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SAFETY CAR | Come agiva la banda dei ladri d’auto

CATANZARO I ladri d’auto che imperversavano in città e nei piccoli centri non potevano che  provenire da un’unica banda. I filmati di video sorveglianza mostravano ai carabinieri della stazione…

Pubblicato il: 21/02/2017 – 20:40
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SAFETY CAR | Come agiva la banda dei ladri d’auto

CATANZARO I ladri d’auto che imperversavano in città e nei piccoli centri non potevano che  provenire da un’unica banda. I filmati di video sorveglianza mostravano ai carabinieri della stazione di Gasperina furti perpetrati in un contesto spazio temporale circoscritto e con modalità «assolutamente sovrapponibili», scrive il gip Giulio De Gregori. La felice intuizione dei militari fa scattare le indagini, denominate “Safety car”, che coinvolgeranno la compagnia di Soverato e il comando provinciale di Catanzaro, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Graziella Viscomi. I servizi di osservazione pedinamento e controllo mettono subito gli investigatori sulle tracce della banda anche perché gli autori dei furti utilizzavano costantemente le stesse autovetture per recarsi sui luoghi in cui rubavano le macchine per poi condurle, utilizzando il metodo della “staffetta”, in luoghi sicuri. Ad avvicinare ancora di più gli inquirenti ai malviventi è stata anche l’abitudine che questi ultimi avevano nel percorrere sempre gli stessi percorsi. 
Sono bastati quattro mesi di attenta analisi dei filmati di video sorveglianza, agli uomini della polizia giudiziaria, per identificare con certezza le persone monitorate «le cui sembianze sono sta più volte ritratte nei frame estratti dai filmati». Inoltre, sulle auto usate per compiere i furti, i carabinieri avevano posizionato dei gps che hanno consentito un costante monitoraggio degli spostamenti della  banda e dei componenti che si muovevano a bordo delle stesse auto. Questa attività, scrivono i magistrati, si è rivelata «formidabile poiché tutte le vetture sottratte erano puntualmente recuperate dai carabinieri». Di più, la prontezza degli interventi spesso consentiva di recuperare la macchina rubata ancor prima che le vittime ufficializzassero la denuncia. 

COME AVVENIVANO I FURTI La banda era agile e tenace nei propri intenti. Un tecnica che gli inquirenti hanno definito «seriale e collaudata». Generalmente, dopo avere individuato l’auto da rubare, scrivono i magistrati, «i criminali ne forzavano l’apertura procedendo ad accensione con centralina neutra. Un’operazione velocissima prima di sfrecciare via e procedere all’estorsione ai danni del proprietario dell’auto, costringendolo a versare una somma di denaro in cambio della restituzione della vettura. «Tuttavia – scrivono i magistrati – l’intento neppure si concretizzava grazie al recupero immediato dei veicoli rubati». 
Le meticolose indagini condotte dagli inquirenti hanno portato a scovare una banda di 25 persone, di etnia rom, per le quali il gip ha disposto 20 arresti, quattro misure cautelai ai domiciliari e cinque indagati a piede libero.   

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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