‘Ndrine in Abruzzo, nuovo rinvio del processo “Isola felice”
PESCARA Ancora un rinvio per difetti di notifica, dopo quello dell’ottobre scorso, questa mattina in tribunale a Pescara, nell’ambito del maxi processo, con giudizio immediato, scaturito dall’operazi…

PESCARA Ancora un rinvio per difetti di notifica, dopo quello dell’ottobre scorso, questa mattina in tribunale a Pescara, nell’ambito del maxi processo, con giudizio immediato, scaturito dall’operazione “Isola felice”, condotta da carabinieri e Direzione distrettuale antimafia nel settembre del 2016, in merito alla penetrazione criminale della ‘ndrangheta in Abruzzo e in particolare nell’area Vastese. Sono 108 gli imputati coinvolti nel processo, che si basa su un dossier di oltre 600 pagine. Nel 2016 furono eseguite 25 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso e sequestrati oltre 300 chilogrammi di droga, insieme a fucili, mitragliatori, pistole e munizioni. Presenti, questa mattina in aula, Eugenio Ferrazzo, calabrese di 40 anni, ritenuto dagli inquirenti il vertice dell’ organizzazione criminale sgominata attraverso l’inchiesta.
L’uomo, arrivato in Abruzzo nell’ottobre del 2006, dopo un periodo di detenzione all’estero per traffico internazionale di cocaina, si trasferì a San Salvo (Chieti), sfuggendo alla mattanza ordita dallo zio Mario Donato Ferrazzo, considerato il capo indiscusso della ‘ndrina di Mesoraca. Eugenio Ferrazzo avrebbe reclutato nuova manovalanza e – sostiene l’accusa – «in una prima fase stabilì la sua base operativa e logistica a casa della compagna, a Montesilvano (Pescara)», sviluppando un sodalizio criminale. In aula anche Alessio Di Girolamo, pescarese di 32 anni, con diversi precedenti, che secondo l’accusa avrebbe fatto parte dell’organizzazione dedita al traffico di droga e sarebbe stato uno dei gestori della piazza di spaccio di Pescara.