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«Della famiglia Bruni si dovrebbero perdere le tracce»

COSENZA «Della famiglia Bruni si dovrebbero perdere le tracce». Franco Patitucci si sarebbe alterato durante una riunione nella quale si pianificava l’omicidio di Luca Bruni, il 36enne assassinato …

Pubblicato il: 22/10/2016 – 23:00
«Della famiglia Bruni si dovrebbero perdere le tracce»

COSENZA «Della famiglia Bruni si dovrebbero perdere le tracce». Franco Patitucci si sarebbe alterato durante una riunione nella quale si pianificava l’omicidio di Luca Bruni, il 36enne assassinato il 3 gennaio 2012 e i cui resti furono trovati sepolti in un terreno il 18 dicembre del 2014. Il presunto esponente del clan Lanzino-Ruà nei giorni scorsi è stato destinatario, assieme a Roberto Porcaro, di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda. I due sono ritenuti gli organizzatori e i mandanti dell’assassinio del figlio del boss della ‘ndrangheta Francesco Bruni, soprannominato “Bella bella”, ucciso nel luglio del 1999. I resti del corpo di Luca Bruni furono trovati grazie alle rivelazioni del pentito Adolfo Foggetti. Assieme a loro due sono indagati anche Ettore Lanzino, Umberto Di Puppo e Alberto Superbo. Per questi ultimi la Procura aveva chiesto l’arresto, negato dal gip.
A tirare in ballo Patitucci e gli altri indagati sono, oltre a Foggetti, i neocollaboratori di giustizia Franco Bruzzese e Daniele Lamanna. Tutti già condannati per l’omicidio Bruni con le attenuanti previste per i collaboratori di giustizia: Adolfo Foggetti è stato condannato in abbreviato a sei anni di carcere; a Lamanna e Bruzzese è stata comminata una pena a undici anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Cosenza. Per lo stesso delitto Maurizio Rango è stato condannato in abbreviato all’ergastolo. Sono i tre pentiti a raccontare delle riunioni alle quali avrebbe partecipato anche Patitucci e in cui si sarebbe deciso di «eliminare Luca Bruni». Ma Patitucci, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha negato ogni responsabilità e ha spiegato come lui non c’era a quelle riunioni perché era fisicamente altrove.

LE RIUNIONI PER ELIMINARE “BELLA BELLA” Franco Bruzzese, invece, racconta che tra fine settembre e ottobre 2011 si incontra a casa sua con Adolfo Foggetti, Maurizio Rango e Francesco Patitucci. Sarebbe stato proprio Patitucci a leggere alcune carte riguardanti i fratelli Luca e Michele Bruni e «dopo aver preso atto del contenuto delle intercettazioni – è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – in un moto d’ira ebbe ad affermare che non avrebbe più corrisposto alcunché alla vedova di Michele Bruni, Edyta Alexandra Kopaczynska». Quest’ultima divenne poi collaboratrice di giustizia e confermò tale circostanza in un verbale reso il 27 agosto del 2013. Preso da «quel moto d’ira» Patitucci esclamò «della famiglia Bruni si dovrebbero perdere le tracce». Ciò significa – scrivono gli inquirenti – che Patitucci «desiderava che la famiglia Bruni venisse azzerata completamente». Al termine di quell’incontro Patitucci avrebbe anticipato a Bruzzese che avrebbe mandato Rinaldo Gentile per far prendere visione della documentazione di cui avevano parlato. Anche Rinaldo Gentile aveva letto «quelle carte» e aveva dedotto pure lui che i fratelli Bruni volevano collaborare con la giustizia.

«IL SIGILLO DI ETTORE LANZINO» In quegli stessi giorni ci fu un altro incontro a casa di Maurizio Rango al quale parteciparono Adolfo Foggetti, Franco Patitucci e Roberto Porcaro. In tale circostanza – emerge dalle indagini – dopo aver consegnato le fotocopie di quelle carte a Franco Patitucci, che le avrebbe poi mostrate a Ettore Lanzino (all’epoca latitante), «tutti i presenti deliberarono concordemente l’omicidio di Luca Bruni. «In questa riunione – raccontano i pentiti – si decise che l’unica soluzione per scongiurare un’eventuale collaborazione di Luca Bruni dovesse essere l’omicidio dello stesso. Furono favorevoli e deliberarono questa decisione Francesco Patitucci e Porcaro per quanto riguarda gli italiani». Ci sarebbe stato, poi, un altro incontro ritenuto decisivo al quale avrebbe partecipato anche Ettore Lanzino. «La decisione – è scritto nei verbali – fu assunta in modo formale in quella sede, ma comunque essa doveva avere il “sigillo” di Ettore Lanzino che era latitante. Pertanto, ci fu un incontro con Ettore Lanzino latitante. Incontro che avvenne in un appartamento sito vicino allo stadio di Rende».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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