COSENZA «Chiediamo alla magistratura che si faccia un controllo sul centro diagnostico “Ippocrate”. È inaccettabile che non ci sia la possibilità di vedere i vetrini relativi all’esame autoptico». Marcello Manna e Sabrina Rondinelli, i legali che difendono Carmine Manna, rappresentante del Cogeis il consorzio che gestisce la piscina di Cosenza, e alcuni istruttori nel processo a loro carico per la morte del piccolo Giancarlo Esposito, il bambino che ha perso la vita in una delle vasche il 2 luglio 2014, lamentano impedimenti nell’acquisire elementi utili alla difesa dei loro assistiti. «Abbiamo chiesto – dicono i due avvocati – al giudice Marco Bilotta di verificare i vetrini, e siamo stati autorizzati. Però dal centro diagnostico “Ippocrate” ci è stato detto che la strumentazione è rotta ed occorre attendere almeno venti giorni per rimetterla a posto. Un inconveniente che rallenta il nostro lavoro e che potrebbe addirittura impedirlo, perché, qualora non si riuscisse a rimediare, saremmo costretti a presentare una richiesta all’ospedale, con la conseguenza di allungare in maniera spropositata i tempi con grave nocumento per la nostra linea di difesa».
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