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Rifiuti industriali nelle fogne e nei terreni, "Agrumaria reggina" nei guai

REGGIO CALABRIA Scarti di produzione e acque reflue industriali sversati nelle fogne comunali, residui di lavorazione abbandonati su terreni incolti di tutta la provincia e lì lasciati a marcire, sen…

Pubblicato il: 16/03/2017 – 18:56
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Rifiuti industriali nelle fogne e nei terreni, "Agrumaria reggina" nei guai

REGGIO CALABRIA Scarti di produzione e acque reflue industriali sversati nelle fogne comunali, residui di lavorazione abbandonati su terreni incolti di tutta la provincia e lì lasciati a marcire, senza sistema di impermeabilizzazione alcuno. Sono innumerevoli episodi di questo genere ad aver messo nei guai titolari e dirigenti di “Agrumaria reggina”, nota azienda produttrice succhi di frutta, concentrati, materie prime (aromi, olii essenziali, puree e cellule) ed emulsioni.

PROMESSE DA AGRUMARIA Una piccola eccellenza reggina, quanto meno a fatturato. Meno in materia di rispetto delle norme ambientali. Con buona pace dei proclami con cui Agrumaria reggina sul proprio sito assicura che «essere conformi agli standard non basta, è necessario essere protagonisti attivi per tutelare e curare il nostro territorio», annunciando di aver «implementato un sistema sia per la depurazione dell’acqua che per il riutilizzo degli scarti di lavorazione per favorire la sostenibilità ambientale».

L’INCHIESTA Peccato che non sia esattamente così. O almeno, così sostengono i pm Stefano Musolino e Sara Amerio, che hanno chiesto il giudizio sia per il legale rappresentante della ditta Paolo Antonio Chirico, il direttore dello stabilimento Orazio Paolo Chirico e il responsabile di produzione, Consolato Luca Pellicanò, tutti accusati di svariati episodi di violazione di una serie di norme ambientali, per aver fatto circolare e sversato in modo inadeguato i rifiuti prodotti dall’Agrumaria reggina.

I “COMPLICI” Un modo per abbattere i costi di smaltimento, sostengono gli investigatori, che ha potuto contare sulla complicità dei titolari di diverse aziende zootecniche del circondario. Si tratta di Cosimo Chirico, Francesco Morena, Giuseppe Melissari, Giuseppa Zambelletti, Francesco Garamuglia, Vincenzino Garamuglia, Domenico Tomasello, Antonio Carmelo Fallara, Antonio Battesino Cartisano, Antonia Vadalà e Vincenzo Fortugno.

ANIMALI BULIMICI A tutti loro – quanto meno formalmente – sarebbero stati venduti gli scarti di produzione. Peccato che a detta di inquirenti e investigatori, il cosiddetto “pastazzo di agrumi” fosse di gran lunga superiore alle esigenze alimentari degli animali posseduti dalle varie aziende. Non a caso, tonnellate e tonnellate di quei rifiuti sono state rintracciate su campi e terreni sparpagliati fra Reggio Calabria, Terreti, Santo Stefano in Aspromonte e Scilla.

RIFIUTI NELLE PERLE TURISTICHE Per questo motivo nei guai sono finiti anche i proprietari che hanno offerto i propri terreni per sversare i rifiuti. Si tratta di Angela Versaci, Claudio Pagan, Maria Gioffrè, Antonio Trapani Lombardo e Domenico Ventura.
Gli scarti della “Agrumaria reggina” venivano abbandonati su campi privi di sistema di impermeabilizzazione, dove regolarmente rimanevano a marcire, appestando l’intera zona. Una “soluzione” che ha reso intere aree inavvicinabili, ma che all’azienda ha fatto guadagnare non poco. Per gli inquirenti, Agrumaria reggina ha incassato infatti un giusto profitto superiore ai 160mila euro.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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