CELICO La situazione del ponte di Celico non è affatto «rassicurante» e Anas dovrebbe usare «la massima prudenza». Le ultime relazioni sul viadotto Cannavino non convincono per niente il capo della Protezione civile regionale Carlo Tansi che – come anticipato oggi dal Tgr Calabria – ha richiamato il gestore della rete stradale alla «cautela» e chiesto al prefetto di Cosenza di valutare la possibilità di istituire un tavolo tecnico per verificare l’effettiva solidità del ponte “deformato”.
Nella lettera inviata oggi, Tansi innanzitutto lamenta «l’eccessiva lentezza» con la quale l’Anas ha risposto, dopo tre mesi, alla richiesta di un report sulle reali condizioni strutturali dell’opera avanzata dalla Protezione civile.
Nella relazione del gestore stradale, inviata il 24 ottobre scorso alla Prefettura di Cosenza e basata sulle verifiche effettuate dall’ingegnere e docente dell’Università di Bari Pietro Monaco, veniva specificato che «le deformazioni rilevate sul viadotto non destano preoccupazioni per la staticità dell’opera, sebbene costituiscano fonte di disturbo per la sovrastante circolazione stradale».
Tansi, però, ha ritenuto il contenuto del documento «non completamente esaustivo». Perciò ha analizzato le altre due relazioni tecniche prodotte da Marino per conto di Anas. Quella del 2012 rilevava che «l’opera, in corrispondenza delle estremità delle mensole, presenta inflessioni pronunciate» e che le verifiche statiche eseguite hanno dato risultati confortanti, in quanto «le sollecitazioni sono risultate conformi a quelle riportate nella relazione di progetto». Nella consulenza tecnica più recente del 2016, inoltre, si dà atto delle verifiche effettuate nel 2012 e viene ricordato che «tutti i risultati furono soddisfacenti e accertarono la sicurezza strutturale dell’opera». Le analisi dinamiche, tuttavia, hanno anche riscontrato «una deformabilità eccessiva dell’opera, in particolare delle mensole, per le vibrazioni eccessive che si “sentivano” in prossimità dei giunti al passaggio di autocarri pesanti». Pure i cedimenti riscontrati nel tempo vengono definiti «spesso contraddittori e difficilmente spiegabili tecnicamente». Inoltre, «il rilievo in asse delle livelletta del ponte mostra delle evidenti anomalie in corrispondenza delle zone delle travi di accoppiamento e dei tronchi adiacenti con variazioni di pendenza bruschi e significativi che sono dovute a due cause principali: difetti di costruzione e deformazioni viscose non ancora esaurite». La relazione si chiudeva con la proposta di alcuni piccoli interventi finalizzati a «migliorare il comfort di guida e ridurre le vibrazioni delle mensole al passaggio di autoveicoli pesanti».
(La lettera di Tansi all’Anas)
LE OBIEZIONI DI TANSI Ma a Tansi le conclusioni di Anas «appaiono decisamente ottimistiche». Le questioni relative alla sicurezza del ponte di Celico, insomma, non possono essere archiviate così alla leggera. Anche perché, secondo il capo della Protezione civile, i risultati sembrano «non completamente coerenti» se non addirittura incongrui. E questo proprio per il fatto che nelle stesse relazioni di Anas si parla di «difetti di costruzione» e di «deformazioni».
In più, dalle relazioni, a parere di Tansi, «non si sono rilevate informazioni circa la sicurezza strutturale delle travi tampone e delle selle di appoggio delle stesse, in corrispondenza delle quali si osservano le deformazioni maggiori», e «non si evince, altresì, se sia stata effettuata la verifica delle tensioni sui cavi di precompressione, tenendo conto per essi anche dell’aumento di sollecitazione generato dalla deformazione delle sezioni di estremità delle mensole». Le “mancanze” di Anas riguarderebbero anche le indagini sul terreno di fondazione, «necessarie per escludere che i fenomeni di “deformazione anomala” siano imputabili a cedimenti del terreno di sedime, piuttosto che a deformazioni viscose che continuerebbero a manifestarsi a oltre 40 anni dalla costruzione del ponte».
«PRUDENZA» Per tutte queste ragioni, Tansi richiama Anas alla «massima prudenza e cautela per una situazione che non appare affatto rassicurante alla luce delle stesse relazioni tecniche prodotte» e ritiene «assolutamente condivisibile» la scelta di procedere a un controllo h24 dello stato “deformativo” del ponte.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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