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Perché l’ex premier scontenterà i notabili dem

L’acqua è bassa e la papera non galleggia. Ricorrono a una metafora i calabresi attendati tra Montecitorio e Largo del Nazareno. E la battuta tradisce il nervosismo di un clima surreale dove tutti …

Pubblicato il: 25/01/2018 – 19:16
Perché l’ex premier scontenterà i notabili dem

L’acqua è bassa e la papera non galleggia. Ricorrono a una metafora i calabresi attendati tra Montecitorio e Largo del Nazareno. E la battuta tradisce il nervosismo di un clima surreale dove tutti sono tagliati fuori rispetto alla scelta dei candidati da presentare nei collegi uninominali calabresi e nel listino proporzionale.
Tutto è nelle mani di Renzi che sulle scelte da operare in Calabria ha preso già le sue decisioni ma si guarda bene dal comunicarle a chicchessia. Minniti correrà altrove, al suo posto «una figura – assicurano – che incarna il Pd calabrese come lo si vorrebbe e non come oggi è». Pare di capire che si tratta di un nome che scontenterà i notabili locali ma dovrebbe, per contro, ottenere consenso e fiducia da quanti sono in fuga «da questo Pd».
Del resto, non è un mistero il fatto che Renzi ha deciso di vedere la Calabria con occhi diversi da quelli dell’apparato che lo circonda. Qualche sindacalista, qualche esponente di rilevo del mondo cattolico, qualche operatore sanitario, qualche imprenditore vessato, qualche esponente del mondo del volontariato. Poi appunti e riflessioni, tracciati che si muovono attorno a nomi e territori: quando su qualche nome registra la convergenza di tutti, lo isola con un cerchietto e si va avanti.
Al governo regionale, quando accenna una protesta, manda a dire che sarebbe il caso di presentarsi a Roma con il consuntivo degli obiettivi raggiunti e il loro peso in termini elettorali, piuttosto che rivendicare candidature blindate. Corre, tra il “Transatlantico” e il Nazareno il richiamo alla presidenza di Agazio Loiero che, da governatore mise su una lista autonoma facendole raggiungere da sola il quorum per un seggio senatoriale, che andò a Pietro Fuda. Oggi invece…
Insomma, come ammoniva Andreotti, i voti non si raccolgono durante le elezioni ma molto prima.
Adesso potrebbe essere tardi e ne sono coscienti prima di tutto i protagonisti della vicenda politica calabrese. Ben per questo si trovano a bivaccare senza uno straccio di certezza e senza un minimo di informazioni su quel che sarà il verdetto del segretario nazionale. 
Nell’indeterminatezza generale c’è spazio per il siparietto tra Ernesto Magorno e Gigetto Meduri. Il veterano della Prima repubblica incontra il segretario (a sua insaputa?) regionale alla buvette di Montecitorio, fanno ala una decina di parlamentari uscenti a caccia di riconferma. «Ernesto – ammicca Meduri – so che tieni il partito in tasca. In una c’è la richiesta per la Bruno Bossio, nell’altra quella per la Covello e in un altra ancora Brunello Censore e Nicodemo Oliverio. Non vorrei che portando tutti questi pizzini al Nazareno ti confondi e dimentichi di tirar fuori proprio quello per la tua riconferma».
Vedovo di Demetrio Battaglia (i due politicamente erano una coppia di fatto) che ha scelto di staccare la spina e tornarsene a Reggio Calabria, il buon Magorno fa buon viso anche all’ironia di Meduri e alle frecciatine dei tanti peones alla ricerca di un capro espiatorio. Comunque andranno le cose una soddisfazione la porta a casa: oggi molti capiscono quanto è stato sciocco indebolire il partito e depotenziarne la segreteria. Un partito forte oggi avrebbe anche potuto dire la sua, invece è costretto ad attendere supinamente il verdetto renziano.
Magorno per onore di firma andrà all’incontro dei segretari regionali con Matteo Renzi con la sua lista di proposte. Anzi avrebbe già provveduto a lasciarla sul tavolo del segretario organizzativo Lorenzo Guerini. Che nel leggerla è balzato dalla sedia: “Latte Milupa, gocce Mylicon, pannolini misura due…”. Era la lista delle cose da prendere in farmacia per la figlioletta Anna, quella consegnata ai vertici del partito. 
Errore da stanchezza oppure raffinatissimo sfottò?

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