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Forestali, l’Arena degli errori e il sonno dei burocrati

Il sei di novembre Massimo Giletti ha dedicato un’ora della sua trasmissione (“L’Arena”) ai forestali calabresi e all’azienda Calabria Verde. Ottima scelta: accendere un faro sui misfatti della for…

Pubblicato il: 19/11/2016 – 9:19
Forestali, l’Arena degli errori e il sonno dei burocrati

Il sei di novembre Massimo Giletti ha dedicato un’ora della sua trasmissione (“L’Arena”) ai forestali calabresi e all’azienda Calabria Verde. Ottima scelta: accendere un faro sui misfatti della forestazione calabrese è cosa buona e giusta, posto che certamente Calabria Verde è l’ultimo stadio di un carrozzone che arriva da lontano depredando risorse e mortificando il territorio.
Poi, però, arriva l’inchiesta che non ti aspetti: un campionario di inesattezze e di luoghi comuni che a stento hanno trovato rimedio in qualche intervento.
Raccontare la storia dei forestali nascondendo la cronologia, ad esempio, è un ottimo metodo per fare sensazione e consentire alla giornalista Myrta Merlino di esclamare: «In Calabria abbiamo un forestale per ogni albero… Mettiamoli tutti in cassa integrazione e manteniamoli che è meglio». Oppure a Klaus Davi di ricordarci che il boss Antonio Pelle è un forestale. Per fortuna scombina tutto il deputato milanese Emanuele Fiano che ricorda come le assunzioni nella forestale sono bloccate dal 1984, per cui non è storia recente l’ingresso nei ranghi degli operai idraulico forestali di centinaia di elementi affiliati alla ‘ndrangheta, semmai il fenomeno è in regressione. E già che si trova, il buon Fiano rimette a posto anche i numeri del tabellone che campeggia alle spalle di Giletti: Veneto, superfice boschiva 400mila ettari, operai forestali 694; Calabria superficie boschiva 70mila ettari, operai forestali 5.600. Ovviamente non è così e il parlamentare ambrosiano lo fa notare: i boschi coprono quasi 700mila ettari in Calabria. Giletti si infuria: «Sono i dati forniti da Calabria Verde».
Verissimo, il punto sta nelle domane poste: al Veneto si è chiesto di dichiarare la superfice boschiva, a Calabria Verde solo quella demaniale, cioè di proprietà della Regione.
E anche sul “commissario” di Calabria Verde la genericità impera e la cronologia viene mortificata. Guai a dire che il “commissario” è un generale dei carabinieri che in Calabria ha lavorato e che attualmente è il vicecomandante della Dia (Direzione investigativa antimafia), messosi in aspettativa per incrociare la sfida con la forestazione calabrese. Dove non arrivano le omissioni si spingono le manipolazioni: il “commissario” è stato nominato dopo l’arresto del direttore generale. Falso: Furgiuele viene arrestato diversi mesi più tardi e il “commissario” lo aveva confinato da tempo nel periferico ufficio di Amantea.
I calabresi presenti in studio, ovviamente, nulla avevano da obiettare su questi “dettagli”. Men che meno sulla cronologia. E allora meno male che Rizzo c’è. Sì, in trasmissione era ospite anche Sergio Rizzo che insieme a Gian Antonio Stella sulle pagine del Corriere da anni segue e stigmatizza l’eterna storia dei forestali calabresi. Sin da quando erano 70mila, poi scesi a 25mila e solo oggi ridotti a circa 5mila. E Rizzo spiega: «Le responsabilità non sono solo regionali. Questa vicenda non l’hanno mai voluta risolvere neanche in Parlamento. Io ricordo che dodici anni fa, dico dodici anni fa, la Lega piazzò una grana colossale e bloccò i finanziamenti ai forestali calabresi. Alla fine – prosegue Rizzo – li sbloccò con l’impegno di avere la nomina di un commissario che sarebbe andato lì a verificare. E chi era il commissario nominato? Calderoli. Ve lo ricordate Calderoli, il commissario dei forestali calabresi? Non ci ha mai messo piede in Calabria e la Lega ha continuato anche lei a dare i soldi per il pagamento dei forestali calabresi, per cui la politica non ha mai avuto interesse a risolvere il problema. Non lo ha mai avuto a livello regionale e non lo ha mai avuto a livello nazionale ed è un fatto gravissimo».
Insomma, Rizzo alla fine era l’unico veramente preparato sull’argomento, eppure Massimo Giletti la forestazione calabrese dovrebbe conoscerla bene. Se ne occupò in prima persona come testimonial di una campagna finanziata dalla Regione Calabra, dipartimento Agricolttura e foreste, nel 2005. Cartelloni, depliant e spot televisivi con un sorridente Giletti in polo rossa d’ordinanza, che rassicurava: «Calabria: incendio domato». E sotto la maxi foto il logo della Regione Calabria – dipartimento Agricoltura foreste e forestazione, insieme a quella che non sappiamo dire, oggi, se fosse una affermazione o una… minaccia: «L’impegno continua».
Per carità, nessuno scandalo. Giletti è giornalista versatile, spesso testimonial di campagne promozionali: “La signora degli arazzi”, artigiana di prestigio in Faenza; “Un Po per tutti”, campagna ambientale per il fiume più inquinato d’Italia; “Il Piemonte scopritelo adesso”, promozione turistica della Regione Piemonte. Un lungo elenco. In Calabria quando venne a presentare il suo spot per l’Assessorato Foreste e Forestazione prese anche qualche impegno didattico: «Giletti – leggiamo dalle pagine del Crotonese del 25 marzo 2005 – ha mostrato di essere informato sulle statistiche degli incendi e della forestazione in Calabria». Andando via assunse un impegno: «Intendo proseguire la campagna anche con visite nelle scuole: non voglio solo essere uno spot o un manifesto».
Una scelta, quella della Regione Calabria, sicuramente azzeccata, Giletti era già allora il più accattivante dei testimonial. Gliene tributava merito persino La Repubblica che scriveva: «Oggi alle venti doppia partita. A Rotterdam scende in campo la nazionale di calcio. E cinque minuti prima in tv fa il suo esordio Giampiero Beghelli – il signor Beghelli in persona – come attore in uno spot di 30 secondi sulla nuova Casa intelligente. Massimo Giletti, l’uomo più amato dalle casalinghe italiane, sarà sempre il testimonial del marchio bolognese. Ma questa volta l’uomo del Lotto è solo un intervistatore, la vera star è l’imprenditore, che dalla lampada d’emergenza degli anni 80 è arrivato a vendere la casa che si comanda con i tasti del telefonino».
Tornando alle cosacce di Calabria (al)Verde, come non condividere le critiche per gli sprechi e i soldi buttati via nel frivolo invece di dotare gli operai di attrezzi per il lavoro. Quanto sarà costata quella campagna tra manifesti e spot? Quante ruspe potevano essere acquistate con quei soldini?
Ce l’abbiamo con Giletti? Assolutamente no. Ce l’abbiamo con qualcuno? Assolutamente sì. E precisamente con quello stormo di burocrati regionali e di addetti stampa pronti a tirar di sciabola quando l’informazione locale scoperchia le pentolacce loro ma incapace di far ristabilire cronologia e ordine degli eventi quando “l’Arena” è nazionale.

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