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Mileto, 15enne uccide un coetaneo per gelosia

VIBO VALENTIA Un diciannovenne si è presentato martedì sera ai carabinieri di Vibo Valentia per rendere dichiarazioni spontanee in merito all’omicidio di Francesco Prestia Lamberti ucciso nella ser…

Pubblicato il: 30/05/2017 – 8:11
Mileto, 15enne uccide un coetaneo per gelosia

VIBO VALENTIA Un diciannovenne si è presentato martedì sera ai carabinieri di Vibo Valentia per rendere dichiarazioni spontanee in merito all’omicidio di Francesco Prestia Lamberti ucciso nella serata di ieri a Mileto da un quindicenne. Il giovane potrebbe essere colui che ha accompagnato i due ragazzi nell’uliveto in cui poi è avvenuto il delitto. Non è escluso quindi che abbia assistito all’omicidio anche se potrebbe esserne stato all’oscuro.

LA TRAGEDIA Una lite per questioni banali, forse per una ragazzina “contesa”, poi gli spari. Uno, due, tre, in rapida successione. E sul terreno resta il corpo di Francesco Prestia Lamberti, un ragazzino dalla faccia pulita che a luglio avrebbe compiuto appena 16 anni. Ad ucciderlo un altro ragazzino, addirittura di un anno più piccolo. Un quindicenne che all’appuntamento col “rivale” si è presentato con una pistola detenuta legalmente dal nonno e sottratta al congiunto chissà quando. Teatro della tragedia – «agghiacciante» l’ha definita un investigatore per l’età dei protagonisti – avvenuta nella tarda serata di lunedì, un uliveto nelle campagne di Mileto, piccolo comune collinare di 6000 abitanti alle pendici del monte Poro, a una dozzina di chilometri da Vibo Valentia. Subito dopo avere sparato, il quindicenne si è recato dai carabinieri di Mileto, costituendosi, e dando indicazioni ai militari su dove trovare il corpo dell’amico. Perché i due erano amici. Frequentavano la stessa scuola, l’Itis di Mileto, talvolta uscivano insieme, in gruppo, per le strade del paese. E sui loro profili Facebook ci sono alcuni scambi di messaggi accompagnati dalle immancabili faccine. Nelle foto sul social Francesco appare come un giovane sorridente, allegro. 

LA GELOSIA Occhi chiari e capelli tirati all’indietro appare più grande della sua età. Un ragazzo gioviale e tranquillo lo descrivono tutti. Il classico bravo ragazzo, anche a scuola. Il quindicenne, invece, nelle foto su Facebook sembra ancora più piccolo dell’età che ha. E sulle spalle porta un cognome pesante. Suo padre è considerato dagli investigatori un elemento di spicco di una cosca di ‘ndrangheta del Vibonese, ed è stato arrestato, insieme ad altri suoi figli, nel gennaio scorso nell’ambito di un’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia tributaria-Gico della Guardia di finanza di Catanzaro e coordinata dalla Dda del capoluogo calabrese. Un’inchiesta, denominata Stammer, che ha permesso di sgominare un traffico internazionale di droga gestito dalle principali cosche del vibonese, e di sequestrare, direttamente in Colombia, otto tonnellate di cocaina pronte ad invadere il mercato italiano che avrebbe fruttato all’organizzazione criminale un miliardo e 600 milioni di euro. La criminalità, tuttavia, non sembra essere protagonista in questa tragedia. Quale sia il movente, se veramente sia nato tutto per una rivalità in amore, il quindicenne probabilmente lo ha raccontato al pm della Procura dei minori di Catanzaro che lo ha interrogato stamani per diverse ore nella caserma dei carabinieri di Vibo Valentia. Ma su questo, come su altri aspetti della vicenda, i magistrati hanno imposto uno stretto riserbo per non pregiudicare le indagini in corso.

I DUBBI CHE RESTANO I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e quelli di Mileto, infatti, sono ancora impegnati nelle indagini per fugare qualsiasi dubbio ci possa essere nel racconto del quindicenne. Sul luogo dell’omicidio, dalla nottata e per tutta la mattinata, hanno lavorato i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche del Comando provinciale alla ricerca di ogni minima traccia, ogni minimo indizio che possa servire a ricostruire fedelmente quanto avvenuto. Allo stato, secondo quel poco che è trapelato dal riserbo imposto, non ci sarebbero dubbi su quanto avvenuto, ma prima di chiudere la pratica, investigatori ed inquirenti vogliono fare tutti gli accertamenti del caso. Tra questi anche l’autopsia del povero Francesco, in programma domani all’istituto di medicina legale di Vibo Valentia. Il primo aspetto che gli investigatori vogliono capire è cosa ci facessero i due ragazzi in aperta campagna in tarda serata. E come i due ci siano arrivati.
Al riguardo i rilievi dei tecnici della scientifica forse potranno fornire indicazioni su quali e quanti mezzi siano transitati nella zona, anche se la strada sterrata non aiuta. Inquirenti ed investigatori, infatti, vogliono essere certi che sul luogo del ritrovamento del cadavere non vi fossero altre persone. Così come intendono stabilire con assoluta certezza che il delitto sia stato compiuto dove ha indicato il quindicenne per escludere definitivamente l’ipotesi che l’omicidio sia stato compiuto altrove e il corpo spostato successivamente. Inoltre, manca ancora all’appello la pistola usata per compiere il delitto che non è stata consegnata dal ragazzino e non è stata trovata nelle vicinanze del corpo di Francesco. Una vicenda, dunque, che nella sua drammaticità potrebbe portare anche ad ulteriori sviluppi.

 

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