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Al concorso pubblico ci pensa la cosca

REGGIO CALABRIA Ai concorsi pubblici ci pensa la ‘ndrangheta. Magari seguendo percorsi sghembi, rivolgendosi ad “amici” non sempre consapevoli, ma ci pensa. E riesce, in alcune circostanze, a condizi…

Pubblicato il: 16/08/2016 – 10:51
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Al concorso pubblico ci pensa la cosca

REGGIO CALABRIA Ai concorsi pubblici ci pensa la ‘ndrangheta. Magari seguendo percorsi sghembi, rivolgendosi ad “amici” non sempre consapevoli, ma ci pensa. E riesce, in alcune circostanze, a condizionarli. Sceglie i vincitori nella speranza (o nella certezza) di poter ottenere favori al momento opportuno. È uno dei filoni dell’inchiesta “Alchemia”, che ha svelato i legami delle cosche della Piana di Gioia Tauro con politici e imprenditori. L’ipotesi della Dda di Reggio Calabria è che «la cosca Raso-Gullace-Albanese, attraverso politici di riferimento, fosse riuscita a insinuarsi anche nei concorsi pubblici, agevolando “propri” candidati».
Un fatto «sicuramente avvenuto» nel caso «di un concorso presso la Regione Calabria». La candidata in questione era stata «concretamente “segnalata” da Francesco Cannizzaro (attualmente consigliere regionale della Casa della libertà, all’epoca dei fatti consigliere comunale di Reggio Calabria, ndr), su specifica indicazione dell’allora assessore alle Politiche per l’Ambiente, Antonio Caridi, che aveva accolto una esplicita richiesta di Girolamo Giovinazzo, longa manus di Francesco Gullace». C’è, in una sola frase, tutta la cerniera di trasmissione ipotizzata dall’Antimafia reggina: dal clan di riferimento ai personaggi di raccordo con la cosiddetta società civile, per arrivare alla politica. 
Il tentativo di influenzare il concorso è diretto ad aiutare una persona che lavora come consulente del lavoro a Locri, ma «le indagini non hanno consentito di individuare le coordinate del concorso pubblico al quale era stata ammessa grazie alla segnalazione promossa dalla cosca». Ciò che emerge dalle conversazioni intercettate è l’impegno del clan «nel raccomandare una persona in un concorso per la professione notarile» tramite una «persona molto influente che, sebbene non nominata, veniva dettagliatamente descritta». Per la Dda l’identikit che emerge dai colloqui è quello dell’allora assessore comunale Caridi.
Le cimici degli investigatori seguono Gullace e Giovinazzo nel lontano 2009. A novembre, i due si mettono d’accordo «di interessare “per il concorso” i politici Antonio Caridi e Francesco Cannizzaro, quest’ultimo coordinatore provinciale e comunale di Reggio Calabria per il Movimento dei Popolari europei verso i Pdl». In effetti, nei giorni successivi a quel colloquio, ci sono dei contatti tra Giovinazzo e Cannizzaro e si concorda un appuntamento – quantomeno telefonico – con il candidato da aiutare (almeno nelle intenzione dei personaggi che si presume siano legati al clan).
Come finisce il concorso lo si scopre in un’altra telefonata. È il 22 aprile 2010 e questa volta è Francesco Cannizzaro a farsi vivo con Giovinazzo: «Ti chiamo per darti un’altra bella notizia – dice –. Allora, su 260 candidati ne hanno bocciato centoooo… praticamente… sessanta e ne portarono solo 100 tra cui quella tua amica. La puoi chiamare in anteprima».
È grazie alle date che si riesce a scoprire qualcosa in più. Il concorso pubblico «per il quale Caridi e Cannizzaro si erano attivati», infatti, «coincideva temporalmente con quello cui la stessa persona aveva preso parte per conseguire l’abilitazione alla professione di consulente del lavoro, indetto dal ministero del Lavoro nell’anno 2009. Tutto torna: i 260 candidati, il luogo dell’incontro tra il candidato e Cannizzaro, la prova andata a buon fine. E c’è un altro particolare: il padre della persona che avrebbe avuto l’aiutino è stato coinvolto nell’operazione Saggezza perché «indiziato di essere uno degli imprenditori di riferimento nel settore edile della locale di ‘ndrangheta di Antonimica che, dal 2006, si era notevolmente avvicinato a Giuseppe Raso, detto “l’avvocato”, per trarre personale profitto dall’appalto per la costruzione del nuovo stabilimento termale di Antonimina».

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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