Eravamo alla fine degli anni Settanta quando Cochi e Renato, all’apice del loro successo, proponevano un fortunato duetto che, trattando tematiche astruse, aveva come titolo “L’informatica nel commercio internazionale del volpino”. Oltre quarant’anni più tardi la Calabria supera la comicità e informatizza di tutto e dopo avere informatizzato di tutto ricomincia daccapo informatizzando per la seconda volta le stesse cose informatizzate in precedenza. E quando ha finito con la reinformatizzazione passa ad una nuova stagione di spese folli attraverso la parcellizzazione dell’informazione, vale a dire che ognuno si fa la sua microrete e il suo circuito digitalizzato: i singoli assessorati, i singoli uffici, le singole realtà di sottogoverno, persino le singole aziende sanitarie.
Si arriva così al varo di piattaforme informatiche per gestire bandi che costano più delle risorse messe a copertura dei bandi stessi. E siccome ognuno appalta informatica per i fatti suoi ed ognuno progetta e spende in autonomia e fuori da ogni controllo, ecco che i vari sistemi non solo non sono in grado di dialogare fra loro ma addirittura aiutano la burocrazia regionale, e la politica che la protegge, ad essere ancora più opaca e meno trasparente.
L’epicentro, in questi giorni, è l’Asp di Cosenza dove senza l’intervento dei commissari Scura e Urbani avremmo avuto l’ennesima infornata digitale con lievitazione di spese e costi fino a doppiare il non certo trascurabile montepremi di 800 mila euro.
Intanto la Calabria annega nel fango, il lavoro latita e… Mario Oliverio continua a dirigere il traffico.
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