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Confiscati i tesori d'arte di Gioacchino Campolo

REGGIO CALABRIA Beni di interesse storico-artistico, del valore di 150 mila euro, sono stati confiscati dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria e del Comand…

Pubblicato il: 10/05/2017 – 6:18
Confiscati i tesori d'arte di Gioacchino Campolo

REGGIO CALABRIA Beni di interesse storico-artistico, del valore di 150 mila euro, sono stati confiscati dai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria e del Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri-Nucleo di Cosenza che hanno eseguito, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale della città dello Stretto, una misura di prevenzione patrimoniale, disposta dalla locale sezione misure di prevenzione del Tribunale. Destinatario del provvedimento è Gioacchino Campolo, noto imprenditore reggino, detto il “re dei videopoker”, contiguo, secondo gli inquirenti, alle cosche di ‘ndrangheta Audino, Zindato, Libri e De Stefano e condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso e già sottoposto alla misura personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per 4 anni. I beni confiscati sono costituiti da opere d’arte in marmo bianco e policromo risalenti ai secoli XVII XVIII. Si tratta di un altare-fontana da chiesa, composto da 6 pezzi del valore di 25 mila euro; di due statue raffiguranti un personaggio maschile e uno femminile del valore complessivo di 120mila euro e di una cornice-porticina di tabernacolo del valore di 5 mila euro. Il provvedimento di confisca costituisce la prosecuzione, sotto il profilo dell’aggressione patrimoniale ai beni riconducibili a Campolo, dell’operazione “Geremia”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dal Nucleo di polizia tributaria – Gico della Guardia di Finanza. Le indagini si erano concluse nel 2009 con l’esecuzione di 5 provvedimenti restrittivi personali nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, tra gli altri, dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori. La stessa Dda aveva delegato alla Guardia di Finanza ulteriori indagini di carattere patrimoniale volte all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili all’imprenditore. 
Le opere confiscate, frutto di diversi sequestri e «definitivamente recuperate – si legge in una nota della Procura della Repubblica reggina – attraverso la positiva sinergia istituzionale tra il Tribunale di Reggio Calabria-sezione Misure di prevenzione, la locale Procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, la Guardia di finanza e il Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri della Calabria», sono ora custodite dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e in esposizione al pubblico all’interno di una sala del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” di Reggio Calabria con altri 125 dipinti d’autore già confiscati, nell’ambito di una mostra permanente delle opere d’arte confiscate alla mafia intitolata “A tenebris ad lucem-L’arte ritrovata torna bene comune”.

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