SAN FERDINANDO «La nuova tendopoli di San Ferdinando, più che mostrare presunti limiti, come asserito dal comunicato del sindacato Usb, mostra, invece, l’articolato spessore di una risposta che lo Stato ha saputo dare a una presenza e a un fenomeno che negli anni era diventato inaccettabile, interrompendo una condizione di abbrutimento e di degrado e offrendo ai migranti nuovi e più elevati livelli di dignità, di sicurezza e di vivibilità». È quanto si legge in una nota del sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi. «Con i suoi servizi pone fine a una quotidianità di deprivazione caratterizzata anche da soprusi, prevaricazioni e pericolosa anarchia – spiega -. È solo una prima ma importante risposta dello Stato che testimonia, con la sua ordinata e diversificata capacità di accogliere, una matura sensibilità nei confronti di un fenomeno che deve essere governato con la dovuta fermezza ma anche con la necessaria umanità».
«Nel realizzare la nuova tendopoli – aggiunge Tripodi – sono stati tenuti in alta considerazione, oltre che gli immediati bisogni primari, anche i valori, l’antropologia, la cultura, i bisogni religiosi, sociali e culturali degli ospiti che vedranno rispettate anche le loro abitudini e preferenze alimentari. Non sono ignoti tutti gli altri problemi e criticità che fanno da corona al fenomeno migratorio e che sono causa di angustia e di afflizione per i migranti. La spinosità delle diverse problematiche però, impone a tutti di ricercare soluzioni ragionate e graduali, tesaurizzando i contributi migliori che possono venire dal mondo sindacale, dal volontariato e dalle associazioni e che andranno ad arricchire l’azione determinata e sapiente che lo Stato ha già esplicato schierando le sue migliori intelligenze».
«È questo il percorso che è necessario promuovere e sul quale vigilare – conclude il primo cittadino di San Ferdinando – affinché si possano dare contenuti utili e credibili alla parola integrazione che non deve restare un vuoto concetto retorico ma diventare condizione di rinascita e arricchimento per le nostre comunità che sono nate plurali e che nella pluralità di voci e di culture troveranno fonte di crescita e di nuova edificazione».
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