«Quando ero procuratore aggiunto a Reggio Calabria avevo detto che la ‘ndrangheta sarebbe arrivata all’Expo 2015 perché per la ‘ndrangheta è un fatto di prestigio essere presente in queste grandi opere»: così Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, a Melog su Radio 24 commentando la questione delle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Expo. «Non è un fatto solo di guadagno – ha spiegato – perché la ‘ndrangheta è stata presente nella Tav, è stata presente nell’alta velocità, è stata presente nella questione Autostrada del Sole, è sempre presente, nel terremoto de L’Aquila». E «noi proprio come procura di Reggio Calabria abbiamo inviato gli atti a Milano, abbiamo inviato le intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva proprio che queste organizzazioni della ‘ndrangheta stavano effettuando dei lavori soprattutto nella parte principale dell’Expo». «Sostanzialmente loro lavoravano sotto soglia, sotto i 600mila euro e quindi sotto quella soglia non c’era il controllo o il controllo era blando», ha proseguito Nicola Gratteri spiegando come la ‘ndrangheta sia riuscita a inserirsi nelle opere di Expo, nonostante fossero controllate.
«La ‘ndrangheta – ha ricordato il procuratore di Catanzaro – è l’unica mafia presente in tutti i continenti. È un marchio, è un brand. È come il marchio McDonald che in tutto il mondo è uguale, stessa cosa, il locale della ndrangheta è uguale in tutto il mondo con le stesse regole e con gli stessi riti». Così la ‘ndrangheta ad Expo «voleva essere presente, è stata presente e ci ha pure guadagnato perché generalmente queste associazioni criminali, come anche la camorra, riescono ad avere dei prezzi concorrenziali perché mettono operai sottopagati o non assicurati, in nero, smaltimento dei rifiuti in modo illecito; quindi gli imprenditori del Nord hanno abbracciato e abbracciano queste imprese mafiose che offrono servizi a basso costo».
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