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Il capofamiglia vessato: «Così mi sono ribellato agli usurai»
COSENZA «Andavano davanti alla scuola di danza dove insegna mia moglie senza proferire parola. Sono fortemente scoraggiato e preoccupato. Ho paura per la mia famiglia». Ecco perché un 49enne cosentin…
Pubblicato il: 11/05/2017 – 19:20
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COSENZA «Andavano davanti alla scuola di danza dove insegna mia moglie senza proferire parola. Sono fortemente scoraggiato e preoccupato. Ho paura per la mia famiglia». Ecco perché un 49enne cosentino ha deciso di denunciare i suoi estorsori a cui era stato costretto a ricorrere per pagare un corso di formazione al figlio. I carabinieri della compagnia di Rende, giovedì mattina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, Giusy Ferrucci, su richiesta della Procura, nei confronti di due cugini cosentini di 50 e 48 anni, Roberto e Francesco Citro, accusati dei reati di usura aggravata dallo stato di bisogno ed estorsione.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo operativo radiomobile e della stazione di Rende, è stata avviata lo scorso febbraio in seguito alla denuncia presentata dalla vittima, che si era indebitato per poter pagare al figlio un corso di formazione professionale nel nord Italia. Purtroppo, l’uomo non riuscendo ad affrontare le spese per il mantenimento della famiglia, si era rivolto a dei conoscenti che si sono offerti di prestargli la somma di 3.500 euro pattuendo il tasso usuraio di 500 euro al mese. Ciò, non ha fatto altro che peggiorare la già grave situazione economica della vittima, alla quale veniva anche tolta l’autovettura come garanzia per il saldo del debito. Disperato, il 49enne ha infine trovato la forza di rivolgersi al comandante della Stazione carabinieri di Rende che lo ha convinto a denunciare i fatti.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo operativo radiomobile e della stazione di Rende, è stata avviata lo scorso febbraio in seguito alla denuncia presentata dalla vittima, che si era indebitato per poter pagare al figlio un corso di formazione professionale nel nord Italia. Purtroppo, l’uomo non riuscendo ad affrontare le spese per il mantenimento della famiglia, si era rivolto a dei conoscenti che si sono offerti di prestargli la somma di 3.500 euro pattuendo il tasso usuraio di 500 euro al mese. Ciò, non ha fatto altro che peggiorare la già grave situazione economica della vittima, alla quale veniva anche tolta l’autovettura come garanzia per il saldo del debito. Disperato, il 49enne ha infine trovato la forza di rivolgersi al comandante della Stazione carabinieri di Rende che lo ha convinto a denunciare i fatti.
«È UNA COSA LECITA» Le indagini sono state riscontrate dagli inquirenti anche attraverso un’intensa attività captativa. È il primo marzo scorso quando, Francesco Citro, intercettato dagli inquirenti, minaccia violentemente la vittima perché quei soldi servono per i carcerati. E a un certo punto della conversazione Citro insiste dicendo che quel pagamento è «una cosa lecita» e che se la vittima decidesse di rivolgersi alle forze dell’ordine commetterebbe «un’infamità». La situazione era grave anche perché il debito iniziale si era «praticamente raddoppiato in sette mesi».
L’INIZIO DI UN INCUBO Tutto era iniziato quando nell’estate del 2016 la vittima aveva incaricato una finanziaria per rinegoziare il mutuo da restituire grazie alla cessione del quinto dello stipendio. La rinegoziazione era necessaria per trovare i soldi per pagare le spese di alloggio e studio del figlio fuori dalla Calabria. Il cosentino aveva firmato il contratto di affitto del figlio pensando di avere quei soldi subito, ma così non è stato. Preso dalla disperazione si confidò proprio con uno degli arrestati mentre si trovava al suo deposito di autovetture. Uno dei due cugini lo rassicurò dicendogli che gli avrebbe trovato la somma in tempi brevi da restituire con un interesse di 500 euro al mese. È così la vittima è entrata in un tunnel di minacce, vessazioni e continue richieste di denaro. Se non avesse dato tutto quel denaro – che intanto era aumentato – Roberto Citro gli disse che se non avesse pagato subito «sarebbe successo un casino e i suoi amici sarebbero venuti a trovarmi». Ma a quell’incontro la vittima era andato munito di registratore e ha registrato la conversazione.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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