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Gratteri: «La Brexit? Un assist alla 'ndrangheta»

ROMA «La Brexit? Può rappresentare un vantaggio per le mafie e, quindi, anche per la ‘ndrangheta». A dirlo in un’intervista pubblicata dal Sole 24 Ore è il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nic…

Pubblicato il: 04/04/2017 – 5:57
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Gratteri: «La Brexit? Un assist alla 'ndrangheta»

ROMA «La Brexit? Può rappresentare un vantaggio per le mafie e, quindi, anche per la ‘ndrangheta». A dirlo in un’intervista pubblicata dal Sole 24 Ore è il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri. Secondo il magistrato «da più parti e da tempo ormai, sono stati posti in luce quegli aspetti del sistema societario e finanziario britannico che hanno fatto si che il Regno Unito, e Londra in particolare, siano diventati una sorta di porto sicuro per gli investimenti dei capitali mafiosi e, altresì, un luogo dove trovare efficienti servizi per la realizzazione di complesse strutture societarie create al solo scopo di favorire il riciclaggio dei soldi sporchi. È infatti noto come il Regno Unito, le Dipendenze della Corona, i Territori d’Oltremare e altre giurisdizioni nel mondo (Cipro, Nuova Zelanda, Seychelles e Belize solo per citarne alcuni) siano luoghi dove prosperano una vasta serie di soggetti e di società di servizi che si adoperano al fine di costituire società schermo e di fornire alle stesse amministratori di facciata attraverso i quali agevolare la commissione di reati di natura finanziaria, fiscale e societaria».
Secondo Gratteri, «contrariamente a quanto spesso si legge in pubblicazioni anche di una certa importanza, è sempre stato, almeno fino a pochi anni fa, difficile rintracciare prove evidenti circa la presenza del crimine organizzato italiano nel Regno Unito. Nonostante ciò, come da più parti indicato, si dà per scontato che le organizzazioni criminali italiane abbiano infiltrato il tessuto economico britannico e, secondo quanto riferito dai più influenti ambienti giornalistici, accademici e intergovernativi, stanno sfruttando le possibilità offerte dal mercato del Regno Unito cosi come stanno traendo vantaggio dalle debolezze del medesimo sistema. Viene quindi da domandarsi come mai da un lato si dice che la presenza delle mafie sia massiccia e dall’altro per molti anni non si siano registrate inchieste da parte degli organi investigativi britannici. Si potrebbe dire che fino a quando la mafia non si palesa come nel caso di Duisburg in Germania la sua presenza non viene percepita. Va anche detto che certe economie che si basano molto sulla finanza e sul mercato dei capitali o che, per una serie di ragioni, attraggono enormi flussi finanziari da tutto il mondo, potrebbero aver sottostimato, per non dire tollerato o accettato, l’arrivo di capitali di dubbia provenienza e il ruolo svolto da certi faccendieri». 
«Nel corso degli ultimi anni – prosegue il capo della Dda di Catanzaro le indagini condotte in Italia hanno fornito conferme alle descritte ipotesi mettendo in luce come la ’ndrangheta abbia individuato nel Regno Unito un terreno fertile per poter mettere a frutto e gestire i suoi immensi profitti. Nel 2012 a Londra venne tratto in arresto un commercialista milanese che, per conto della cosca Bellocco di Rosarno e mediante le società da lui stesso costituite nel Regno Unito, favoriva il riciclaggio di milioni di euro dell’organizzazione criminale.
Nel febbraio 2013 la Dda di Reggio Calabria colpì gli interessi della ‘ndrina Iamonte di Melito Porto Salvo. Le indagini svelarono i rapporti della cosca con esponenti politici a livello locale e non solo. Fra gli arrestati ne figurava uno che risultava avere una residenza a mezz’ora di metropolitana da Buckingham Palace. Nel febbraio del 2015 si scoprì che un soggetto legato ai Nirta-Strangio aprì una società, del tutto fasulla, una di quelle che la Guardia di finanza definirebbe “cartiera” o “shell company”, al medesimo indirizzo londinese dove risultava falsamente risiedere la la persona arrestata due anni prima e affiliata agli Iamonte. Nell’ambito dell’operazione “Buongustaio”, condotta dalla Dda reggina con la Guardia di finanza, che negli ultimi due anni ha portato al sequestro di due tonnellate di cocaina purissima, è stata fatta luce sulla complessa organizzazione costruita dalla ‘ndrina di Natile di Careri. Fra gli altri è stata arrestata anche una donna brasiliana stabilmente residente nei pressi di Londra che aveva il compito di coordinare la raccolta dai clan del denaro destinato al pagamento delle forniture di cocaina. La donna si avvaleva di piccoli criminali di nazionalità inglese che, in qualità di corrieri, si recavano in Calabria a ritirare i contanti da portare a Londra. Da qui il denaro, sia attraverso alcune società britanniche che per mezzo di altri corrieri, finiva nella casse dei cartelli dei produttori».
«Come detto in precedenza – conclude Gratteri – prima di queste indagini si poteva solo presumere che, come ad esempio in Germania, la ‘ndrangheta avesse gettato proprie basi o si fosse in qualche modo dotata di connessioni ad essa funzionali nel Regno Unito. Mancavano però evidenze processuali. Alla luce di tali risultanze le ipotesi lasciano il campo alle risultanze investigative».

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