BUSINESS DEI MIGRANTI | Spagnuolo: «Messa sotto i piedi la dignità delle persone»
COSENZA «È la prima indagine in Italia sul caporalato che siamo riusciti ad applicare in un contesto assolutamente grave perché le persone coinvolte in questo mercimonio sono soggetti deboli». Lo ha…

COSENZA «È la prima indagine in Italia sul caporalato che siamo riusciti ad applicare in un contesto assolutamente grave perché le persone coinvolte in questo mercimonio sono soggetti deboli». Lo ha detto il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo illustrando i dettagli dell’operazione che venerdì mattina ha portato alla esecuzione di 14 misure cautelari per lo sfruttamento degli immigrati. Si tratta di un’operazione, coordinata dal procuratore Spagnuolo e condotta dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e dal sostituto Giuseppe Cava. I carabinieri del comando provinciale e i colleghi della stazione di Camigliatello Silano hanno eseguito due misure cautelari in carcere, quattro ai domiciliari e otto obblighi di dimora nei confronti di gestori di un centro di accoglienza e datori di lavoro. Tutti accusati, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d’ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. È il primo caso in Italia di applicazione della nuova legge sul caporalato. La struttura di accoglienza nella quale si sarebbero verificati gravi episodi di sfruttamento è il cas Santa Lucia di Camigliatello Silano, del Centro giovanile jonico.
LE PERSONE COINVOLTE Il gip Salvatore Carpino ha disposto la misura cautelare in carcere nei confronti di Vittorio Francesco Imbrogno di Spezzano Sila e Corrado Scarcelli, residente a Spezzano Piccolo. Domiciliari per Giorgio Luciano Morrone, Luca Carucci, Fulvio Serra, Gianpaolo Serra. Obbligo di dimora per Franco Provato, Gianluca Gencarelli, Renato Gabriele, Giuseppe Gabriele, Giorgio Gabriele, Vincenzo Perrone, Salvatore Perrone e Vincenzo Paese.
Le indagini erano iniziate a settembre del 2016 sotto la direzione del procuratore aggiunto Marisa Manzini, e del sostituto procuratore Giuseppe Cava, e il coordinamento del procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo. Gli elementi raccolti dai militari hanno permesso di accertare che i rifugiati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati da due Centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano e portati a lavorare in campi di patate e fragole dell’altopiano della Sila cosentina o impiegati come pastori per badare agli animali da pascolo.
SPAGNUOLO E MANZINI: LESA LA DIGNITÀ UMANA «La cosa terribile – ha aggiunto Spagnuolo – è che è stata messa sotto i piedi la dignità delle persone che il nostro articolo 2 della Costituzione sancisce. Con quale coraggio chiediamo aiuto agli altri se trattiamo i nostri simili così. Non è stato semplice condurre questo lavoro ed è per questo che un plauso va alla dottoressa Manzini e al sostituto Cava anche per la sensibilità mostrata in questa indagine. Encomiabile il lavoro della stazione dei carabinieri di Camigliatello e del comando provinciale di Cosenza. Dalle indagini è emerso che esisteva la consapevolezza che si era messo in piedi un sistema illegale. Infatti, una delle persone che faceva parte di questa organizzazione, alla fine, ha confermato l’esistenza di un sistema di sfruttamento».
Il procuratore aggiunto Manzini si è complimentata con i carabinieri per il lavoro svolto perché «è stata una attività investigativa possibile grazie all’impegno dell’Arma. Tutto nasce – ha spiegato – da una iniziale denuncia fatta da un migrante che non tollerava più la situazione. C’è stato il coraggio di queste persone di denunciare e da quel momento si è sviluppata una attività di indagine che ha svelato l’esistenza di una vera e propria agenzia del caporalato. Dopo il primo migrante che ha denunciato, abbiamo ascoltato una trentina di altri migranti che hanno confermato la terribile situazione poi scoperta. I gestori del centro cedevano i migranti alle aziende agricole in condizioni lesive della dignità umana. Dobbiamo allora riflettere sul ruolo dei centri di accoglienza. Qui si contesta inoltre il reato di tentata truffa e anche di abuso di ufficio. Le attività di indagine sono state principalmente quelle tradizionali di pedinamento e intercettazioni».
Il sostituto Cava ha sottolineato come i migranti «lavoravano per undici ore al giorno con paghe minime. Alcune intercettazioni sono state agghiaccianti sotto l’aspetto umano. La tentata truffa è stata documentata perché i cas dislocavano i migranti nelle aziende agricole pur incassando la quota che spetta per ogni migrante». Per il colonnello Fabio Ottaviani, comandante provinciale dei carabinieri, è un paradosso sfruttare i migranti in una terra che non ha lavoro. È un gioco al ribasso. Stiamo arretrando dal punto di vista sociale. Adesso stiamo valutando se arrestare, in flagranza di reato, uno dei proprietari delle aziende agricole perché durante una nostra attività di indagine, infastidito, ha continuato a dare disposizioni ai migranti per la raccolta delle fragole».
Sul futuro del centro di accoglienza coinvolto, il procuratore Spagnuolo ha spiegato che «adesso qualsiasi provvedimento spetta alla Prefettura che si sta già occupando del caso».
Il giro potrebbe allargarsi. «Ci sono indagini in corso e l’attività sta proseguendo», ha concluso l’aggiunto Manzini.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it