Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 8:22
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Uccise anziana dopo una rapina: condannato a 30 anni

CATANZARO La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a trent’anni di reclusione nei confronti Davide Veneziano, 28 anni di Catanzaro, responsabile dell’om…

Pubblicato il: 25/02/2018 – 10:06
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Uccise anziana dopo una rapina: condannato a 30 anni

CATANZARO La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a trent’anni di reclusione nei confronti Davide Veneziano, 28 anni di Catanzaro, responsabile dell’omicidio di Antonia Critelli, avvenuto in Catanzaro il 23 marzo 2009.
Antonia Critelli, madre dell’ex presidente della Confcommercio cittadina, Pietro Tassone, imprenditore nel campo della panificazione, venne ritrovata cadavere nella propria abitazione, nel quartiere Pontepiccolo di Catanzaro dove era rientrata come al solito, accompagnata da un dipendete del noto “Bar Tassone”,con l’incasso della giornata.
La donna venne ritrovata riversa sul letto con mani e caviglie legate con del nastro adesivo, segni evidenti di violenze subite sul suo corpo e tracce ematiche in varie parti della stanza e perfino sul soffitto.
Le indagini si rivelarono molto complesse; si accertò che qualcuno si era introdotto nell’abitazione della povera signora Critelli attraverso un balcone (probabilmente facilitato all’accesso a un piano alto attraverso un’impalcatura presente presso il palazzo, essendo in corso lavori di ristrutturazione dello stesso).
Vennero rilevate però tracce di Dna su alcuni guanti di lattice presenti sul letto della vittima miste a tracce biologiche e l’autopsia evidenziò che la morte era avvenuta per soffocamento (probabilmente con l’uso di un cuscino).
Dopo molte sollecitazioni al pm da parte dei parenti della vittima, in particolare da parte del figlio Pietro Tassone, assistito fin dall’inizio delle indagini, dall’avvocato Nunzio Raimondi, la polizia giudiziaria procedette a convocare i due sospettati del delitto ed, attraverso lo stratagemma di offrire loro una sigaretta, rilevò le tracce di saliva e le comparò con il Dna rinvenuto sul luogo del delitto.
Verificata l’identità dei profili scattarono gli arresti.
In udienza preliminare i due accusati si difesero, con il patrocinio degli avvocati Piero Chiodo (per Veneziano) e Stefano Nimpo (Silvano Passalacqua, deceduto nel corso del processo), sostenendo che il solo Passalacqua (allora già malato terminale) aveva proceduto a soffocare la vittima mentre il Veneziano sarebbe stato intento a rovistare in casa.
Ma la versione, contrastata dal pm in primo grado e dai difensori delle parti civili (Fabrizio Costarella, per Domenico Tassone e Nunzio raimondi per Pietro Tassone), non convinse il giudice del rito abbreviato (prescelto dagli imputati), Giuseppe Perri, che, accogliendo la richiesta del pm, il 17 novembre 2015 condannò gli imputati a trent’anni di reclusione ciascuno, condanna confermata il 18 ottobre 2016 in Appello. E adesso anche in Cassazione, dopo una lunga Camera di consiglio.
Si chiude così un lungo processo relativo ad un crimine che ha scosso profondamente la città ed suscitato negli anni un grande clamore mediatico.
I difensori delle parti civili, avvocati Raimondi e Costarella, alla lettura della sentenza, hanno dichiarato: «La giustizia arriva sempre ed inesorabilmente e ad essa bisogna credere anche nei momenti di disperazione e sconforto. La signora Critelli, vittima di un delitto orribile, ora può riposare in pace e gli animi si possono acquietare. Adesso, infatti, la parola passa esclusivamente allo Stato, il quale saprà prendersi cura di questo giovane per rieducarlo alla vita civile. Quando arriva una condanna a trent’anni, nessuno può brindare: non ci sono né vinti né vincitori. Vince solo la verità».

             

Argomenti
Categorie collegate

x

x