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La Fidapa premia l'artista Ingrid Carbone

Venerdì 9 giugno al Piccolo Teatro dell’Università della Calabria la pianista Ingrid Carbone ha ricevuto il Premio “Donna del Sud” 2017 dalla Fidapa Bpw Italy (Sezione di Rende), che è stato istitu…

Pubblicato il: 16/06/2017 – 5:08
La Fidapa premia l'artista Ingrid Carbone

Venerdì 9 giugno al Piccolo Teatro dell’Università della Calabria la pianista Ingrid Carbone ha ricevuto il Premio “Donna del Sud” 2017 dalla Fidapa Bpw Italy (Sezione di Rende), che è stato istituito nel 1999 e che, ogni due anni, viene conferito ad una donna meridionale che si sia particolarmente distinta negli affari, nelle professioni e nelle arti.
È la prima volta che tale premio viene assegnato ad una musicista. Ingrid Carbone, oltre ad essere un’eccellenza calabrese, è espressione di arte. Ha studiato al conservatorio di Musica di Cosenza, dove si è diplomata all’età di 19 anni ed ha avuto la sua formazione sotto la guida di Maria Laura Macario, poi Flavio Meniconi e infine il maestro Francesco Monopoli. Ha un curriculum artistico di livello internazionale che evidenzia i successi che la pianista sta riscuotendo sia per l’intensa attività concertistica che per i prestigiosi premi ricevuti. 
Dopo la cerimonia, introdotta dalla dottoressa Mirella Amato, presidente della Fidapa di Rende, cui sono intervenuti il Magnifico Rettore dell’Unical, Gino Crisci, e il direttore del conservatorio, Mà Giorgio Feroleto, Ingrid Carbone ha preso la parola per ringraziare e si è raccontata brevemente: ha ricordato i tempi del Conservatorio e poi l’Unical, dove si è laureata in Matematica a 21 anni con il massimo dei voti e la lode, e dove è ritornata dopo aver vinto il concorso da ricercatore a Bari.
Si è esibita, presentando un programma poco suonato, perché molto impegnativo tecnicamente e musicalmente.
Tuttavia ha incantato il pubblico presente per l’intensità dell’interpretazione. 
La prima parte del concerto è interamente dedicata alle Consolazioni di Franz Liszt. Ingrid Carbone decide di aprire il concerto suonando Liszt che è proprio l’autore che con le sue musiche riesce a far esprimere al meglio la pianista che è coinvolta mentalmente e fisicamente. Liszt, il “re del pianoforte” nel 1847 scrive “Per me viene il momento, a trentacinque anni, di infrangere la mia crisalide di virtuoso e di dare libera espressione alle mie idee” e così fa anche la pianista, che silascia coinvolgere e trasportare dei 6 pensieri poetici scritti la Liszt, che riappacificano gli animi e fanno sognare chi li ascolta. Il concerto continua con la Vallée d’Obermann, altra opera di Liszt, nata durante i suoi soggiorni in Svizzera. Con la Vallèe, Liszt intende trasformare il sublime della natura in musica, e in questo riesce bene anche la Pianista Ingrid Carbone che con la sua intensità e capacità musicale riesce ad esprimersi con leggerezza mostrando come nella musica, che è la massima espressione dell’arte, possiamo ritrovare la bellezza mistica del mondo che ci circonda con tutti i suoi più grandi panorami. Ingrid Carbone, così come Liszt, riesce a dimostrare che la natura non è soltanto immagine ma anche sentimento. La Vallée D’Obermann è un pezzo completo, fatto di giochi d’acqua, posti nostalgici ma immensamente belli. Sulle note di Franz Liszt, la Pianista ci accompagna tra le montagne Svizzere mostrandoci il sentimento di un viaggiatore che si perde nella grandezza e bellezza della natura. 
La seconda parte del concerto si apre con le trascrizioni di Franz Liszt di due lieder di Schubert su testo di Goethe. Il compositore Franz Liszt unisce il suo genio insieme a quello di Schubert ed è così che la grande poesia di Goethe viene trasformata in musica. Ingrid Carbone, in questi due brani cerca di rapire il pubblico raccontando due storie. Il primo brano è Gretchen am Spinnrade: una delle più grandi liriche del mondo viene trasformata in una musica all’altezza. La drammatica melodia che si ascolta non è altro che il canto di Margherita che cerca di esprimere tutto il suo doloroso e folle amore. Il secondo brano, invece, è Erlkoenig, il Re degli Elfi, è una ballata scritta da Goethe nel 1782, basata sulla storia di un bambino gravemente ammalato, che il padre, in un’ultima disperata cavalcata notturna, porta al vicino villaggio nel tentativo (vano) di salvargli la vita; in preda al delirio, il bambino crede di sentire la voce del Re degli Elfi, che lo chiama a sè. La trascrizione di Liszt, così come l’incantevole interpretazione della Pianista Ingrid Carbone permette di ascoltare tutta la drammaticità degli eventi: il galoppo, la voce del padre che cerca di rassicurare il figlio, la voce del bimbo, sempre più disperata e infine la voce del Re degli Elfi, dapprima suadente, poi diabolica. In entrambi i brani la Pianista riesce ad esprimere una profonda drammaticità che non da spazio a momenti di pause e di riflessioni, riesce così a coinvolgere il pubblico che rimane ad ascoltare in silenzio. È una corsa contro la speranza che come sempre non vede nessun lieto fine. 
Il concerto si conclude con il travolgente virtuosismo della parafrasi da concerto sul Rigoletto di Giuseppe Verdi. Non scontata ancora la scelta di Liszt – come rilasciato dalla pianista “Con Liszt, compositore dalla scrittura intensa, avverto che l’uditorio mi segue, distingue le ‘voci’ della storia”- , che in questo brano esplora tutte le potenzialità del pianoforte che diventa, così, orchestra che suona mentre accompagna i cantanti. La pianista Ingrid Carbone, partita da una realtà come quella di Cosenza ci concede il lusso di un viaggio nella musica che non conosce spazio nè tempo. Il pianoforte, che è ormai la sua esigenza fisica e psichica diventa il centro della sua anima. Riesce, in un totale di meno di un’ora e mezza a far cantare uno strumento e far sognare e innamorare un intero teatro. 

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