nella preistoria dell’amministrazione, quando si assumeva senza badare troppo alle qualifiche e i ruoli erano un involucro da riempire. Mettiamo che questo dipendente abbia anche la possibilità di ottenere una bella promozione grazie al concorso interno per le progressioni verticali. Ci riesce e finisce la propria scalata alla burocrazia regionale da dirigente. Magari da direttore generale. Ottimo stipendio e magnifiche prospettive di pensione. Ma c’è di più. La Regione, per risparmiare un po’ di euro, fa qualche calcolo e decide che le conviene incentivare l’esodo dei dipendenti. Offrendo loro un maxi bonus: fino a 50 mensilità, oltre al trattamento di fine rapporto, per abbandonare la propria scrivania. Risultato: se l’istruttoria andrà a buon fine, quel dipendente che è diventato un funzionario in maniera illegittima, e poi un dirigente, intascherà il proprio tfr più un incentivo che potrebbe sfiorare i 250mila euro, nel caso in cui sia destinato a un direttore generale. La parabola perfetta, appunto.
UNA COMBINAZIONE FORTUNATA Casi come questo potrebbero materializzarsi tra pochi mesi nella Cittadella regionale, grazie al combinato disposto delle progressioni orizzontali bocciate dal Consiglio di Stato e di una legge approvata a fine dicembre a Palazzo Campanella. Una legge che, nelle intenzioni di chi l’ha proposta – il consigliere regionale di Sinistra italiana Giovanni Nucera –, farà risparmiare alle casse regionali circa 14 milioni e mezzo di euro nell’arco di cinque anni, ovviamente a patto di non assumere nuovi dipendenti. E potrebbe rappresentare una sorta di salvacondotto per chi ha beneficiato di promozioni poi risultate illegittime. È soltanto un’ipotesi: la norma proposta ed emendata dal Consiglio (sempre ammesso che passi l’esame del Consiglio dei ministri) prevede che la valutazione dei requisiti per l’accesso al bonus sia affidata a una commissione, che deciderà se accogliere o meno le domande. Ma il maxi bonus potrebbe toccare al direttore generale Antonino De Marco. Anche il manager è stato promosso alla categoria superiore con il concorso finito nel mirino del Consiglio di Stato, e in più è prossimo alla pensione. Una volta passate le forche caudine della commissione, per lui si schiuderanno le porte dell’incentivo. Il cui importo, nel passaggio dalla legge versione Nucera a quella emendata, si è fatto più nebuloso. Vediamo perché.
L’INCENTIVO È SCONOSCIUTO Il testo è un po’ tecnico, ma basta mettere mano alla calcolatrice per trasformare le parole in cifre. In ogni caso, la formulazione chiarisce a quanto ammonti l’indennizzo: «Sette dodicesimi della media di retribuzione lorda percepita nell’ultimo anno e per un periodo massimo fino al raggiungimento del limite di età e comunque non superiore a cinque anni». La legge, però, è stata modificata dopo la discussione in aula alla vigilia di Natale. La data suggerirebbe facili ironie (un regalo ai dirigenti vicini al pensionamento?), ma il testo non autorizza a pensarlo. Perché sulla quota del bonus c’è un passaggio molto sfumato: «Al personale di ruolo della giunta e del Consiglio regionale può essere proposta la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro riconoscendo una specifica indennità, senza determinare oneri aggiuntivi di spesa a carico degli istituti previdenziali». Specifica ma non determinata a priori, dunque. Tutto, secondo Nucera, contattato dal Corriere della Calabria, «sarà demandato a un apposito tavolo e a un regolamento che sarà concepito dalla giunta e passerà di nuovo in consiglio per le verifiche del caso». La quantificazione del superpremio può attendere. (2. Continua)
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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