Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 19:37
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Persi i fondi per il Museo della musica, scoppia la polemica

CATANZARO È destinata a trascinarsi per qualche tempo la polemica relativa a un bando della Presidenza del Consiglio dei ministri a cui alcune associazioni, in partenariato con il Comune di Catanzaro…

Pubblicato il: 22/03/2017 – 18:40
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Persi i fondi per il Museo della musica, scoppia la polemica

CATANZARO È destinata a trascinarsi per qualche tempo la polemica relativa a un bando della Presidenza del Consiglio dei ministri a cui alcune associazioni, in partenariato con il Comune di Catanzaro, erano riuscite ad avere accesso per la realizzazione di un museo della musica con annessa scuola di liuteria da realizzare in un edificio pubblico del capoluogo. Un finanziamento di circa 200mila euro, da portare avanti per almeno cinque anni, e che, scaduti i termini per la presentazione della documentazione definitiva, non sarà più destinato a Catanzaro.
Le responsabilità, stando a quanto ha detto nel corso di una conferenza stampa Danilo Gatto, ideatore del progetto e rappresentante delle associazioni, sarebbero da imputare al «sindaco e al presidente del consiglio comunale (Sergio Abramo e Ivan Cardamone, ndr), che inizialmente avevano sostenuto il progetto e poi lo hanno mollato».
La cronistoria che Gatto riporta in conferenza stampa, ripercorre l’iter della pratica: il progetto, facente riferimento a un bando del 2013 già avviato a Isca sullo Ionio, nel Catanzarese, era stato spostato su Catanzaro e prevedeva la realizzazione di un polo museale con la presenza di strumenti antichi e registrazioni musicali calabresi storiche, una liuteria con laboratorio per la realizzazione di strumenti musicali e corsi di formazione tenuti da professionisti del settore. Il tutto da realizzarsi con l’impiego di cinque Under 35 catanzaresi, all’interno del palazzo di proprietà comunale che ospita il conservatorio.
I termini dell’accordo prevedevano un impegno da parte del Comune di circa 12mila euro all’anno, sotto forma di compartecipazione alle spese di gestione. Il progetto era finalizzato alla nascita di una struttura capace di generare utile e lavoro per giovani calabresi.
Così, spiega Gatto, «il 2 agosto 2016, il sindaco scriveva una lettera con cui dichiarava la piena disponibilità a subentrare quale associato al posto del comune di Isca, mettendo a disposizione una parte del palazzo “Rossi”, mentre il 26 agosto, in consiglio comunale, magnificava l’iniziativa inserendola nel quadro dell’offerta culturale del centro storico. La lettera di approvazione alle modifiche al progetto, da parte del Consiglio dei ministri, arrivava il 18 novembre, e il termine per inviare la documentazione era il 12 dicembre».
«La proposta di deliberazione – prosegue – viene depositata il 13 dicembre, a firma dei dirigenti di settore patrimonio e pubblica istruzione, con la comunicazione che se ne sarebbe discusso in aula al primo consiglio comunale utile. La riunione avviene il 22 dicembre, ma la proposta non era all’ordine del giorno, nonostante una mozione bipartisan ne avesse chiesto l’inserimento. Avviene quindi un fatto irrituale: alla proposta di deliberazione, arrivano degli emendamenti da parte della conferenza dei capigruppo, mentre di solito dovrebbero arrivare da parte delle commissioni consiliari o durante la discussione in aula. Così, dopo una mia sollecitazione del 9 gennaio, il 17 dello stesso mese il presiedente Cardamone mi illustra in un incontro quali sarebbero le criticità del progetto su cui intervenire con delle modifiche. A tutto ho risposto puntualmente, citando ciò che era contenuto nel testo del bando. Ad esempio, mi si diceva che non era possibile far pagare 3 euro di biglietto o che non era possibile dare in concessione quinquennale le sale del palazzo. Oppure mi è stato detto che era necessario spostare il progetto in un altra struttura, ma questa cosa avrebbe comportato la riformulazione di tutto l’iter di approvazione e avrebbe fatto decorrere i termini del bando. Inoltre, curiosamente, tra i compiti riservati al Comune, oltre a quelli contenuti nel bando come il supporto alla comunicazione a cura dell’ufficio stampa comunale, era stata inserita anche la compartecipazione comunale alla gestione del museo e alla creazione di un nuovo ufficio stampa del museo».
La pratica, comunque, non è mai arrivata a essere discussa nell’Aula Rossa e nei giorni scorsi i termini del bando sono scaduti, decretando la fine anticipata del progetto: «Dispiace che sia andata così – conclude Gatto – avremmo portato in dote alla città circa 50 mila euro in strumenti antichi, altri 20mila in migliorie strutturali necessarie ad adeguare le sale al museo e altri 30mila in attrezzature. Ritengo, in questa sede, di aver dimostrato come la condotta non sia stata casuale, ma causale: le 6 associazioni hanno subito un danno, vedremo in che modo sarà ristorato».
La vicenda però è destinata a non chiudersi sulle parole di Gatto: già per la tarda mattinata di giovedì, infatti, il presidente del consiglio comunale Cardamone ha indetto una conferenza stampa in cui racconterà la sua versione dei fatti.

Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x