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La disfatta masochistica del Pd

Il Pd perde consensi nelle grandi città, in quelle simbolo. Persino le roccaforti della sinistra sono assediate dall’esercito pentastellato o da una destra al femminile (Bologna). Roma probabilment…

Pubblicato il: 07/06/2016 – 6:38
La disfatta masochistica del Pd
Il Pd perde consensi nelle grandi città, in quelle simbolo. Persino le roccaforti della sinistra sono assediate dall’esercito pentastellato o da una destra al femminile (Bologna). Roma probabilmente avrà un sindaco cinquestelle e donna. Milano, tra due settimane, vivrà un inatteso derby. Torino non so quante garanzie potrà offrire alla rielezione di Fassino. A Napoli il Pd ha registrato il peggiore risultato, di numeri e di appeal politico, atteso che la candidata a sindaco si è “macchiata” dell’onta di avere a suo sostegno Verdini. Peggio non si poteva fare nella Capitale del Mezzogiorno.
A Cosenza, il Partito democratico affonda, orfano di quegli esponenti politici di peso che il «fato» gli ha sottratto. Sono in molti a chiedersi che fine faranno i naufraghi. Certo è che il Pd dovrà fare i conti al proprio interno (dal momento che all’esterno ci ha pensato l’elettorato) e scovare (si fa per dire, perché sono di tutta evidenza) i responsabili della debacle. 
L’esito delle urne cosentine. Una parte, quella di Occhiuto, ha registrato un successo inseguito e conseguito raggiungendo una percentuale bulgara. L’altra, una disfatta costruita quasi con masochistica veemenza. 
Il primo, il sindaco, ha preteso di diventarlo promuovendo le realizzazioni urbane, seconde solo a quelle del grande Giacomo Mancini, ancorché diverse per tipologia. A concretizzare il suo successo ha ovviamente contribuito la grande passione dei cosentini, l’animus della generosa Cosenza che ha detto chiaramente no agli atti di violenza politica perpetrati all’indirizzo della città. Li ha considerati i testimoni di una congiura a danno del vivere sociale, da tutti considerato in netta ripresa. 
Il sindaco sfiduciato ha fatto il resto interpretando bene la sua difesa attaccando, in contropiede, ogni avversario, invero sprovvisto di punte a tempo pieno. Lo «sfratto» è stato un errore di ipotesi che ha visto puniti i suoi artefici e la politica che li ha utilizzati.
I perdenti, quindi, hanno cercato la sconfitta. Sono stati bravi a conseguirla, pesantemente, inventandosi prima e distruggendo poi candidature quantomeno diverse dalle solite per passare, successivamente, ad alleanze sempre di più eterogenee nei confronti delle quali la collettività, finalmente scevra dalle solite «cambiali», ha decretato il loro no. Con questo, ha fornito indicazioni precise sulla necessità del rinnovamento reale del Pd, pena la scomparsa del centrosinistra dalla carta geografica calabrese. A Cosenza come in tutta la Calabria, occorre che il Partito democratico e i suoi rappresentanti, politici e istituzionali, si diano una mossa. 
Insomma, dalla città bruzia, patria di Giacomo Mancini e di Riccardo Misasi, che certamente avrebbero sortito risultati diversi, una sana indicazione a Matteo Renzi. A farsi meglio rappresentare,  individuando esclusivamente tra i giovani – intendendo per tali quelli che riescono a essere espressione di se stessi e non già di coloro i quali hanno perso (finalmente) la loro credibilità – i nuovi quadri dirigenti, cui affidare la ricostruzione e la elaborazione delle idee, delle quali il Pd è privo ad ogni livello. 
Per intanto, Mario Occhiuto sarà il «nuovo» sindaco, in quanto tale impegnato a dare a Cosenza la rinascita che merita. Magari, lavorando nell’ottica di realizzare quella grande città che, con la prossima espulsione delle Province, sarà chiamata a rimettersi in gioco per l’egemonia urbana, della quale ha sempre goduto. L’obiettivo della fusione allargata non solo a Rende è lo strumento principe. 
Merita da tutti un sano buon lavoro!
*docente Unical
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