Operazione-verità sulla norma “anti Wanda Ferro”
REGGIO CALABRIA Questa volta Wanda Ferro intende andare fino in fondo. Accelera, la consigliera regionale del centrodestra, e spera di arrivare conoscere l’identità della “manina” occulta che ha modi…

REGGIO CALABRIA Questa volta Wanda Ferro intende andare fino in fondo. Accelera, la consigliera regionale del centrodestra, e spera di arrivare conoscere l’identità della “manina” occulta che ha modificato, sul finire della passata legislatura, la legge elettorale calabrese in termini incostituzionali, lasciando senza seggio (un inedito da quando esiste l’elezione diretta del presidente della Regione) il miglior candidato perdente alla carica di governatore. Una norma, in qualche modo, pensata ad escludendum per i competitor di Mario Oliverio, grande favorito alla vigilia della Regionali 2014.
Nei giorni scorsi la leader dell’opposizione a Palazzo Campanella ha depositato in Consiglio regionale la richiesta – sottoscritta dai consiglieri del gruppo misto Mimmo Tallini, Fausto Orsomarso e Mario Magno –per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta. «Un atto doveroso», spiega adesso Ferro. Pensato anche per chi come Giuseppe Mangialavori, «ha lavorato per due anni con capacità e coerenza ed oggi si trova fuori dall’assemblea».
Adesso si tratterà di capire se la richiesta, avanzata secondo quanto prevede l’articolo 32 dello Statuto regionale, verrà accolta. Fuori dall’ufficialità, il presidente dell’assemblea Nicola Irto ha già fatto sapere che «non la ostacolerà». E lo stesso avrebbero assicurato altri big della maggioranza di centrosinistra. Con molto ritardo, insomma, si cerca di correre ai ripari.
In quella che può essere ricordata come una delle sedute più buie per la democrazia calabrese, il Consiglio (in maniera bipartisan) modificò la legge elettorale poco prima del voto e quando la legislatura aveva già esaurito il suo corso, sortendo effetti che si sono rivelati completamente differenti dagli obiettivi dichiarati di adeguarsi ai rilievi mossi dal governo sulla precedente legge. Ferro, sul punto, prova a restare prudente e far prevalere le ragioni del diritto: «Si tratta di una questione di rilevante interesse generale poiché riguarda norme che sono a garanzia dei diritti democratici e dell’effettivo rispetto della sovranità popolare. Tutto ciò senza contare che esiste il fondato dubbio che vi possano essere ulteriori profili d’incostituzionalità della legge elettorale che sono stati paventati dalla Corte costituzionale, ma sui quali non vi è stata pronuncia perché non sottoposti al vaglio della Consulta».
Se l’operazione-verità sortirà effetti è ancora presto per dirlo, certo è che la commissione d’inchiesta potrebbe aiutare a capire meglio i contorni del cortocircuito creato da politici e burocrati in occasione dell’approvazione della legge elettorale. «La posta in gioco non è quella dell’assegnazione di un seggio in Consiglio regionale – scandisce ancora Ferro –, ma l’affermazione della piena legalità delle istituzioni e la tutela dei principi di democrazia». Qualcuno proverà a fare un po’ di luce sulla notte dei lunghi coltelli che si consumò tre anni fa nell’Astronave calabrese?
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it