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«Goi contaminato»: le verità di Di Bernardo

REGGIO CALABRIA Sono stati gli addentellati massonici a permettere alla commissione nazionale di tutte le mafie – di trasformarsi in uno straordinario centro di potere, emancipato da limiti territori…

Pubblicato il: 03/08/2016 – 6:04
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«Goi contaminato»: le verità di Di Bernardo

REGGIO CALABRIA Sono stati gli addentellati massonici a permettere alla commissione nazionale di tutte le mafie – di trasformarsi in uno straordinario centro di potere, emancipato da limiti territoriali e operativi. È con questa pesantissima ipotesi, finita al centro dell’inchiesta Mammasantissima del pm Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria, che dovrà confrontarsi il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, chiamato a riferire a palazzo San Macuto. Un’audizione su cui pesano le parole di Giuliano Di Bernardo, che ha voltato le spalle al Goi dopo averlo scoperto contaminato dalle mafie e prono ai loro obiettivi.

GOI CONTAMINATO Lo ha raccontato lui stesso ai magistrati, nel corso dell’interrogatorio del 6 marzo 2014. Dichiarazioni pesantemente omissate, ma sufficienti a dare un quadro devastante dell’organizzazione massonica più diffusa in Italia. Di fronte ai pm, Di Bernardo spiega chiaramente come mai abbia deciso di voltare le spalle alla massoneria di cui era il massimo vertice, per fondare un’altra organizzazione, in seguito – spiega – riconosciuta ufficialmente anche dalla massoneria inglese «che è la vera Massoneria». Uno strappo importante, probabilmente inedito nella storia, che Di Bernardo non ha difficoltà a motivare.

LE ‘NDRINE DIETRO CAPPUCCI E GREMBIULI «Ettore Loizzo, ingegnere di Cosenza, mio vice nel Goi, persona che per me era il più alto rappresentante del Goi, nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente d’Italia (una sorta di CdA del Goi in cui era presente anche il mio successore Gustavo Raffi), che io indissi con urgenza nel 1993 dopo l’inizio dell’indagine del dott. Cordova sulla massoneria, a mia precisa richiesta, disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla ‘ndrangheta». Un dato inquietante per Di Bernardo, ma probabilmente meno di quanto lo sia stata la risposta di Loizzo, di fronte alla richiesta di provvedimenti urgenti. «Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie».

SICILIA CONTAMINATA Elementi che facevano il paio con quelli – non meno inquietanti – portati all’attenzione di Di Bernardo poco dopo la sua elezione. «Intorno al 1990 – mette a verbale l’ex Gran Maestro – poco dopo la mia nomina, nel corso di una mia visita in Sicilia seppi da Massimo Maggiore, palermitano presidente del più alto organo della Giustizia massonica (la Corte Centrale), che il più alto esponente della circoscrizione del Goi di Mazzara del Vallo era mafioso, nonché, numerosissimi esponenti del Goi siciliani, e specie nel trapanese, erano mafiosi. Dunque, capii che davvero, come diceva Cordova, il Goi era una “palude».

I SERVIZI BRITANNICI SAPEVANO Circostanze – racconta Di Bernardo – immediatamente riferite al Duca di Kent, capo della massoneria mondiale. « Lui mi disse che già sapeva questa situazione tramite notizie da lui avuti dall’Ambasciata in Italia e dai servizi di sicurezza inglesi. Io feci espresso riferimento alla commistione fra criminalità organizzata e Goi. «Fu il duca di Kent che mi suggerì di uscire dal Goi e creare un nuovo Ordine. Faccio presente che la questione calabrese era molto più preoccupante in quanto la massoneria calabrese era ben più ramificata e potente di quella siciliana».

IL SOGNO DELLA MASSOMAFIA Sono pochissimi i dettagli sulla situazione calabrese che i magistrati hanno deciso di rendere pubblici. Ma dalle carte depositate agli atti dell’indagine Mammasantissima emerge quello che – probabilmente – è il progetto politico più eversivo che massonerie e mafie abbiano costruito. «Seppi dai miei referenti calabresi e non solo, di cui non ricordo i nomi, ma che potrei riconoscere, che all’interno del Goi all’inizio degli anni 90, vi erano soggetti che sostenevano i movimenti separatisti siciliani e meridionali in generale. Reggio Calabria era il centro propulsore, l’origine di tali movimenti autonomisti che trovavano sostegno in numerosi esponenti della massoneria e più esattamente del Goi». Un periodo delicato nella storia d’Italia.

«AVEVO PAURA PER IL PAESE» Partiti come la Democrazia Cristiana e i Socialisti di Craxi iniziavano a crollare sotto l’onda delle inchieste, l’opposizione storica del Partito comunista inciampava nei cocci del muro di Berlino, mentre nuove forze come la Lega Nord facevano capolino sullo scenario politico. Un dato non neutro per il Gran Maestro Di Bernardo. «Ero molto preoccupato da questa situazione. Nel nord vi era la Lega Nord, a sud si stavano creando questi movimenti separatisti. Vedevo il nostro paese a rischio. In tutto questo, avevo accertato che assai probabilmente la precedente gestione del Gran Maestro del GOI era al centro di un traffico di armi con paesi extra-europei». Episodi documentati e direttamente constatati da Di Bernardo, che ai magistrati ha riferito anche nomi e cognomi – attualmente top secret – di chi all’epoca sapeva e ha taciuto, o – peggio – ha approfittato del sistema.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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