COSENZA «La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione per Fedele Bisceglia. Ogni sentenza, a seconda della posizione di chi osserva e valuta, pesa come un macigno perché, a prescindere dagli esiti, è l’epilogo di una storia. I processi per stupro sono epiloghi di storie sbagliate». È quanto si afferma in un comunicato del Centro contro la violenza alle donne “Roberta Lanzino” di Cosenza dopo la sentenza definitiva di assoluzione del sacerdote cosentino da parte della Cassazione.
«Questa come tante altre – prosegue il comunicato – è una storia sbagliata. Le storie di violenza sulle donne e l’estenuante lunghezza degli iter processuali sono storie sbagliate. Lo sono per le donne, per la comunità intera, per chi, come noi, lotta da 30 anni per i diritti e la libertà di ognuna. Pesano sulle nostre spalle quelle sentenze in cui il discredito nei confronti delle donne e una cultura assolutoria nei confronti di uomini violenti si impongono, a volte contro ogni più incontestabile evidenza. Tuttavia, quello che sembra un peso insostenibile, non rallenta e non rallenterà di un secondo il nostro impegno quotidiano e la nostra fiducia in ogni donna che a noi si rivolge».
«Abbiamo creduto al racconto di abuso e di violenza consegnatoci da suor Tania – riporta ancora il comunicato – e confidato in un disvelamento della verità e in un risarcimento simbolico. La nostra visione laica resta in sintonia con la convinzione che la dimensione del sacro e dell’inviolabilità del corpo delle donne debbano avverarsi ovunque. Il nostro abbraccio e il nostro calore è intatto, e va, oggi come ieri, a suor Tania, alle sue sorelle, a tutte le donne che dal fondo di una mortificazione millenaria trovano la forza di parlare. La nostra strada verso la creazione di un mondo più giusto e rispettoso nei confronti delle donne continua ad essere tracciata da chi, insieme a noi, è andata e andrà, in direzione ostinata e contraria all’abuso dell’esercizio del potere e all’insabbiamento e imbavagliamento della verità. Rispettiamo questa sentenza, con la stessa identica passione con la quale abbiamo messo nelle mani della giustizia questa storia, e la nostra incrollabile fiducia nella parola delle donne».
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