L'ambizione del jihadista: «Qui controllo una moschea» – VIDEO
CATANZARO Era arrivato in Italia il nove agosto del 2012, Hussien Abss Hamyar, 29 anni, con uno sbarco clandestino sulle coste baresi. Aveva già fatto richiesta di asilo Norvegia nel 2008, in Finland…

CATANZARO Era arrivato in Italia il nove agosto del 2012, Hussien Abss Hamyar, 29 anni, con uno sbarco clandestino sulle coste baresi. Aveva già fatto richiesta di asilo Norvegia nel 2008, in Finlandia nel 2009, in Germania nel giugno 2010 e, infine, in Danimarca nel novembre 2010.
All’interno dello Spar di San Nicola dell’Alto, in provincia di Crotone, gestito dalla cooperativa Agape viene fuori la personalità di Hussien. Intransigente, aggressivo, aveva un atteggiamento minaccioso nei confronti di coloro che «mantenevano una condotta di vita non rispettosa dei più integralisti precetti religiosi musulmani». Ma c’è di più, ci sono episodi che hanno fatto sì che l’indagato instaurasse un regime di timore nei confronti degli altri ospiti della struttura. «Addirittura, nei confronti di un ospite che aveva manifestato il proprio disprezzo verso l’Isis, l’indagato recandosi in cucina, aveva prelevato un coltello e, appoggiandolo alla gola di un operatore, aveva mostrato all’ospite che cosa gli sarebbe capitato se avesse continuato a denigrare l’organizzazione terroristica islamica», scrive il gip Assunta Maiore riportando le risultanze dell’indagine della Procura di Catanzaro e della Digos di Crotone.
E ancora, aggredisce un altro ospite Hassan Sayed Ajmal con una penna, colpendolo al volto perché questi lo avrebbe schernito durante la lettura del Corano per via della sua lunga barba.
Hussein non nasconde il suo credo e lo professa e non fa mistero di ritenere l’Isis «una cosa buona» come testimonia anche un assistente sociale dello Sprar. «Ha una chiara e spiccata indole violenta e una personalità assolutamente pericolosa», scrive il gip nell’ordina di custodia cautelare che condurrà Hussein in carcere con l’accusa di apologia dello Stato islamico e di associazione con finalità di terrorismo internazionale.
IL CONTROLLO DELLA MOSCHEA Ma Hussien non aveva generato paura solo all’interno dello Sprar di di San Nicola dell’Alto. Anche all’interno della moschea di Crotone, presso la quale è solito recarsi con frequenza settimanale, in occasione della preghiera del venerdì, aveva creato delle tensioni. Nelle conversazioni che gli agenti captano l’indagato si vanta di avere predicato davanti all’imam e a un gruppo di fedeli che «che sono rimasti ad ascoltarlo sino al termine del suo intervento». E pure critica l’imam al quale, a parere dello stesso, non piacerebbero i mussulmani. Ma, soprattutto, è convinto di avere il controllo della moschea e di incutere timore. «Qui ho il controllo di una moschea, parlo davanti ad altre persone… se non fai così qui non ti rispettano… io alla luce del sole dico le cose già loro alla luce del sole hanno paura di guardarmi…». Ma con l’imam di Crotone Hussien non è in sintonia. Questi, infatti lo avrebbe apostrofato come un pazzo, contestandogli di avere dei problemi psicologici per il fatto di essere un fervido osservante dell’ideologia mussulmana. Una considerazione che suscita la rabbia e l’indignazione dell’indagato, ferito nel proprio estremismo religioso.
LA “MISSIONE” Tra le cose più preoccupanti che gli inquirenti notano, inoltre, vi è una conversazione che il 29enne ha con la sorella a marzo scorso. Riferisce, infatti, che «nonostante qualcuno gli abbia chiesto di rientrare nel suo paese d’origine per fare la guerra santa, è necessario che in questo momento egli rimanga dove si trova, in quanto la sua missione, come sopra detto, è quella di redimere gli infedeli, riferendo espressamente che a queste persone dovrebbe essere tagliata la gola». «Sono cosi impuri che anche se leggi il Corano – dice Hussien – loro non hanno voglia di ascoltarti… posso raccontarti tanto fino a domani… e anche lui dice (ndt, riferito a Dio) che queste sono persone macchiate, timbrate alle quali dovrà essere tagliata la gola…».
DIVENTARE MULLAH Ad un suo interlocutore Hussien rivela di esser in contatto con un non meglio precisato mullah Ali col quale avrebbe discusso dell’auto proclamato Stato Islamico. Ma, soprattutto, il mullah Ali avrebbe proposto a Hussien il percorso per diventare mullah, ossia un imam. «Lo sa chi sono io… l’altro ieri ho parlato, mi ha detto: se tu vuoi seriamente ti aiuto io per ottenere la licenza e diventare mullah».
I VIDEO SU FACEBOOK «Questi martiri del profeta Muhammad ha parlato di loro, qualsiasi persona che fa la guerra fa la jihad, ammazza le persone in nome di Dio, solo il nostro Dio è il più grande! Innalza queste parole e mettile sopra tutti i programmi sopra tutte le parole. li profeta Muhammad ha detto questi sono martiri e non c’è bisogno di chiedere a nessun maestro o mullah, e non c’è bisogno di chiedere a nessun scienziato, ha confermato il profeta Muhammad quello che dico!». Questo è parte del discorso di un Mullah che Hussien aveva pubblicato su un profilo Facebook riconducibile all’indagato. Si approva il martirio e si precisa, come sintetizzano gli inquirenti: «che solo i veri combattenti, ovvero coloro i quali professano l’islam nella sua reale essenza, potranno considerarsi dei martiri e pertanto saranno gli unici a poter ambire ai benefici del paradiso».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it