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Infiltrazioni mafiose nella Multiservizi, assolti Tegano e Barbaro

REGGIO CALABRIA È con una sentenza controversa, che apre a nuove indagini e nuovi approfondimenti investigativi, quella con cui la Corte d’appello ha chiuso il secondo grado di Archi Astrea, il proce…

Pubblicato il: 06/07/2016 – 15:54
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Infiltrazioni mafiose nella Multiservizi, assolti Tegano e Barbaro

REGGIO CALABRIA È con una sentenza controversa, che apre a nuove indagini e nuovi approfondimenti investigativi, quella con cui la Corte d’appello ha chiuso il secondo grado di Archi Astrea, il procedimento nato dalla fusione di due indagini che hanno svelato l’infiltrazione del clan Tegano nella municipalizzata Multiservizi. Un dato che i giudici hanno scelto di mettere in discussione, assolvendo Giovanni Tegano e Carmelo Barbaro e ritrasmettendo gli atti al pm per Rosario Rechichi, fratello dell’ex direttore operativo di Multiservizi, e Maurizio e Antonio Lavilla. Una decisione che in parte accoglie le richieste del pg Domenico Galletta, che aveva chiesto alla Corte di confermare tutte le condanne rimettere gli atti in mano al pm Giuseppe Lombardo, titolare dell’inchiesta, in modo da armonizzare l’imputazione con quanto emerso dalla sentenza definitiva del filone abbreviato.
Quella pronuncia, pur riconoscendo l’infiltrazione mafiosa di Multiservizi, ne aveva attribuito i benefici al solo Pino Rechichi e non al clan Tegano nel complesso. Per il resto, i giudici della Corte d’appello hanno disposto una riduzione di pena per Silvio Giuseppe Candido, che passa da 15 a 8 anni di reclusione, e Antonio Polimeni, che passa da 12 a 10 anni e sei mesi di reclusione. Confermata invece la condanna di Domenico Polimeni (12 anni). Scaturita da indagini lunghe e complesse, l’inchiesta puntava a dimostrare come il clan Tegano si fosse per anni celato all’interno della compagine sociale della società mista Multiservizi, grazie al supporto di compiacenti prestanome che nel tempo si sono avvicendati alla guida delle società schermo del clan. Una verità confermata da diversi pentiti – Giovambattista Fracapane, Paolo Iannò – avevano, nel corso degli anni già affermato, ricostruendo con sicurezza la mappa delle società del Comune finite in mano alle cosche, come da una serie di riscontri, che tuttavia sembrano non aver convinto la Corte d’appello.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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