Regione, se questo è un archivio
CATANZARO Fascicoli disseminati ovunque, documenti “spacchettati” in mille rivoli, che giacciono ammassati in locali inadeguati. E ancora arredi, vecchie apparecchiature, ragnatele e, in qualche caso…

CATANZARO Fascicoli disseminati ovunque, documenti “spacchettati” in mille rivoli, che giacciono ammassati in locali inadeguati. E ancora arredi, vecchie apparecchiature, ragnatele e, in qualche caso, la presenza di roditori. Il disastro degli archivi della Regione Calabria è forse l’emblema dell’approssimazione con cui viene gestita la res publica a queste latitudini. Tutto nasce dal fatto che la Cittadella regionale a Germaneto è stata progettata e realizzata senza locali destinati ad archivio o, comunque, in misura non congrua a ospitare l’enorme mole di materiale cartaceo che fa la storia di quarantacinque anni della Regione Calabria. Attualmente i documenti sono conservati – si fa per dire – in alcuni locali sparsi tra il centro di Catanzaro (in via Crispi, via Molè e in via De Filippis), Settingiano (nei locali dell’ex Bic Calabria che ospitano Fincalabra) e San Pietro Lametino (dove ha sede la Fondazione Terina). E così se serve una pratica non resta che mettersi in auto (capita pure che qualche dipendente poco incline al sacrificio si rifiuti) e andarla a recuperare. Un capolavoro, insomma.
Il problema di dotare la nuova sede della Regione di un archivio degno di questo nome è stato sottovalutato da tutte le amministrazioni che si sono succedute. Viene alla luce dopo l’elezione di Mario Oliverio. Il governatore intende fare subito il trasferimento nei nuovi uffici di Germaneto e fissa come deadline agosto 2015. Si succedono incontri su incontri, si completano gli ultimi lavori interni, si sollecita l’Anas a completare le strade esterne di collegamento, si attivano le utenze (elettriche, telefoniche), si fanno gli ultimi ritocchi, insomma si accelera tutto per soddisfare il diktat del presidente: tutti alla Cittadella.
Oltre agli aspetti tecnici, si curano quelli amministrativi, vengono disdetti i contratti di locazione dei fabbricati utilizzati come sede degli uffici, viene individuata l’impresa che dovrà effettuare i traslochi avvalendosi di società già affidataria di servizi gestiti da Consip e viene costituito un apposito gruppo di lavoro interdipartimentale, composto da dirigenti e funzionari delle varie strutture competenti, al fine di curare il raccordo tra le strutture coinvolte ed effettuare il monitoraggio degli adempimenti per evitare ritardi o criticità. Il coordinamento del gruppo viene affidato al capo Gabinetto del governatore, Gaetano Pignanelli, e all’ingegnere Francesco Amoruso, presidente della commissione di collaudo della Cittadella.

Insomma, tutto è in movimento con grande celerità per arrivare al tanto atteso trasferimento in Cittadella. Il primo a trasferirsi è, ovviamente, il presidente con l’ufficio di Gabinetto e il suo staff di segreteria.
Poi, a seguire, secondo un calendario programmato, tutti gli altri uffici. E qui cominciano le grane. Man mano che si provvede al trasloco, sorge, infatti, il problema di dove sistemare gli arredi (armadi, scrivanie, tavoli, sedie, ecc.), ma soprattutto dei fascicoli d’archivio dei vari dipartimenti di cui man mano si va avanti ci si rende conto dell’enorme quantità. L’operazione trasloco rischia rallentamenti o il blocco. Riunioni d’urgenza dalle quali scaturisce, comunque, l’assoluta necessità di portare tutto a compimento nei termini stabiliti.
All’interno della Cittadella, però, non c’è sufficiente spazio per tutto. E così si corre ai ripari, portando negli immobili regionali di proprietà rimasti liberi cumuli di carta, scaffali, armadi, fotocopiatori e macchine da scrivere fuori uso, messi uno sopra l’altro, riempiendo tutti gli spazi alla rinfusa, senza fare neppure le variazioni d’inventario. Ma poiché tali locali non bastano, si utilizzano anche quelli in affitto, pur di dare una ubicazione a tale enorme e impressionante massa di carte e arredi. Una scelta che doveva essere del tutto temporanea in attesa di una soluzione al problema.
Soluzione rappresentata dalla dematerializzazione del materiale cartaceo. E proprio per dare seguito a ciò la giunta regionale approva una delibera con la quale impartisce direttive ai dipartimenti per procedere allo scarto degli atti d’archivio, impone la nomina di commissioni di scarto, nomina un responsabile della gestione dei flussi documentali e degli archivi e demanda al segretario generale il coordinamento delle attività con obbligo a tutti i dipartimenti di inviare ogni 30 giorni il monitoraggio delle attività compiute, evidenziando che tale attività sarebbe stata valutata ai fini del raggiungimento degli obiettivi, pena la decurtazione dell’indennità di risultato.

Si illude chi pensa che in questo modo il problema possa essere risolto. Non tutti i dipartimenti, infatti, hanno proceduto alla selezione. E anche chi ci ha provato, talvolta lo ha fatto in maniera parziale. Provare per credere: ad agosto nello scorso anno viene emanato un decreto – reca la firma del segretario generale e del dipartimento Organizzazione – attraverso il quale viene costituita una commissione interdipartimentale per le procedure di selezione e scarto dei documenti appartenenti a più dipartimenti. Con quali risultati è facile immaginarlo. Non solo la spola per recuperare pratiche tra Germaneto, il centro di Catanzaro, Settingiano e San Pietro Lametino va avanti, ma la Regione continua a pagare fitti per conservare documenti che ben potrebbero essere eliminati.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it