Ultimo aggiornamento alle 20:09
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Tempa Rossa, il caso Calabria finisce in Parlamento

CATANZARO Il possibile smaltimento illecito di 30mila tonnellate di rifiuti pericolosi in Calabria finisce al centro di un’interrogazione parlamentare. A firmarla sono i deputati di Forza Ital…

Pubblicato il: 05/04/2016 – 10:06
Tempa Rossa, il caso Calabria finisce in Parlamento

CATANZARO Il possibile smaltimento illecito di 30mila tonnellate di rifiuti pericolosi in Calabria finisce al centro di un’interrogazione parlamentare. A firmarla sono i deputati di Forza Italia Jole Santelli e Roberto Occhiuto, che chiedono al ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti di avviare le opportune verifiche a Bisignano e Gioia Tauro, le zone interessate dal presunto traffico di materiali pericolosi prodotti da Eni nel Centro oli di Viggiano, in Basilicata. Del trasferimento dei rifiuti in Calabria parlano le carte dell’inchiesta “Tempa rossa” condotta dalla Procura di Potenza, che ha portato alle dimissioni del ministro allo Sviluppo economico Federica Guidi e a fibrillazioni politiche nel governo di Matteo Renzi. 

L’INCHIESTA Come già anticipato dal Corriere della Calabria, sono in tutto sono sei i calabresi indagati dalla Procura di Potenza: si tratta degli amministratori della Iam (Iniziative ambientali meridionali), l’azienda che gestisce il depuratore di Gioia Tauro, e della Consuleco, che si occupa del depuratore a Bisignano. Impianti che – secondo la Procura di Potenza – non erano in grado di trattare i rifiuti pericolosi che giungevano dalla Basilicata. A questi si aggiungono anche gli amministratori della Ecosystem, azienda autorizzata al trasporto di rifiuti solidi e liquidi. La Procura indaga su due anni, il 2013 e il 2014, nel corso dei quali migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sono arrivate nei due impianti calabresi (Iam e Consuleco) che non avevano i mezzi per trattarle.
«Il caso riportato – spiegano Santelli e Occhiuto nell’interrogazione – non è sicuramente il primo che coinvolge il tema dell’inquinamento e dei rifiuti pericolosi; vale la pena ricordare la vicenda dell’azienda Legnochimica, con sede a Mondovì (Cuneo), che ha operato in Calabria dal 1967 al 2002, attraverso due stabilimenti nel cosentino che hanno prodotto pannelli in ledorex (masonite) e tannino; in particolare lo stabilimento di Rende ha occupato un territorio di 30 ettari circa ed è stato più volte oggetto di lamentele da parte dei residenti della zona per presunte emissioni inquinanti, soprattutto fumi e cattivi odori; tra il 2002, anno in cui Legnochimica ha cessato le proprie attività, e il 2006, anno in cui la proprietà, concentrata nella società Legnochimica srl, ha avviato la propria liquidazione, oltre 20 dei 30 ettari di terreno dello stabilimento, sono stati venduti per agevolare la nascita di altre attività: tra queste, la più corposa, è Calabra Maceri, azienda specializzata nella gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani; nel terreno di Legnochimica erano presenti 8 bacini idrici artificiali di varia estensione, dove veniva «decantato» il legname da trasformare in ledorex e da cui estrarre il tannino; nel 2006 il comune di Rende ha impedito a Legnochimica srl di liquidare i restanti 9 ettari di terreno dell’ex stabilimento, di cui aveva chiesto la preventiva bonifica».
Ancora «nel 2009, in seguito ad alcuni incendi verificatisi nell’estate precedente e alle pressioni di alcuni gruppi di ambientalisti (Comitato «Romore» e associazione «Crocevia»), la procura della Repubblica di Cosenza ha aperto un’inchiesta sull’ex stabilimento a carico dell’ex amministratore e liquidatore Palmiro Pellicori per disastro ambientale; l’inchiesta, arenatasi nel 2012 in seguito alla morte per malattia di Pellicori, è stata archiviata nel 2014. Tuttavia, ha prodotto un consistente faldone di documenti, tra cui spicca la cosiddetta «Relazione Crisci», redatta per conto della procura cosentina da Gino Mirocle Crisci, docente e ora rettore dell’università della Calabria».

VERIFICHE URGENTI «I risultati della relazione, redatta tra il 2010 e il 2011 – continuano Santelli e Occhiuto –, denunciano elevate concentrazioni di nichel, manganese, ferro, alluminio, cromo, piombo, cloro, cobalto e arsenico, nei terreni e nelle vasche dell’ex stabilimento. I quantitativi rilevati di queste sostanze eccedono, anche di centinaia di volte, i limiti massimi consentiti dalla legge. Al riguardo, il professor Crisci ha scritto nella sua relazione: “La falda acquifera sotto ed in prossimità dei bacini artificiali, risulta gravemente contaminata, anche in profondità e detta contaminazione si è estesa ai pozzi esistenti in zona”. Sulla stessa problematica sono intervenute, l’Arpacal e l’Azienda sanitaria di Cosenza. Anche queste due strutture hanno denunciato pericoli di inquinamento; negli 8 mesi compresi tra l’inverno del 2008 e l’estate del 2009 si sono verificati, nelle immediate vicinanze (a via Settimo, che dista più o meno 100 metri dall’ex stabilimento) circa 10 decessi per tumore. Tra questi, 4 riguardano il pancreas e non sono incompatibili con ipotesi di inquinamento industriale; nel periodo estivo si verificano frequenti fenomeni di autocombustione dei materiali di scarto rimasti nell’ex stabilimento che sprigionano fumi e cattivi odori rendendo irrespirabile l’aria e letteralmente invivibile la zona; il 24 novembre 2015, in seguito a 4 denunce (2 inoltrate dai sindaco di Rende Marcello Manna, 1 dalla polizia provinciale di Cosenza e 1 dall’Associazione «Crocevia»), la procura di Cosenza ha riaperto l’indagine e sequestrati i terreni e i pozzi idrici sospetti. L’inchiesta è tuttora in corso e si è estesa anche ad ipotesi di «epidemiologia tumorale».
Premesse che servono a Santelli e Occhiuto per chiedere a Galletti se «intende porre in essere opportune verifiche di competenza, anche in considerazione della normativa europea, al fine di controllare i livelli di inquinamento delle aree interessate dalle vicende riportate», e al tempo stesso assicurare interventi di riparazione, nella misura possibile, di eventuali danni ambientali, e, più in generale, quali iniziative di competenza intende porre in essere per tutelare in maniera adeguata la sicurezza e la salute dei cittadini calabresi residenti nelle zone interessate dalla presenza di rifiuti tossici».

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x