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Regioni poco credibili, ma difendere il mare è sacrosanto

Non so cosa pensate di fare e votare al Referendum per ripristinare, abrogando, il limite temporale per le concessioni a trivellare i fondali marini. Nel mio mondo ideale non ci sono interruttori c…

Pubblicato il: 09/04/2016 – 9:26

Non so cosa pensate di fare e votare al Referendum per ripristinare, abrogando, il limite temporale per le concessioni a trivellare i fondali marini. Nel mio mondo ideale non ci sono interruttori collegati a situazioni di sfruttamento alcuno, meno che mai delle risorse naturali. Tuttavia, nostro malgrado, siamo immersi in una realtà che ci consuma… sfrutta le risorse civili, intellettuali, umane e professionali senza limiti…
Sulla questione che è economica in senso anche strategico, poiché riguarda le politiche energetiche di un Paese, ho un punto di vista che provo a spiegare. Partendo da una considerazione molto negativa sullo scempio di disseminare, nel dopoguerra, impianti di raffineria sulle spiagge più belle d’Italia!
Oggi, tuttavia, sarebbe un errore gravissimo rinunciare ad estrarre le risorse di gas scoperte nell’alto Adriatico. Perché, primo: farebbero presto a impiantare le trivelle dall’altro capo dello stesso giacimento le multinazionali che hanno sempre montato sulle ansie dei cittadini per spezzare ogni possibilità di autonomia energetica del nostro Paese che importa infatti dalla vicina Francia, per esempio, ciò di cui il profetico Mattei ci aveva reso autonomi. Inoltre l’energia è una risorsa da cui dipende anche la democrazia di un Paese, e lasciare lo sfruttamento in mano esterna è una visione senza ambizione e senza storia, che priverebbe di futuro le generazioni già coinvolte in una crisi di benessere. Se fosse possibile io chiederei meno ciarlatani al governo per assicurarmi un paio di certezze di contenuto nella cornice modificata della norma originaria: la permanenza e la preminenza della società dello Stato a cui garantire investimenti e tecnologie da cui dipende la riduzione dell’impatto ambientale – in capo agli impianti di estrazione delle fonti energetiche ci sono appese da sempre i diritti dei popoli, ed è questo l’assioma che vede schiavi i popoli di Stati corrotti e non democratici del medio oriente sfruttati da oligarchie capitalistiche e corruttrici; piuttosto che “liberare” e basta le concessioni dai limiti di tempo ragionerei sull’opportunità dei limiti di spazio: è del tutto sacrilego e inconciliabile con la prospettiva di sviluppo turistico e ambientale la concessione di saccheggiare il mare della Magna Grecia.
Sono purtroppo poco credibili le Regioni che non hanno mai curato il danno di cui oggi si autoproclamano difensori, ma difendere il mare delle coste meridionali è sacrosanto. Poi viene voglia di chiedere alle Regioni cosa hanno ne fatto del mare: in Calabria, in Campania, in Puglia e in Sicilia? Cosa stanno combinando queste Regioni per la sua tutela del mare dai vari inquinamenti ambientali? La farsa del populismo rende impossibile far tacere certi pulpiti.
di certo, sarebbe un bene poter dire io vado o non vado a votare senza dover indirettamente essere passibile di meritare l’etichetta di vittima di questo o quel proclamatore. Ecco perchè certe date pongono punti di esclamazione! Altro che referendum, in questo ambito così delicato purtroppo la verità è il vuoto del potere legislativo delle assemblee parlamentari. In un settore così strategico, non basta una legge di governo… senza un chiaro e preciso ragionamento. La data del referendum è una circostanza mirata ad una singola abrogazione: grazie per la convocazione… un po’ formale. Sigh!

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