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Traffico internazionale di cocaina, confiscati beni per 3 milioni

REGGIO CALABRIA In esito alle indagini condotte nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Puerto Connection”, volta al contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, d…

Pubblicato il: 28/11/2016 – 7:30
Traffico internazionale di cocaina, confiscati beni per 3 milioni

REGGIO CALABRIA In esito alle indagini condotte nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Puerto Connection”, volta al contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, dello scorso 21 novembre, la guardia di finanza di Reggio Calabria ha dato esecuzione – su ordine della locale Procura della Repubblica – a un decreto di confisca di beni immobili, autovetture e disponibilità finanziarie complessivamente pari ad oltre 3 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria (Sezione misure di prevenzione), è stato eseguito nei confronti di Alfonso Brandimarte, il quale era stato tratto in arresto nel luglio 2014 nell’ambito dell’operazione “Puerto Liberado”, in ragione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Il soggetto, infatti, si era reso responsabile dei reati di associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti in quanto promotore di un’organizzazione criminale articolata su più livelli – comprensivi di squadre di operatori portuali infedeli – dotata di elevatissime disponibilità finanziarie e finalizzata a reperire ed acquistare all’estero ingenti quantità di cocaina. Come accertato nel corso delle investigazioni, nello specifico, la droga partiva dai porti panamensi di Cristobal e Balboa e veniva importata presso il porto di Gioia Tauro o in altri porti nazionali ed europei, a bordo delle cargoship della Msc S.A..
Nell’ambito della stessa operazione, nel 2011 militari del Gruppo operativo antidroga della guardia di finanza di Reggio Calabria hanno tratto in arresto Vincenzo Trimarchi, componente della stessa organizzazione criminale, sorpreso in flagranza di reato mentre tentava di esfiltrare più di 500 chili di cocaina dall’area portuale di Gioia Tauro per consegnarli ad Alfonso Brandimarte. Le ulteriori indagini avevano inoltre evidenziato l’estrema pericolosità e, al contempo, la notevole capacità delinquenziale del sodalizio in questione, forte a tal punto da essere in grado di “testare”, con preliminari e più piccoli carichi di prova, la “risposta” dei dispositivi di contrasto delle forze di polizia e degli organi ispettivi e capace di variare di volta in volta il proprio modus operandi in relazione al trasporto e al recupero della cocaina, anche avvalendosi di strumenti di comunicazione criptata. In ragione delle evidenze investigative acquisite – successivamente confermate nel giudizio di primo grado – è stato inoltre avviato, in sinergia con la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, l’approfondimento dei profili patrimoniali e finanziari dell’attività illecita, al fine di far emergere, in capo ai membri del sodalizio criminale, le ricchezze non giustificate alla luce dei redditi dichiarati e dell’attività economica svolta.
Le attività, particolarmente difficoltose per via delle manovre elusive e dei meccanismi di mimetizzazione dell’effettiva titolarità adottati dagli indagati, si sono concluse con l’individuazione di beni mobili ed immobili, di disponibilità finanziarie nonché di attività economiche localizzate in Lombardia e in Calabria gestite tramite fiduciari, risultate nell’effettiva disponibilità dello stesso Alfonso Brandimarte – del quale è stata provata la pericolosità sociale qualificata (ai sensi dell’art. 4 lett. b. D.Lgs. 159/2011) per oltre 3 milioni di euro. Al riguardo, la sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria, valorizzando le risultanze dell’attività svolta dai militari della guardia di finanza, ha disposto dapprima il sequestro delle disponibilità economiche, qualificate quali provento del traffico internazionale di stupefacenti e con l’odierno provvedimento, la confisca del patrimonio, riconducibile ad Alfonso Brandimarte e consistente in quattro immobili, tre terreni, due autovetture, una ditta individuale e una società commerciale comprensivi del patrimonio aziendale, il 50% delle quote di una società commerciale, due polizze assicurative e tre rapporti finanziari.

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