Il Sud ce la deve fare
Da problema a risorsa, da zavorra a opportunità. Il Mezzogiorno è pronto ad affrontare un momento decisivo per il proprio futuro e, probabilmente, per le sorti dell’intero Paese. L’Italia ha bisogno…
Da problema a risorsa, da zavorra a opportunità. Il Mezzogiorno è pronto ad affrontare un momento decisivo per il proprio futuro e, probabilmente, per le sorti dell’intero Paese. L’Italia ha bisogno del Sud perché è questa l’area geografica nella quale esistono i maggiori margini di crescita e di sviluppo. Regioni e città ricche di intelligenza, di talento, di giovani energie. Professionisti e ricercatori, startupper e artigiani, “affamati e folli” ma troppo spesso costretti ad abbandonare la loro terra di origine per trovare fortuna altrove.
Sembra di parlare dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta e invece è ancora questo il Paese che abbiamo ereditato e che viviamo nel 2016.
La “questione meridionale” è drammaticamente attuale, aperta come una ferita che non si è mai cicatrizzata e che continua a sanguinare. Un’emorragia demografica, sociale ed economica che però finalmente lo Stato sembra aver deciso di arginare.
Di Mezzogiorno finalmente si parla in maniera compiuta e seria. Anche in Parlamento, dove l’approvazione di una specifica mozione e il varo di una legge di Stabilità che guarda al Sud con attenzione, sono ben altro che semplici “segnali incoraggianti”.
Certo, oggi l’Italia è un Paese in crisi e non sono più ipotizzabili, né sarebbero giusti, quegli interventi di carattere assistenziale che non hanno aiutato il Meridione ma hanno solo contribuito a prosciugare i conti pubblici. Il Sud, negli anni delle logiche perverse della malversazione, della corruzione e della gestione disinvolta delle risorse, si era tramutato in una sorta di “buco nero” pronto a risucchiare tutta l’Italia. I risultati si sono trascinati fino a oggi come è stato fotografato dai rapporti dei principali osservatori sociali ed economici, tra cui in particolare il Rapporto Svimez.
Adesso, però, in una Nazione certamente più povera anche al Nord, il Mezzogiorno è guardato come una possibile ancora di salvezza e una potente leva di rilancio dello sviluppo socio-economico dell’intero Paese.
Abbiamo importanti opportunità davanti a noi. Innanzitutto, i Piani locali del Masterplan per il Sud che consentiranno di far ripartire il Paese riducendo, fino ad azzerarlo, il gap delle regioni meridionali in termini di infrastrutture, innovazione e competitività, rafforzando così la coesione nazionale.
Inoltre, c’è la grande partita dei fondi strutturali europei. Il ciclo di programmazione comunitaria 2014/2020 garantirà alle Regioni che oggi vengono definite “in ritardo di sviluppo” la possibilità di diventare il cuore europeo del Mediterraneo, la frontiera più avanzata del quadrante geopolitico più delicato del Pianeta.
Noi crediamo che il Sud ce la possa fare. Il Sud ce la deve fare. Contando innanzitutto su se stesso. Sulle sue intelligenze, le sue risorse artistiche, culturali e ambientali, l’ampia offerta turistica, la ricchezza di una terra che offre prodotti agricoli di straordinaria varietà.
Ma per riuscirci, i giovani del Sud dovranno assumere un ruolo centrale e da autentici protagonisti. Il futuro è nelle loro mani. Anzi: solo nelle loro mani. Siamo chiamati a costruire un altro grande Rinascimento, questa volta politico, democratico e civile. L’uomo deve essere artefice del proprio destino. Così dalle giovani generazioni può partire un nuovo Sud, che ambisca al ruolo di “locomotiva” dell’Europa, oggi in crisi perché le carrozze del Vecchio Continente non vengono più trainate dalla ex motrice tedesca.
*Capogruppo Pd Comune Reggio Calabria