GENOVA Dagli ombrelloni ai rifiuti, dai chioschi agli appalti. A Lavagna, gli uomini della famiglia Rodà Casile arrestati oggi per ordine della Dda di Genova controllavano tutto. Come? Grazie alla politica, sindaco in testa, che in cambio di generosi pacchetti di voti dimenticava i controlli e distribuiva i lavori.
POLITICI A DISPOSIZIONE Per questo motivo, ai domiciliari sono finiti il sindaco Giuseppe Sanguineti, il consigliere Massimo Talerico e l’ex parlamentare Pdl, poi passata all’Udc, Gabriella Mondello. Sul registro degli indagati però, la lista dei politici e amministrativi è molto più lunga. Fra loro ci sono l’ex vice sindaco pro tempore Luigi Barbieri, il geometra del Comune, Pietro Bonicelli, l’ex assessore pro tempore a Viabilità e Trasporti Rosario Lo Bascio, e la dirigente dei Servizi alla Persona, amministrativi di staff e dei Servizi demografici Lorella Cella.
ERRORE? «State sbagliando, chiarirò tutto», ha assicurato il primo cittadino agli investigatori che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Ma sebbene il sindaco – al pari degli altri politici – si sia salvato dalla contestazione dell’aggravante mafiosa, le accuse nei suoi confronti sono precise e circostanziate. In cambio dei 500 voti procurati dal clan, Sanguineti non solo ha accettato di affidare la delega al Demanio e patrimonio al loro eletto di riferimento, Talerico, ma si sarebbe anche attivato per agevolare gli uomini del clan.
IL BUSINESS DEI RIFIUTI A Paolo, Antonio e Francesco Nucera avrebbe assicurato la proroga tanto del contratto di locazione della stazione di trasbordo dei rifiuti sita a Lavagna, come dell’appalto di raccolta dei rifiuti solidi urbani del comune di Lavagna, gestito dal clan tramite la Soc. Cooperativa a LI. Idealservice, riconducibile ai tre, come a Giovanni Nucera e Ivana Pinasco. In più, il primo cittadino, insieme al suo vicesindaco Barbieri, quando sono state segnalate le irregolarità della stazione di trasbordo rifiuti dei Nucera, non solo ha “dimenticato” di adottare i dovuti provvedimenti ma ha anche prorogato l’appalto alla ditta senza imporre l’adeguamento dell’area. E la medesima ditta è stata affidataria – in modo del tutto irregolare – del trasporto dei rifiuti in occasione dell’alluvione del novembre 2014. Detriti che finivano come rifiuti indifferenziati nella discarica Scarpino (successivamente chiusa) come materiale indifferenziato, ma che in realtà dovevano essere conferiti presso la discarica di Rio Marsiglia.
STABILIMENTI, LIDI E BAR Per “comprare” l’appoggio di Ettore Mandato è bastato assicurargli che il suo Bar Ostigoni non sarebbe mai stato demolito, come i giudici del Consiglio di Stato avevano ordinato e che i lavori di ristrutturazione di un immobile affidato alle cure della sua ditta avrebbero avuto via libera. A Franco Gentile, Stefano Squadrito, Marco Casazza e Paolo Feileti – tutti titolari di stabilimenti balneari nell’area del lungomare e considerati espressione della famiglia Nucera – avrebbe invece assicurato zero controlli nel 2014 e nuove ancor più ampie autorizzazioni nel 2015. Un “favore” che i quattro avrebbero ottenuto anche grazie ai buoni uffici dell’ex sindaco, nonché ex parlamentare Gabriella Mandello, che “consigliava” all’assessore Talerico di omettere controlli, sanzioni e soprattutto sgomberi, come più volte chiesto dai funzionari che diligentemente svolgevano controlli e sopralluoghi.
MEDIAZIONI Un’attività di mediazione che Mandello avrebbe svolto anche per strappare all’assessore Giovanni Boitano, l’assunzione di un suo protetto – Paolo Traversone – presso Arte, l’agenzia a partecipazione regionale, di Paolo Traversone. Attività che l’ex parlamentare si è vista “retribuire” con preziosi gioielli, mentre non è – allo stato – noto se abbia ricevuto qualcosa per aver fatto ottenere illecitamente il cambio di residenza a una conoscente, in modo da farle beneficiare dei permessi retribuiti per assistere un familiare con grave malattia.
UNA QUESTIONE PRIVATA Ma Sanguineti e i suoi non avrebbero agevolato solo gli uomini del clan, ma anche se stessi. È stato proprio il primo cittadino infatti a farsi promotore della variante al piano regolatore a tutela degli alberghi storici. Peccato che lui sia amministratore di fatto e il suo vicesindaco amministratore di diritto della Domus service s.r.l, strettamente collegata alla Domus scarl – proprietaria per una quota pari al 50% dell’albergo Rebori.
IL CLAN Fatta eccezione per quest’ultima delibera – di natura strettamente privata e personale – tutti gli altri provvedimenti del sindaco Sanguineti sarebbero stati sinonimo e veicolo di grandi affari per il clan diretto da Paolo Nucera e Francesco Antonio Rodà. È necessario fare come dicono loro, «altrimenti saltiamo in aria come vent’anni fa», dice Sanguineti a uno dei “suoi” consiglieri comunali, riferendosi a un’auto incendiata in zona alcuni decenni prima. Un segnale del clima di terrore e omertà che – secondo inquirenti e investigatori – induceva i politici a piegarsi ai voleri di un clan, che almeno dagli anni 80 detta legge a Lavagna.
BUSINESS Una costola ligure della famiglia di ‘ndrangheta Rodà-Casile, storicamente radicata a Condofuri, ma che da tempo ha allargato anche al Nord Italia il proprio raggio d’azione e i propri affari. Business che non si limitano alla gestione di bar, chioschi e stabilimenti balneari o al trasporto e stoccaggio di rifiuti, ma riguardavano anche il traffico di droga e di armi. Ed è un piccolo arsenale quello che per gli investigatori era nelle disponibilità del clan fino al 2013, quando è stato sequestrato.
ARSENALE All’epoca, dopo aver seguito tutte le operazioni di stoccaggio e trasporto, gli investigatori hanno messo le mani su un fucile a canne sovrapposte, una pistola semiautomatica Beretta con matricola abrasa e due caricatori, due evolver Smith & Wesson con matricola obliterata, una pistola semiautomatica di produzione spagnola Star Echeverria, priva di numero di matricola, altre due di produzione belga marca Fabrique Nationale d’armes de Guerre, un’altra ancora di produzione spagnola marca Azanza J Arrizabalaga, un tubo cilindrico in metallo della lunghezza di cm. 19 forato da entrambi i lati usare come silenziatore e 802 tra munizioni e cartucce.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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