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Lsu-lpu, la Regione prova a rassicurare ma il M5s attacca

Il dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha risposto (come riportato qui) ai quesiti posti dal Ministero del Lavoro, dalla Prefettura di Catanzaro e dal c…

Pubblicato il: 05/02/2018 – 17:36
Lsu-lpu, la Regione prova a rassicurare ma il M5s attacca

Il dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha risposto (come riportato qui) ai quesiti posti dal Ministero del Lavoro, dalla Prefettura di Catanzaro e dal consiglio regionale delle Autonomie locali in merito alla proroga dei contratti a tempo determinato degli ex lsu-lpu. «In primo luogo – si legge in una nota del dipartimento Lavoro inviata a tutti gli enti interessati – la circolare chiarisce ogni equivoco interpretativo, derivante dall’obbligo per le pubbliche amministrazioni di conversione dei contratti rinnovati oltre i 36 mesi in contratti a tempo indeterminato. Il D. Lgs 75/2017, pur avendo apportato nuove disposizioni sulle assunzioni e l’impiego di lavoratori da parte delle pubbliche amministrazioni non abroga, ma conferma la norma circa il divieto di trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato. Relativamente alla possibilità di prorogare i contratti a tempo determinato, oltre il termine di 36 mesi, ai lavoratori contrattualizzati in applicazione della L. 147/2013, il Dipartimento della Funzione Pubblica, nella medesima nota rassicura e chiarisce che l’intenzione del legislatore è quella di garantire la prosecuzione dei rapporti di lavoro al fine di un definitivo superamento della condizione del precariato. Tale proroga, pertanto non è applicabile – continua la nota – solo nel caso in cui i contratti non abbiano superato i 36 mesi, in considerazione del fatto che, i rapporti si sono costituiti fin dal 2015 non per esigenze eccezionali e temporanee come previsto dall’art. 36 del D. Lgs 165/2001 per i contratti di lavoro a tempo determinato ordinari, ma in via preliminare per realizzare l’avvio di procedure di assunzione a tempo indeterminato. Il Ministero del Lavoro, infatti, in un’ottica di tutela e graduale inserimento in percorsi lavorativi, tesi al superamento del precariato dei medesimi lavoratori, ha già destinato risorse dello Stato per tre anni, a partire dal 2015. Lo stanziamento annuo, pari a 50 milioni di euro da parte dello Stato, quale compartecipazione alla spesa per la proroga dei contratti è confermato per l’anno 2018».
«La nota chiarisce altresì che, con l’art. 20, comma 14, del D.Lgs 75/2017 e la successiva circolare n. 3/2017 esplicativa del Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, si dispone che, le amministrazioni interessate possono applicare la proroga di questa fattispecie di contratti a tempo determinato. Si ricorda inoltre che, facendo riferimento all’effettivo avvio da parte degli Enti locali di percorsi di lavoro per l’assunzione a tempo indeterminato, questi lavoratori – fanno sapere dalal Regione – provenendo dal bacino storico Lsu/Lpu della Regione Calabria, con la definizione degli elenchi da parte del Dipartimento Lavoro, ai sensi dell’art. 4, comma 8, del Decreto Legge 101/2013, risultano inseriti in un percorso di stabilizzazione che, giustifica la possibilità di proroga finalizzata del contratto. Nella nota della Funzione pubblica, infine, richiamando il Decreto Interministeriale 8 ottobre 2014, art. 2, comma 5, prevede che, i lavoratori non assunti a tempo indeterminato alla scadenza del contratto di lavoro a tempo determinato, rientrano nel bacino, determinando una riduzione della tutela riconosciuta dal comma 223 della Legge 205/2017».
«In questo contesto, tuttavia occorre evidenziare che, nelle Convenzioni sottoscritte tra Ministero del Lavoro e Regione Calabria a partire dal 2015, i lavoratori avviati nel processo di contrattualizzazione a tempo determinato che nell’annualità successive non hanno trovato il rinnovo, sono stati esclusi da dette convenzioni, finanziate dal Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione. Tale situazione ha determinato di fatto – conclude la nota del dipartimento Lavoro – uno svuotamento del bacino storico dei lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della Regione Calabria, costituito solo da un esiguo numero di lavoratori non avviati nel percorso di stabilizzazione, ai sensi della Legge 147/2013. Alla luce di tutti i presupposti normativi sopra richiamati, appare evidente che, tale possibilità di rientro nel bacino, considerata la riduzione della tutela dei lavoratori, contraria ad ogni intenzione del legislatore in materia, non può che essere interpretata come ultima ipotesi, ove le amministrazioni non sono in grado di indicare alcuna prospettiva di stabilizzazione nel prossimo triennio 2018/2020, a causa dell’assoluto rispetto dei vincoli di legge».

NESCI: SPREGIUDICATA CACCIA AL VOTO «Adesso la deputata del Pd Enza Bruno Bossio e suoi megafoni chiedano scusa ai lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità, nonché agli amministratori locali, cui hanno mentito vendendo la favoletta della risoluzione del precariato per l’intera categoria e della proroga universale dei contratti». Lo afferma, in una nota, la deputata M5s Dalila Nesci, a seguito della circolare con cui la Funzione pubblica ha chiarito la vicenda della proroga dei contratti per gli Lsu-Lpu, che aveva messo in allarme sindaci e segretari comunali della Calabria. «Al netto – prosegue la parlamentare 5stelle – della spregiudicata caccia al voto da parte della Bruno Bossio, la Funzione pubblica ha spiegato che sono prorogabili soltanto i rapporti di lavoro con i soggetti, che abbiano superato i 36 mesi lavorativi, interessati alle procedure di stabilizzazione». «La Funzione pubblica – prosegue la deputata 5stelle – ha specificato che gli enti territoriali con vuoti in organico per determinate qualifiche procedono all’assunzione a tempo indeterminato dei soggetti collocati in un apposito elenco regionale, ancora da stilare. Tali assunzioni da parte degli enti territoriali sono però subordinate alla compatibilità con il loro fabbisogno e soggette ai pesanti vincoli finanziari di legge». «In merito alle risorse stanziate, la Funzione pubblica – aggiunge la deputata 5stelle – ha confermato che i 50 milioni dello Stato servono soltanto alla compartecipazione agli oneri derivanti dai contratti a tempo determinato dei lavoratori, per perseguire l’obiettivo, non ancora raggiunto nei tre anni precedenti, dell’avvio di percorsi assunzionali a tempo indeterminato». «Infine – conclude Nesci – la Funzione pubblica ha esplicitato il ritorno al bacino regionale degli Lsu-Lpu per quei lavoratori che gli enti territoriali non possano assumere. Morale della favola, tanti resteranno fuori dalle stabilizzazioni e saranno appesi alle scelte ignote della Regione a causa di questo pasticcio di Bruno Bossio e sodali, che, carte alla mano, si è rivelato un inganno elettorale, proprio come avevamo denunciato. Ora la Regione ha il dovere di dare risposte rapide agli esclusi dalle stabilizzazioni, per i cui diritti ci batteremo con determinazione».

BRUNO BOSSIO: «LA NESCI IMPARI A LEGGERE LA NORMA» «La deputata Dalila Nesci, che è la stessa deputata che il 19 gennaio 2016 ha presentato un emendamento per cancellare i 50 milioni destinati al finanziamento del secondo anno di contrattualizzazione degli lsu-lpu della Calabria, ha perso l’ennesima occasione per tacere». Così in una nota la deputata del Pd Enza Bruno Bossio. «Resta da chiedersi cosa abbia fatto in questi cinque anni, se ha davvero svolto la funzione di parlamentare o si è limitata a frequentare la Casaleggio associati, dove sono molto bravi ad insegnare come si producono le fake news ma evidentemente non come si legge correttamente un testo normativo».
«Certi di renderle un servizio – prosegue la parlamentare – affinché possa evitare figuracce in futuro glielo rileggiamo noi, testualmente:  “L’intenzione del legislatore appare chiara: nell’ottica di realizzare il superamento del precariato e garantire la prosecuzione dei rapporti di lavoro, la legge ripropone per l’anno 2018 la pro
secuzione dei rapporti. Non può intendersi che la misura sia applicabile solo nel caso in cui i contratti non abbiano superato i 36 mesi. Si presume che il legislatore sia consapevole che la misura stessa è rinnovata, con il citato comma 224, per il quarto anno e che la durata ordinaria massima del contratto a tempo determinato sia, nella circostanza, derogabile in quanto i rapporti sono stati costituiti fin dal 2015 non per esigenze temporanee o eccezionali, come previsto dall’articolo 36 del d.lgs. 165/2001 per i contratti di lavoro a tempo determinato ordinari, ma per realizzare l’avvio di procedure di assunzione a tempo indeterminato” (parere Dipartimento Funzione pubblica, pagina 4)».
L’esponente del Pd però ammette: «È del tutto evidente che la stabilizzazione non potrà avvenire ad opera del singolo ente utilizzatore ma, come ha annunciato il presidente Mario Oliverio e come è stato concordato con gli stessi enti utilizzatori in sede di rinnovo dei contratti, attraverso un piano di stabilizzazione regionale». «La Nesci, pertanto, o è distratta o non capisce o cerca di menar il can per l’aia. Si tranquillizzi, pertanto; questo percorso è stato cominciato ben tre anni fa, quando come deputati Pd eravamo stati appena eletti ed ha trovato la possibilità di realizzarsi – conclude Bruno Bossio – grazie all’impegno corale dei diversi livelli istituzionali calabresi, a cominciare dalla Regione fino al sindaco del comune più piccolo della Calabria. Tutto ciò i lavoratori lo sanno bene, così come conoscono bene chi, in questi anni ha detto loro sempre la verità e ha lavorato per farli uscire dalla condizione di precariato senza diritti. E la Nesci non è certamente tra questi».

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