A due anni vittima dello spaccio di morfina
COSENZA Appena due anni e già vittima inconsapevole di traffici illeciti. Che quando riguardano la salute delle persone diventano ancora più gravi. Le indagini dell’operazione “Fentanil”, che ha scop…

COSENZA Appena due anni e già vittima inconsapevole di traffici illeciti. Che quando riguardano la salute delle persone diventano ancora più gravi. Le indagini dell’operazione “Fentanil”, che ha scoperchiato un giro di false prescrizioni utili per “spacciare” morfina, prendono il via il 29 giugno del 2013 quando un bimbo di appena due anni avverte un malore. È il 118 ad allertare la stazione dei carabinieri di Bisignano perché un bimbo viene trovato privo di sensi nella sua abitazione, di fronte alle scale di ingresso. Sono i suoi genitori a raccontare ai carabinieri che il bambino ha ingerito dei farmaci antidolorifici presenti in casa. Grazie all’intervento dell’elisoccorso il piccolo viene rianimato e stabilizzato e trasferito nel Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Annunziata di Cosenza, dove viene ricoverato in prognosi riservata. Intanto i carabinieri riescono a perlustrare l’appartamento e a trovare diverse confezioni di Actiq 1600 mg, un medicinale indicato dai sanitari come morfina prescrivibile per patologie tumorali. I farmaci vengono sequestrati. E i medici informano i militari della stazione di Bisignano: i genitori del bimbo confermano che il piccolo ha ingerito quelle pillole. In una successiva perquisizione i carabinieri trovano nella casa dei genitori del bambino altre confezioni di morfina, alcune nascoste in un vaso sul balcone, altre in bella vista sul tavolo. E nella credenza del soggiorno viene rinvenuto un involucro in cellophane di colore blu contenente un grammo e mezzo di marijuana e un altro involucro costituito da una cartina di sigarette di colore bianco con un grammo circa della stessa sostanza stupefacente. Intanto il bimbo è in stato di “coma da sospetta ingestione accidentale di Fentanil. Prognosi riservata”. Il padre del piccolo, colpito da «forti sensi di colpa», scrivono i magistrati, la sera del 29 giugno 2013 rilascia dichiarazioni spontanee ai carabinieri. Confessa di fare uso del farmaco “Actiq” ogni giorno: ormai ha sviluppato una dipendenza dagli oppiacei. Quel pomeriggio aveva messo in tasca una confezione delle pillole e si era addormentato assieme al piccolo sul divano. Dopo essersi svegliato, il padre del bimbo si accorge che le pillole erano cadute sul divano. «Mi svegliavo – racconta – e vedevo mio figlio cianotico in viso riverso verso me. Ho subito realizzato che il bimbo avesse preso quella stecchetta e dopo averla assaggiata l’ha sputata nel posacenere ed è stato colto da malore». Preso dai sensi di colpa, l’uomo riferisce anche chi gli ha prescritto quei medicinali e come se li è procurati. Le scatole erano state acquistate con la prescrizione del medico curante di Bisignano che risulta tra gli indagati come il padre del piccolo. Sarebbe stato un altro degli indagati a indurlo ad assumere quel farmaco perché lo avrebbe «reso più tranquillo», spiegandogli che «diversi ragazzi ne facevano uso». Il padre del piccolo, dopo aver assaggiato una compressa, notava che gli davano gli stessi effetti della droga per cui continuava ad assumere l’Actiq «con frequenza quotidiana». Per circa un mese il giovane si sarebbe rifornito da T.F. che al «costo di dieci euro gli cedeva una dose consistente in una capsula di Actiq. Non riuscendo a far fronte al pagamento – spiega ai militari – mi sono informato e apprendevo in giro che tale farmaco era prescrivibile e, io non avendo reddito, lo potevo tranquillamente acquistare in farmacia previa esibizione di prescrizione medica».
Mirella Molinaro
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