«Catanzaro avrà nuovi magistrati»
CATANZARO La pianta organica del distretto di Catanzaro si doterà di 21 nuovi posti. Il 6 febbraio partirà l’assegnazione di 38 magistrati per il distretto, per andare incontro alle problematiche del…

CATANZARO La pianta organica del distretto di Catanzaro si doterà di 21 nuovi posti. Il 6 febbraio partirà l’assegnazione di 38 magistrati per il distretto, per andare incontro alle problematiche della carenza di personale. L’annuncio è stato dato da Francesco Cananzi, rappresentate del Csm e tra i relatori alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2017. «È urgente porre al centro dell’agenda nazionale – ha proseguito Cananzi – una nuova “questione meridionale” che sia concreta e non si fondi sul mero assistenzialismo». Cananzi ha posto anche l’accento sulla questione delle intercettazioni, che siano gestite rispettando i principi di riservatezza in modo da tutelare indagati e terzi. Il rappresentante del Csm ha inoltre sottolineato «il bisogno di lavorare per la semplificazione dei processi altrimenti le buone prassi non bastano». Un invito è stato, infine, dedicato al “coraggio della solidarietà”, a non incoraggiare l’innalzarsi dei muri ma ad aprorsi all’accoglienza.
(Tra le autorità presenti il sindaco Abramo e il governatore Oliverio. Sullo sfondo,
il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri e il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo)
INTROCASO: SITUAZIONE ALLARMANTE DEGLI ORGANICI L’intervento di Cananzi è arrivato dopo quello del presidente della corte d’Appello, Domenico Introcaso che ha trattato i punti più salienti della sua relazione. Tra questi «la situazione allarmante degli uffici giudiziari distrettuali» già evidenziata dalla relazione della Commissione Antimafia del 27 aprile 2016. «Questa relazione ha sottolineato gli organici “risibili” della Procura distrettuale a fronte della dislocazione degli organi giudicanti su un vasto territorio, anche morfologicamente ostico che costringe i magistrati della Dda a estenuanti trasferte».
Il presidente della corte d’Appello, Domenico Introcaso, si è intrattenuto a lungo sul fenomeno della criminalità organizzata. Su questo argomento, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha fatto riferimento alle notazioni del procuratore capo Nicola Gratteri che osservava: «Secondo i dati diramati, a suo tempo, dal ministero dell’Interno, nella regione Calabria vi sarebbero 160 organizzazioni criminali, per un numero di 4.389 affiliati: di essi 2.086 sono presenti nel territorio del distretto di Reggio Calabria e 2.303 nel territorio del distretto di Catanzaro (ove si considerino i dati aggregati delle province ivi comprese)».
IMPRENDITORI COMPIACENTI “Inoltre, le famiglie più importanti stanno reimpiegando importanti capitali in attività economiche. Proliferano le figure degli imprenditori compiacenti che s’ingeriscono nei gangli economici essenziali. Costoro, per il tramite dei legami con il crimine organizzato, riescono ad implementare il proprio avviamento. La conseguenza inesorabile è una compressione del potere d’iniziativa economica, della libera concorrenza con la creazione di mano o oligopoli economici che si fondano sul potere di intimidazione delle cosche. Anzi, è sempre più evidente che le cosche dotano i propri familiari, indenni da pregiudizi penali, di aziende che poi controllano interi mercati”. “Per questa ragione – prosegue la relazione del presidente della corte d’Appello – la Dda di Catanzaro sta investendo molte risorse nell’attività di contrasto patrimoniale doppiando i provvedimenti cautelari personali con ablazioni delle aziende riconducibili alle famiglie di ndrangheta”. Grandi sono, infatti, le risorse finanziarie accumulate dalle cosche, fatto che “determina la necessità di riconversione dei proventi in attività lecite attraverso cospicui investimenti in realtà imprenditoria li afflitte dalla crisi in zone esenti dal fenomeno criminale in altre aree del territorio italiano, europeo ed etraeuropeo”.
MAZZOTTA: CLAN FATTORE DI PARALISI ECONOMICA Sul fenomeno mafioso è intervenuto anche il procuratore generale Raffaele Mazzotta che ha indicato la criminalità organizzata come fattore di «paralisi per la crescita di questa terra». Un fenomeno, inoltre, in cui il trend resta invariato nel distretto di Catanzaro. L’assenza di omicidi costituisce, ha affermato Mazzotta, solo una calma apparente dietro la quale si cela la ricerca di nuovi equilibri. «Numerose e significative sono state le operazioni della Dda – ha detto Mazzotta – che ha operato a minare la ‘ndrangheta anche attraverso il sequestro dei beni. La speranza è che questi risultati aiutino a superare l’omertà e l’atavica rassegnazione dei cittadini». Un plauso da parte del procuratore generale è andato infine al procuratore Nicola Gratteri per il lavoro svolto e per l’incremento della pianta organica della Procura che si doterà di 24 sostituti e 3 procuratori aggiunti.
Faro puntato dal procuratore generale Mazzotta anche “sull’alto tasso di illegalità e sulla corruzione che inquina le istituzioni”. Modesto è ancora il numero di denunce in tema di corruzione “segno di una vera e propria assuefazione al fenomeno”, ha detto il Mazzotta. Figlie della cultura della corruzione sono, spesso, le opere pubbliche scadenti e indice della commistione tra corruzione e mafia. Anche il devastante inquinamento e l’abusivismo che deturpano le coste calabresi e che, invoca il procuratore generale, deve essere debellato, e figlio di tale fenomeno.
I NUOVI UFFICI DI PROCURA “Dopo intensa attività preparatoria svoltasi presso la Commissione permanente su sollecitazione del Procuratore della Repubblica, con il concorso del direttore dell’Agenzia del demanio, del direttore del provveditorato alle Opere pubbliche, è stato stipulato un accordo ex articolo 15, L 2141/90, mediante il quale si provvederà alla ristrutturazione dell’esteso compendio immobiliare denominato “ex Ospedale militare-caserma dell’Osservanza”, ed all’utilizzo quale sede degli uffici giudiziari di Catanzaro (Procura della Repubblica e Corte di Appello). Va dato merito al Procuratore Distrettuale, dottore Nicola Gratteri, del risolutivo impegno profuso nel procedimento sia sotto il profilo dell’impulso che del coordinamento di tutti i soggetti pubblici, anche tecnici, intervenuti. L’intervento e la procedura in esame costituisce un novum unico di collaborazione istituzionale, suscettiva dì estensione ad altre situazioni, e consente di ridare in uso alla collettività cospicue superfici residue, viceversa destinate, nel caso, all’abbandono e al decadimento di un area storicamente legata al territorio, anche regionale”. Le strutture destinate agli uffici giudiziari hanno un costo gravoso per le casse dello Stato. Non a caso la relazione di Introcaso affronta il tema della ristrutturazione dell’ex ospedale militare, destinato a ospitare gli uffici della Procura di Catanzaro. “La grave crisi economica che affligge il paese trova negativo riflesso nella realizzazione di nuove strutture e nella manutenzione delle sedi degli uffici giudiziari, resa particolarmente difficoltosa dalla normativa sulle spese di cui si dirà. La ristrettezza degli spazi comporta il ricorso a costose locazioni di immobili ai fini della allocazione di articolazioni ed uffici della Corte e della Procura della Repubblica, oltre che della sede dei giudici di Pace. Le locazioni di che trattasi determinano esborsi annui, per contratti in corso da molti anni e stipulati dai Comuni in regime di delega, 6 di oltre 1.500.000 euro per i soli uffici giudiziari di Catanzaro e di oltre 600.000 euro per quelli di Cosenza”.
GRAVE PERICOLO PER LA TUTELA DELL’INFANZIA Nel corso del proprio intervento il presidente del tribunale dei Minorenni, Luciano Trovato, ha lanciato l’allarme per “il grave pericolo a cui è sottoposta l’infanzia nel nostro Paese, ove f
osse approvato il Ddl già passato alla Camera ed attualmente all’esame del Senato”. “E’ prevista la scomparsa del pubblico ministero minorile – ha sottolineato Trovato –. La modifica otterrebbe un risultato paradossale”. Lo Stato italiano, secondo Trovato, “approverebbe una riforma ordina mentale che è destinata a indebolire gravemente le competenze specifiche della magistratura minorile, in specie quella inquirente, che hanno costituito un modello di riferimento”.
Altro dato allarmante è che diminuiscono le risorse per la giustizia minorile e “sparisce l’autonomia e la rappresentanza di cui finora ha goduto il Tribunale dei minorenni, entrambe preziose per la ricerca di efficienza organizzativa e per il raggiungimento di validi parametri di efficacia”. Luciano Trovato conclude il suo intervento con una amara battuta: “Non è mia intenzione fare polemica ma è facile arguire che l’attuale legislatore non ami il giudice minorile”.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it