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Spagnuolo: Cosenza non è un'isola felice – IL VIDEO

COSENZA «In questa indagine è esplicitato tutto il codice penale». Così il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo ha definito l’operazione “Factotum”, realizzata con la collaborazione della guardia d…

Pubblicato il: 08/11/2016 – 12:17
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Spagnuolo: Cosenza non è un'isola felice – IL VIDEO

COSENZA «In questa indagine è esplicitato tutto il codice penale». Così il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo ha definito l’operazione “Factotum”, realizzata con la collaborazione della guardia di finanza e della polizia stradale e che ha portato ad emettere 39 misure cautelari nei confronti di altrettante persone. Gli indagati rispondono di un numero svariato di reati che vanno tra gli altri dal riciclaggio di auto, spaccio di sostanze stupefacenti, usura, estorsioni e furto. Delle 39 persone indagate 8 sono finite in carcere, 29 ai domiciliari e per 2 è stato disposto l’obbligo di firma.
«Si tratta di una indagine – ha detto il procuratore Spagnuolo – realizzata dai colleghi Giuseppe Cozzolino e Giuseppe Cava con il coordinamento del procuratore aggiunto Marisa Manzini e il prezioso supporto di polizia stradale e guardia di finanza, nata dal traffico internazionale di auto che ha consentito di individuare un reticolo di reati molto gravi. Non c’è il vincolo associativo, ma si tratta di un nuovo fenomeno criminale che definirei “criminalità liquida” perché i componenti del gruppo si compongono e scompongono in base ad accordi e liti. È uno schema completamente nuovo e probabilmente più pericoloso». Secondo quanto riferito dal procuratore capo, quello che emergerebbe in città è «una diffusione della droga in modo capillare» che coinvolgerebbe «studenti e persone insospettabili». «Il fenomeno della diffusione della droga – ha detto a questo proposito – ci ha allarmato tanto. Infatti abbiamo convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per predisporre un servizio di controlli davanti alle scuole».
«È una nuova manifestazione di criminalità – ha evidenziato Spagnuolo – che necessita di un’attenzione alta che, anche se qui in Procura stiamo lavorando a ranghi ridotti, stiamo portando avanti con impegno».

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Ritornando sul punto dell’inchiesta, il procuratore capo di Cosenza ha sottolineato che «il volume di affari scoperto è enorme». «Ci sono circa – ha detto – 400 capi di imputazione contestati. Questa indagine fa emergere una serie di reati concatenati e che quindi fa intravedere una situazione forse più grave di alcune manifestazioni della criminalità organizzata». Infine Spagnuolo ha annunciato che sono in corso «altre indagini simili perché ricordiamolo che Cosenza non è un’isola felice».
Il procuratore aggiunto Marisa Manzini ha evidenziato alcune peculiarità dell’indagine: «viene scoperto un numero vasto e importante di reati». Facendo riferimento ai numeri dell’operazione ha poi sottolineato che «ci sono 8 persone finite in carcere, 29 ai domiciliari e 2 con l’obbligo della firma e ci sono state numerose perquisizione». Secondo Manzini a Cosenza, «c’è un problema di inquinamento dell’economia, considerando le agenzie di noleggio auto, i supermercati e i negozi presi di mira dagli indagati» che evidenzierebbe appunto «una forte infiltrazione della criminalità nell’economia».
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dai sostituti procuratori Cozzolino e Cava. «Abbiamo coinvolto diverse forze dell’ordine che hanno cooperato insieme quotidianamente fornendo ciascuno il proprio apporto – ha detto Cozzolino -. La Finanza si è occupata dell’accertamento patrimoniale».
Entrando nel dettaglio dell’inchiesta il sostituto procuratore ha raccontato che «le macchine venivano esportate in territorio straniero e gli indagati si procuravano la documentazione di circolazione. Si trattava spesso di auto di grossa cilindrata che venivano “ripulite” e poi vendute a metà prezzo».
Cozzolino ha evidenziato poi la collaborazione delle autorità internazionali: «abbiamo lavorato in loco a stretto contatto anche con i colleghi delle Procure rumene. Ciò ha permesso di smantellare una fitta rete di reati».
Tra gli episodi più gravi ricordati dal pm, «c’è stato l’incendio di un esercizio commerciale nel Rossanese che abbiamo scoperto mentre si svolgeva, cioè ascoltando conversazioni in macchina e che ha coinvolto anche alcune abitazioni. Tutto questo era stato organizzato per riscuotere l’assicurazione di circa 100mila euro. Su questo episodio ci sono ancora indagini in corso».
Il sostituto procuratore Cava ha ricordato, invece, altre fasi dell’indagine: «abbiamo acquisito una serie di documenti patrimoniali, abbiamo ascoltato anche le vittime di usura e le persone che facevano uso di stupefacenti e c’è stata una fattiva collaborazione».
«È emerso – ha sottolineato – uno totale stato di assoggettamento delle vittime di usura agli aguzzini. Per loro era divenuto problematico finanche andare a fare una spesa di cinquanta euro». L’indagine ha aggiunto Cava ha permesso di individuare anche chi era a capo degli aguzzini e di effettuare alcuni sequestri «il cui ricavato potrà servire a ristorare le vittime». Tra gli elementi che hanno destato maggiore allarme tra gli inquirenti «la vendita di droga tra giovanissimi che la disponibilità di armi». «Il volume di affari del traffico di droga – ha sostenuto Cava – si aggira sul milione di euro, mentre quello dell’usura sui 100mila euro con tassi usurai che vanno dal 120% al 300%».
Il questore Luigi Liguori ha sottolineato «il lavoro sinergico svolto da polizia stradale e Finanza coordinati dai magistrati».
Il colonnello della Finanza Marco Grazioli ha ringraziato i magistrati che hanno coordinato le indagini. «Il reato di usura – ha detto – merita approfondimenti: le vittime sono gravate dal bisogno. Si tratta a volte di imprenditori vessati o da persone che vivono in condizioni di necessità e che hanno bisogno di soldi anche per affrontare spese sanitarie».
Il comandante della polizia stradale Antonio Provenzano ha, infine, snocciolato i numeri dell’operazione: «Abbiamo usato 300 uomini tra polizia stradale e Finanza con una intensa attività di indagine fatta di pedinamenti, intercettazioni e perquisizioni. L’operazione si chiama “Factotum” proprio perché è emerso che tutti fanno tutto».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it