ROMA Non sono bastati né gli appelli, né le tattiche dilatorie. Non sono serviti gli interventi accorati, né quelli scomposti. La discussione sull’arresto del senatore Antonio Stefano Caridi è iniziata. Il presidente Grasso è stato chiaro. In Aula non sarà permessa sbavatura alcuna, il dibattito è grave e serio e merita sobrietà. Il primo a prendere la parola è stato proprio il parlamentare che rischia l’arresto, il quale ha sostenuto di non aver mai avuto contatti con la criminalità organizzata, anche se le accuse della Dda di Reggio Calabria – sostanziate da centinaia di intercettazioni – dicono l’esatto contrario. Un intervento ripreso da un senatore dei Cinquestelle per questo bacchettato dal presidente del Senato. Grasso ha messo in chiaro che verranno sanzionate «riprese non autorizzate», invitando tutti a «non fare gesti di manette o altro genere» che nulla hanno a che vedere «con la delicatezza della situazione”.
Dopo aver ripreso anche il botta e risposta nato nel frattempo tra esponenti del M5S e della Lega, Grasso ha ridato la parola a Caridi che, al termine della sua autodifesa, ha ricevuto l’applauso solo dai banchi del centrodestra, soprattutto da FI, e la stretta di mano di diversi senatori tra cui Pier Ferdinando Casini e Luigi Compagna. Dopo Caridi, a prendere la parola sono stati diversi esponenti del centrodestra, tutti a sostegno del collega per il quale è stato chiesto l’arresto.
NIENTE FERIE E CONTINUIAMO A DISCUTERE «Perché il blitz di questa mattina di portare in Aula il voto sul senatore Caridi? Perché non possiamo leggere le 1.800 pagine sul caso? Perché non si vuole aspettare il pronunciamento del Tribunale della libertà previsto tra sette giorni? Perché tutta questa fretta nel costringere tutti i senatori a decidere senza avere contezza dei fatti? Prendiamo cognizione, leggiamo. Non chiudiamo per ferie il Senato e torniamo invece martedì in Aula per votare, e solo dopo che ci verranno consegnate le carte, quelle 1800 pagine che ci vengono tenute nascoste. Ci troviamo di fronte ad una questione complessa e ambigua, che deve essere valutata con assoluta attenzione», dice l’avvocato senatore Vincenzo Gibino di Forza Italia.
IL SOSTEGNO DI FORZA ITALIA Per il capogruppo di Forza Italia Lucio Malan, il dibattito è viziato perché chi voterà contro l’arresto di Antonio Stefano Caridi (Gal) «teme di passare per quello che difende i criminali. Caridi è accusato di avere collegamenti con la ‘ndrangheta, quindi ‘non ci sporchiamo le mani». Così il senatore di Forza Italia Lucio Malan, intervenendo nell’aula del Senato sulla richiesta avanzata dai gip di Reggio Calabria. Ma in questo modo, per Malan «rifiutiamo la giustizia per un titolo sui giornali».Sulla stessa linea, il collega di partito Sante Zuffada, che annuncia il suo no alla richiesta di Caridi, sia perchè l’accelerazione dei tempi imposta all’esame «non ha consentito neanche ai componenti della Giunta di riuscire a farsi un’idea precisa della vicenda», sia perché – afferma – «io sono e resto garantista».
ALA PER IL NO Per il gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, prende invece la parola il senatore Riccardo Mazzoni, che sottolinea: «Se da un lato la politica non deve intervenire nei processi, dall’altro è nostro dovere difendere l’autonomia del Parlamento, perché non siamo i passacarte delle Procure. Dalla lettura degli atti non mi pare di evincere una valenza probatoria tale da giustificare la richiesta d’arresto». Per Mazzoni, « in quest’Aula è arrivata l’onda lunga del giustizialismo sulla scorta del populismo antisistemico e sulla spinta dell’antipolitica».
L’AMBIGUO INTERVENTO DI FUKCSIA Rischia pericolosamente di scivolare lungo la china dell’ammissione di colpe non contestate l’intervento della senatrice del Gruppo Misto, Serenella Fukcsia, per la quale la maggior parte dei senatori avrebbe da farsi perdonare assunzioni pilotate. Peccato che non sia esattamente questa l’accusa che viene contestata a Caridi. Dimenticando di non essere chiamata a valutare la sussistenza delle esigenze cautelari, ma solo l’esistenza di “fumus persecutionis”, Fukcsia – evocando il caso Tortora – sottolinea che voterà no perché «non esiste né pericolo di fuga, né di inquinamento probatorio, né di reiterazione del reato».
L’ACCORATO INTERVENTO DI CALIENDO Dopo aver alzato barricate in Giunta delle immunità per difendere Caridi, cerca di salvare il collega tentando di demolire l’attendibilità dei pentiti, il senatore di Forza Italia Caliendo. Per il parlamentare, c’è un’incongruenza nelle accuse a Caridi. «Secondo l’accusa – dice Caliendo – è responsabile di associazione mafiosa, come promotore e organizzatore, ma non decide nulla. E cosa da in cambio? L’assunzione di sei netturbini? E la mafia metterebbe in cambio la sua potenza elettorale per sei netturbini? A me rimane il dubbio, quindi voterò no».
CUCCA: «NON SIAMO GIUDICI, VALUTIAMO IL FUMUS. E QUI NON C’E’» Tocca al senatore dem, Giuseppe Luigi Cucca, capogruppo in Giunta delle Immunità, ricordare ai colleghi quali siano le facoltà del Senato e quali quelle dei giudici. «Quando si assumono decisioni di questo genere non si assumono mai a cuor leggero. Non siamo giudici, nè tanto meno il Tribunale del riesame. Non siamo chiamati a dare nessuna valutazione in merito alle vicende che sono state portate alla nostra attenzione ma l’unico compito che ci spetta è valutare se nel comportamento del giudice sussista fumus persecutionis». Ed è netto Cucca nel sottolineare che «oggettivamente, sia in Giunta ieri che oggi qui nell’Aula del Senato, non abbiamo riscontrato – sottolinea – fumus persecutionis nell’attività del magistrato che ha indagato su Caridi. E ci sono diversi argomenti che supportano questa opinione. A iniziare dal fatto che ci sono altri indagati in carcere e che negli atti che ieri abbiamo visto ci sono parole concrete e precise che vengono dette. Ma soprattutto, l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice è fondata su una molteplicità di argomenti a carico degli indagati. È un testo particolarmente corposo su una vicenda particolarmente complessa». Per questo, conclude Cucca « dopo aver esaminato le carte a nostra disposizione, non ci sembra che nel comportamento del giudice si possa ravvisare alcun fumus persecutionis. Agli organi preposti spetta la valutazione nel merito dell’intera vicenda processuale»
DARIO STEFANO DIFENDE LA PROPRIA RELAZIONE Durissimo è stato l’intervento del presidente della Giunta delle immunità Dario Stefano. Dopo aver ricordato che non sta tra le facoltà del Senato valutare il merito delle accuse, Stefano ha voluto rispondere a chi ha cercato di mettere in discussione l’attendibilità dei pentiti che hanno inchiodato Caridi. Per Stefano, le dichiarazioni dei collaboratori non sono che uno degli elementi a carico del senatore. Inoltre, rammenta Stefano – pur ammettendo le incongruenze che a detta dei legali di Caridi emergerebbero nel dichiarato di Salvatore Aiello – ci sono atri cinque dichiaranti che parlano dei disinvolti rapporti del parlamentare con i clan
CHIESTO IL VOTO SEGRETO Tra un intervento e l’altro il presidente del Senato Pietro Grasso ha comunicato in Aula che in merito alla votazione sull’autorizzazione alla richiesta di arresto del senatore Gal Antonio Stefano Caridi è pervenuta alla presidenza dell’Aula la richiesta di scrutinio segreto. Ma il Pd, a quanto si apprende, con l’intervento del suo capogruppo Zanda chiederà che l’Aula del Senato si esprima a voto palese.
AREA POPOLARE VOTERÀ NO «Vi accingete a fare i semplici passacarte dei magistrati», accusa Gabriele Albertini in Aula annunciando il voto contrario di Area popolare alla richiesta di arresto per il senatore di Gal, Antonio Stefano C
aridi. Albertini chiede se chi voterà a favore è «mosso dalla voglia di forca, gogna mediatica, infallibilità per legge della magistratura? Oggi potreste uscire da questo incubo e potreste fare un atto di giustizia».
IL Sì COMPATTO DEL PD «I senatori del Pd saranno tutti in aula e voteranno in conformità alla relazione della Giunta delle immunità che ha attentamente esaminato gli atti». Così ha dichiarato il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda nel suo intervento in aula al Senato, spiegando che contro Caridi «non esiste alcun intento persecutorio è l’assenza di questo elemento persecutorio che orienta il voto dei senatori del Pd». Del resto, ha spiegato il capogruppo dem a palazzo Madama «il nostro dovere e’ esaminare la richiesta magistratura sotto l’unico profilo per cui siamo abilitati: valutare se sussista o meno un intento persecutorio e in questo caso non è ravvisabile». Per questo, ha detto «sarebbe serio se tutti votassimo con il voto palese». Ma Grasso ha ricordato che, essendo stata presentata dal prescritto numero di senatori, una richiesta di scrutinio segreto, si procederà in tal senso, a meno che la richiesta stessa non venga ritirata. Cosa che non è accaduta e quindi si procede a voto segreto. E il Senato dice sì all’arresto.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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