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Elisoccorso, «i manager si muovevano come narcotrafficanti»

CATANZARO Hanno monitorato fin dalle fasi embrionali il tentativo di truccare una gara d’appalto per il servizio regionale di elisoccorso dal valore di 100 milioni di euro. L’indagine “La Punta” es…

Pubblicato il: 06/02/2018 – 13:54
Elisoccorso, «i manager si muovevano come narcotrafficanti»

CATANZARO Hanno monitorato fin dalle fasi embrionali il tentativo di truccare una gara d’appalto per il servizio regionale di elisoccorso dal valore di 100 milioni di euro. L’indagine “La Punta” eseguita dai militari della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinati dalla Procura del capoluogo, ha portato martedì agli arresti domiciliari di due dirigenti pubblici – Eliseo Ciccone, 65 anni, dirigente medico dell’Asp di Catanzaro, responsabile, tra le altre cose, del servizio di elisoccorso calabrese, e Salvatore Lopresti, 58 anni, che guida il settore delle “Reti dell’emergenza urgenza” – e i due manager della società lombarda “Babcock mission critical services Italia spa” – Monica Mazzei, 50 anni, direttore vendite, e Leano Bertola, 38 anni, direttore commerciale. L’accusa per tutti è di concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. I finanzieri hanno monitorato continui incontri tra i quattro indagati nel periodo in cui doveva essere formulato il capitolato della gara d’appalto. «È accaduto che degli imprenditori lombardi sono scesi in Calabria e hanno indotto dei funzionari, dei medici, dei direttori dell’elisoccorso della Calabria a compiere dei reati, con un modus operandi tipico dei mafiosi», ha detto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Gli indagati, ha sottolineato il procuratore, si muovevano «con la stessa circospezione dei trafficanti di cocaina». Si sono incontrati sette volte a Catanzaro, ma le fiamme gialle li hanno seguiti anche nel corso di incontri avvenuti a Bolzano e Milano. «Per una cena a Catanzaro – ha spiegato il procuratore – hanno girato cinque ristoranti per paura di essere controllati e indagati. Per scambiarsi informazioni, a un certo punto, non usavano più il telefono: scendevano da Milano, si scambiavano una penna usb, ne leggevano il contenuto attraverso il computer e poi commentavano. Avevano delle accortezze molto ben oliate». Accortezze che non sono valse a disorientare il lavoro degli inquirenti. «Siamo riusciti a bloccarli prima che diventassero milionari in Calabria», ha detto Gratteri il quale ha sottolineato come la società fosse attiva in tutta Italia e anche all’estero. «La spregiudicatezza non ha limiti», ha chiosato il procuratore capo, non senza sottolineare che «appena tre giorni fa la società coinvolta nella nostra inchiesta ha sottoscritto un contratto con il Viminale per il servizio di Canadair per un importo di cento milioni di euro. La Babcock è un’importante società di questo settore, tanto che risulta vincitrice di appalti anche in altre regioni, oltre la Calabria».

UN CAPITOLATO CUCITO ADDOSSO «È una vicenda che segna che quanto più è elevata la specializzazione dei servizi che vengono offerti alla pubblica amministrazione maggiore è la raffinatezza delle condotte con le quali si violano le fattispecie penali come quella in esame», ha sottolineato il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla che ha diretto le indagini insieme al sostituto Vito Valerio e, prima di lui, con Fabiana Rapino, poi passata all’antimafia. Capomolla non ha esitato a definire «accordo a vocazione clandestina» l’intesa raggiunta tra i dirigenti pubblici e i manager della Babcok. Un fatto allarmante quello che aveva portato gli indagati a «ritagliare perfettamente un capitolato d’appalto sul profilo della società che poi avrebbe dovuto essere la beneficiaria». Il comandante provinciale della guardia di finanza Davide Rametta ha sottolineato «l’insidiosità della condotta», ossia quella volontà di «cucire addosso a un soggetto un capitolato» ossia, di fatto, individuare «maliziosamente e dolosamente la controparte a prescindere dalla gara». Concetto ribadito in modo ancora più esplicito dal generale Fabio Contini, comandante della Finanza nella regione Calabria: «Cucire addosso significa individuare nel bando caratteristiche che solamente il soggetto col quale si stanno facendo accordi può fornire, con ciò escludendo tutti gli altri che quelle caratteristiche non le possono garantire. Ecco cosa significa cucire addosso, significa eliminare tutti gli altri». E questo stavano tentando di fare, secondo l’accusa, gli indagati, con continui incontri clandestini (Ciccone e Mazzei si sono anche visti a casa di Ciccone), scambio di chiavette usb, e anche il copia/incolla del capitolato di gara adottato dalla regione Abruzzo nella quale, guarda caso, come ha spiegato il colonnello Carmine Virno, la gara d’appalto era stata vinta proprio dalla società Babcock. In Calabria, l’abilità degli inquirenti è stata di individuare la condotta dolosa mentre veniva compiuta.

L’INDAGINE Per quanto riguarda il servizio di elisoccorso in Calabria c’è contratto in fase di prorogatio nato da un bando del 2009. Questo servizio doveva scadere nel 2015 perché il contratto era previsto per sei anni. Nella fase di prorogatio il servizio di elisoccorso regionale è gestito da una rete di imprese. Nella regione vi sono quattro basi: Cirò, Cosenza, Lamezia e Locri. La base di Cirò è gestita dalla Inaer, che poi è da identificarsi con la stessa Babckoc. “Il nuovo bando sul quale siamo intervenuti – spiega Virno – era in fase di capitolato, che è una fase precedente alla gara d’appalto vera e propria. Gli indagati sono andati a concordare il capitolato, tra Asp e manager”. “Abbiamo assistito al passaggio dei documenti: la società forniva al dirigente pubblico quelli che erano gli elementi da inserire all’interno del capitolato. Inoltre si doveva individuare all’interno del capitolato un tecnico aeronautico: hanno scelto anche il tecnico da individuare, un soggetto appartenente a una società che ha già collaborato con la Babcock”, ha raccontato Virno il quale ha specificato come questo tecnico fosse lo stesso presente nel capitolato dell’Abbruzzo. “Si sono ritagliati appositamente il capitolato”, ha detto il colonello Virno spiegando come durante le fasi della predisposizione del capitolato c’è stato un momento in cui la società Babcock vantava, per servizi antincendio forniti alla regione Calabria, un credito di 900mila euro. Per non “rovinare” i rapporti delicati che stavano cucendo per il servizio di elisoccorso, la Mazzei, d’accordo con il Bertola, aveva deciso di non richiedere questi soldi alla Regione Calabria finché non ci fosse stata la sottoscrizione della gara d’appalto.

LA LIBERTÀ DI VOTO A margine della conferenza è stato chiesto al procuratore Gratteri se esiste la libertà di voto in una Calabria in cui accadono fatti del genere. «La libertà di voto esiste perché in cabina elettorale nessuno ci punta una pistola alla tempia – ha risposto Gratteri – c’è da dire però che in una persona disperata, o anche spregiudicata, si rivolge al capomafia perché dà risposte che una politica mediocre non dà».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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